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Economia
Napoli, summit su "Meeting the future", città e imprese nella società digitale

Algoritmi e tecnologie cambiano la nostra vita, trasformano le city in città smart, industrie, manifatturiera e servizi. Fattori che evidenziano come  l’efficienza operativa e l’offerta digitale siano imprescindibili per la crescita delle aziende. E che se non si investe almeno in uno di questi due asset l’azienda decresce. L’innovazione che proietta l’azienda nel futuro e la “salva” dal fallimento è stato il tema cruciale di un summit nazionale sulla transizione digitale promosso dall’Unione industriali di Napoli che ha visto sul palco del Polo di san Giovanni a Teduccio della Federico II imprenditori, esperti e futurologi. Un evento di grande spessore “in quanto la società digitale è alle porte e la formazione in nuove tecnologie riveste un’importanza fondamentale per la crescita delle aziende”, ha affermato aprendo i lavori il numero uno degli industriali napoletani, Vito Grassi, che ha agiunto: "L'alta formazione è organica alla produzione, mai come oggi la scelta d'innovare è vitale per la sopravvivenza delle aziende. Occorono nuovi profili ma anche aggiornamento e competenze nuove". Un tema ripreso da Maurizio Manfellotto, vice presidente dell’Unione Industriali e coordinatore del gruppo di lavoro dedicato alla diffusione della cultura digitale. Manfellotto è partito dal racconto vissuto sulla propria pelle, quando l’azienda Ansaldo Breda dal 2008 perdeva 2 miliardi e 300 milioni l’anno. “È stata necessaria una profonda ristrutturazione aziendale -ha spiegato- attraverso investimenti in tecnologie e metodi che aumentarono l’efficienza. I primi a reagire furono gli operai. In due anni abbiamo lanciato un piano che ha portato Hitachi a comprare l’azienda. L’azienda che perdeva due miliardi oggi opera in venti Paesi. Abbiamo creato servizi ferroviari che consentono il 70% di riduzione di CO2”.

Ma per quali ragioni le aziende faticano a fare innovazione? Lo ha spiegato Fabio De Felice (al centro nella foto), presidente di Protom e tra gli ideatori dell’evento. “Ci sono sicuramente ragioni culturali - spiega De Felice - ma a queste si aggiungono una pubblica amministrazione che non è attrezzata per recepire l’innovazione e poi le resistenze del management. Tuttavia possiamo uscire da questa empasse con anche grazie alla connettività perché quanto più sono connessi i processi più efficienti sono i processi che governiamo. Le connessioni creano un incremento di creatività utile non solo a trovare risposte ma soprattutto a fare le domande giuste”. 

È intervenuto in teleconferenza anche Massimo Manfredi, ministro della Ricerca e dell’Università. “La transizione digitale ci aiuta ad abbattere i gap anche sociali. È una occasione per dare opportunità a tutti. Penso a una grande alleanza di tutte le forze positive della società e a Napoli e in Campania ne abbiamo tante. Penso a un Campus di San Giovanni 4.0. Dobbiamo puntare a un modello di investimento in ricerca integrato, che metta insieme le risorse regionali nazionali e europee e capace intercettare anche le politiche della formazione e quelle industriali”.

Tre i temi cruciali per il tessuto socio-economico campano e oggetto delle testimonianze i settori: E-Health; Sicurezza, Accoglienza e Turismo;  Smart Mobility. Tre focus su cui hanno ragionato i futurologi e gli imprenditori. Alberto Mattiello, futurologo, ha spiegato cosa deve fare l’impresa oggi per non farsi trovare impreparata. “Tutto quello che oggi è digitale domani sarà cognitivo”, ha detto. “Dobbiamo immaginare una funzione centrale del management che non sarà più gestire il business ma occuparsi dei bot che gestiscono il business. Bisogna sapere leggere i segnali. Vedere come e dove il venture capital sta investendo oppure vedere come la tecnologia può abbattere dei costi. L’intelligenza artificiale porterà a un drastico calo del costo delle previsioni. La determinazione nel perseguire le proprie idee senza avere un piano B è un fattore di successo”.

Italia smart: a che punto siamo? È il tema dell’intervento di Andrea D’Acunto, partner di EY.  “Entro il 2030 il mondo avrà 662 città con oltre 1 milioni di abitanti e 42 megacities. La città smart avrà: infrastruttura, sensoristica, capacità di elaborare dati e piattaforme di elaborazione, capacità di scambiare linguaggi di dati e applicazioni e servizi. Le smart city nel mondo sono il fattore chiave per la crescita economica e per la competitività dei Paesi.  Napoli nel posizionamento fornito dallo smart city index è agli ultimi posti. Occorre reinvestire sulle infrastrutture e la più democratica di tutte è il 5G”.

A rafforzare le testimonianze e le esperienze innovative le presentazione di progetti smart di alternanza scuola-lavoro curati da STMicroelectronics e la presentazione di progetti innovativi realizzati dagli studenti della Federico II.

 

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