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Economia

I dipendenti Alitalia respingono con una maggioranza schiacciante - 67% di no - il piano di salvataggio lacrime e sangue. Si schiudono in questo modo le porte del commissariamento che oggi il consiglio di amministrazione della compagnia dovrebbe varare in una drammatica seduta straordinaria. I numeri parlano chiaro: gli aventi diritto erano 11.646. I voti totali 10.173. Di questi, i si all'accordo sono stati 3.206 i no 6. 816 (più del doppio) le bianche 17 e le nulle 134.

E stamattina il Cda di Alitalia, "data l'impossibilità  di procedere alla ricapitalizzazione", "ha deciso di avviare le procedure previste dalla legge (ipotesi di commissariamento o liquidazione dell'azienda, n.d.r.) e ha convocato un'assemblea dei soci per il 27 aprile al fine di deliberare sulle stesse". E' quanto si legge in una nota della compagnia che aggiunge: "Non ci saranno per ora conseguenze sull'operativo dei voli".

Un brutto colpo anche per il governo - che si è molto esposto per il "sì al piano - e che parla di "sconcerto per la situazione". Grossi guai pure per i sindacati, che hanno ricevuto un pugno in pieno volto dai dipendenti. Se dal settore dei piloti e degli assistenti di volo lo sgambetto al referendum veniva dato per scontato, nessuno si attendeva un pari trattamento da impiegati e operai di terra che hanno fatto la differenza sconfessando i sindacati tradizionali che dovranno ormai ripensare al proprio ruolo in azienda.

Alitalia per la seconda volta nella sua storia procede quindi verso la liquidazione preceduta da uno spezzatino degli asset migliori, e cioè aerei di proprietà, immobili e (pochissimi) slot, le bande orarie di decollo e atterraggio.
 
Come nel 2008, quando Augusto Fantozzi fu nominato dal governo come traghettatore della società, nelle prossime ore, a partire da venerdì, inizierà l'iter per l'amministrazione controllata del gruppo. Cadranno come birilli i contratti al ribasso - per Alitalia - siglati negli anni scorsi, dal leasing degli aerei alle forniture. Fino al legame con Sky Team, la joint venture atlantica con Delta e Air France che mai hanno fatto un passo indietro per agevolare un incremento dei ricavi del vettore italiano. Garantiti in una prima fase i biglietti acquistati dai passeggeri che avranno la priorità rispetto ad altri creditori.

Questo potrebbe essere un punto di partenza per la rinascita di Alitalia, ma solamente se il percorso che il commissario in pectore (si parla di Enrico Laghi o Luigi Gubitosi) punterà al decollo di una nuova compagnia "alleggerita" dai costi. Altrimenti se la salvezza del marchio e di metà della flotta saranno impossibili, con un 60% di dipendenti in mobilità, l'unico futuro sarà la scomparsa del tricolore dai timoni degli aerei.

A meno che qualcuno - Lufthansa lavora da mesi sul dossier Alitalia - non abbia voglia di rimettere in piedi una società nuova, snella. Ma all'interno degli uffici e delle piste di Fiumicino, Malpensa e Linate, serpeggia il malcontento dei dipendenti che a questo punto sono pronti a dare battaglia.

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