I fantasmi del 2002 sull'Argentina. E Madrid torna sotto pressione

@andreadeugeni
Continua la fuga di capitali dall'Argentina e il peso perde ancora terreno sui mercati valutari dopo esser crollato giovedì ai minimi dal 2002 (-17% in una seduta), l'anno del default del Paese sudamericano.
Da inizio anno, la valuta di Buenos Aires si è deprezzata di circa il 18%. Il peso risente anche della decisione della banca centrale di non intervenire sui mercati per fermare la svalutazione.
Il tutto, in un contesto economico incerto a causa della forte inflazione (oltre il 25%) e di un disagio sociale dilagante.
In Argentina, al momento, il valore del peso sta polarizzando il dibattito sui media e questa mattina il rapido calo delle riserve di valuta estera possedute dalla banca centrale di Baires ha contribuito al pessimismo dei mercati, tensioni che si sono ripercosse anche sul mercato del debito europeo, in particolare sui Bonos spagnoli.
In mattinata, il rendimento del decennale spagnolo è arrivato a registrare anche rialzi di 27 punti base portandosi al 4% con uno spread sul Bund tedesco di 233 punti base. In queste ore, le pressioni sembrano rientrate e il rendimento del Bonos a dieci anni registra un rialzo più contenuto di 5 punti base al 3,78%.
Conseguenze anche sull'azionario spagnolo: l'Ibex 35, il maggiore indice borsistico di Madrid, sta perdendo oltre il 2%, proprio per l'impatto della nottata tumultuosa che ha avuto il crollo del peso argentino, valuta collegata all'economia iberica. Il contagio è presto spiegato. La forte presenza dei gruppi bancari e industriali spagnoli nel Paese fa ora temere per gli effetti di queste svalutazioni sugli asset nel portafoglio di banche come il Bbva, il secondo maggior istituto di credito spagnolo molto capillarizzato anche in Argentina o anche di operatori come Telefonica e Dia.
Gli effetti indiretti dell'improvviso aumento del rischio percepito sul Bonos iberico si sono allargati all'Italia con il rendimento del Btp a dieci anni che in mattinata è cresciuto di 5 punti base e si è portato al 3,89% con uno spread sul Bund di 222 punti base. Il decennale tedesco ha approfittato dell'incertezza per registrare un calo del rendimento di 4 punti base all'1,66%. In calo anche il rendimento dell'Oat francese che ha ceduto 2 punti base e si è portato al 2,40%.