Economia
Ariston, dalla Juventus alle lavatrici e poi le caldaie: la storia industriale del colosso italiano che oggi riporta Riello a casa
Dagli elettrodomestici al comfort termico, così Ariston è diventata uno dei principali player mondiali del settore

Ariston, dalla maglia della Juve a Riello: la storia del marchio italiano che ha costruito un impero
Era il 13 settembre 1981 quando la Juventus scese in campo al Comunale di Torino con la scritta Ariston sul petto, era un’altra epoca: lo sponsor serviva a farsi riconoscere, a dire "ci siamo", era anche la prima volta per il marchio marchigiano che avrebbe poi accompagnato il club bianconero per otto stagioni, attraversando l’epoca degli scudetti, delle coppe e della squadra di Platini e Scirea. Quel giorno finì 6-1 contro il Cesena e, senza saperlo, fu così che Ariston entrò nelle case degli italiani passando dallo stadio, un inizio insolito ma che fu il sodalizio di un'industria solida, che oggi ha messo a segno uno dei suoi colpi migliori acquisendo il 100% di Riello.
La storia comincia lontano dal calcio, nel 1930, a Fabriano: Aristide Merloni fonda le Industrie Merloni in piena crisi economica con un’idea, quella di produrre localmente, creare lavoro, costruire competenze forti. All’inizio ci sono le bilance, poi lentamente gli elettrodomestici, e nel 1960 nasce il marchio Ariston, un nome che richiama sia il fondatore sia il termine greco per "il migliore". Negli anni del boom economico Ariston diventa un marchio delle famiglia: cucine, frigoriferi, lavatrici, scaldabagni; entra nelle case mentre l’Italia cambia volto.
Tuttavia alla morte di Aristide, nel 1970, l’azienda passa ai figli e si divide: una scelta che inevitabilmente segnerà il futuro del grupp. A Vittorio Merloni vanno gli elettrodomestici, nasce la lavatrice Margherita, lanciata nel 1985, primo elettrodomestico italiano con un nome proprio, un’intuizione geniale dove la tecnologia smette di essere fredda e diventa quasi una presenza domestica, di casa. Negli anni Novanta arrivano le versioni digitali, i sensori, i primi esperimenti con la tecnologia più avanzata, un'avanguardia che però andrà inevitabilmente a scontrarsi con la concorrenza dei grandi colossi internazionali; quel ramo finirà per diventare Indesit e sarà ceduto a Whirlpool nel 2014.
All’altro figlio, Francesco Merloni, tocca una divisione più solida, quella termosanitaria: scaldacqua prima, poi caldaie, riscaldamento domestico, e infine sistemi sempre più complessi per il comfort termico. È qui che Ariston costruisce il suo futuro. Negli anni Ottanta entra nel riscaldamento degli ambienti, nei Novanta comincia l’espansione sul piano internazionale, prima in Europa orientale e poi in Asia, diventando un nome riconosciuto nel settore dell’acqua calda sanitaria, un mercato magari meno visibile rispetto a quello degli elettrodomestici, ma molto più solido.
Nel nuovo millennio inizia l'era delle acquisizioni, del rafforzamento della gamma, della presenza diretta nei mercati chiave, e così arriva nel 2016 l’operazione più importante di Ariston, l’acquisto di NTI in Nord America, che porta il colosso dentro il mercato statunitense e canadese delle caldaie: è il momento in cui l’azienda smette definitivamente di essere solo italiana e diventa globale.
Merloni Termosanitari diventa prima Ariston Thermo Group e poi semplicemente Ariston Group, e nel 2021 arriva il grande passo con la quotazione in Borsa a Milano. Oggi il gruppo è attivo in oltre 40 paesi, vende in più di 160 mercati ed è uno dei principali player mondiali nel comfort termico, e sopratutto l'unico tra i tanti potenziali acquirenti mondiali a mettere le mani su un gioiellino tutto italiano come Riello che dopo anni rientra in casa propria.
Ora sarà compito di Ariston valorizzare quel made in Italy che forse sotto il controllo americano un po' si è perso, ma questo Aristona sa farlo bene: è una delle poche aziende italiane ad aver attraversato tutte queste fasi di transizione senza sparire, cambiando pelle quando serviva. Non fa più elettrodomestici, non sponsorizza più squadre di calcio, ma continua a fare quello che ha sempre fatto: trasformare un bisogno quotidiano, l’acqua calda, il calore, in un business vincente e tutto italiano.
