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Economia
Assogestioni-Censis: il valore della diversità nelle scelte d’investimento

Elena Bonetti, Ministro per le pari opportunità e la famiglia: "Il nostro essere resilienti è quella capacità di riconciliare e riconnettere l’umanità nella sua interezza valorizzando la diversità e la multidimesionalità che ciascuno di noi è chiamato ad interpretare"

Quella di oggi è una tappa di avvicinamento al salone del Risparmio ma anche la presentazione della ricerca Assogestioni-Censis dedicata alla diversità. Diversità non solo di genere ma che abbraccia le tante tipologie che possono influire sui nostri comportamenti di risparmiatori e investitori.

L’adozione di un concetto ampio di diversità aiuta a promuovere la diversità di pensiero necessaria ad offrire scelte di investimento migliori per i clienti” - queste le parole di Roberta D'Apice, Direttore Settore Legale Assogestioni per presentare le tematiche veicolate dal Progetto presentato oggi.

Sono numerosi gli studi sull’impatto delle differenze di genere, età, competenze ed esperienze nelle scelte di investimento dei risparmiatori. Recenti ricerche mostrano inoltre come il fenomeno del c.d. gender investing gap si stia gradualmente riducendo. In tale contesto si inserisce il progetto di ricerca Assogestioni‐Censis dal titolo “Le differenze nelle scelte di investimento finanziario delle famiglie italiane”.

L’obiettivo della ricerca è quello di meglio definire le caratteristiche strutturali della propensione al risparmio degli investitori attraverso un dimensionamento e un’analisi approfondita delle “diversità”, dei gap che separano i diversi profili sia per quanto riguarda i comportamenti e le scelte assunte sia per quanto riguarda le diverse prospettive, approfondendo il tema anche in relazione all'emergenza sanitaria causata dal Covid-19.

I risultati della ricerca sono stati discussi in una tavola rotonda alla quale hanno partecipato i rappresentanti dell’Industria del risparmio gestito e della consulenza finanziaria: Cinzia Tagliabue, Presidente del Comitato Diversity Assogestioni e Amministratore Delegato Amundi SGR; Pietro Martorella, Amministratore Delegato AXA Investment Managers Italia; Paola Pietrafesa, Amministratore Delegato e Direttore Generale Allianz Bank Financial Advisors e Carla Scarano, Senior Portfolio Manager Azionario Anima Sgr.

Finalità della tavola rotonda è stata quella di comprendere come l’incidenza della diversity nelle scelte di investimento possa costituire una leva strategica degli intermediari non solo verso l’esterno, e cioè nella definizione dei prodotti e dei servizi finanziari da offrire alla clientela, ma anche all’interno degli intermediari di questi prodotti e servizi.

Il valore della diversità

Elena Bonetti, Ministro per le pari opportunità e la famiglia ha aperto la web conference di presentazione della ricerca Assogestioni‐Censis con una personale riflessione sul profondo valore della diversità individuale sottolineandone il suo straordinario valore resiliente per il nostro Paese.

Elena Bonetti, Ministro per le pari opportunità e la famiglia: “Il tema della diversità e inclusione è colto nella sua profondità in questo studio di gestione finanziaria e più in generale nell’ambito economico e sociale. Oggi c’è la necessità di offrire un modello di Paese rinnovato per andare a costruire un futuro migliore e in questo è centrale la dimensione di universalità capace di valorizzare le singolarità riconoscendo il valore della diversità. Se sapremo infatti riconoscerci tutti diversi riusciremo a garantire l’uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini. In questa diversità troveremo le fondamenta di universalità su cui fondare la nostra comunità".

"Se guardiamo all’esperienza di pandemia che abbiamo vissuto vediamo un modello di vita che non è stato abbastanza resiliente. Il Covid ha dimostrato come un virus possa falsare il sistema finanziario mondiale partendo da un problema di gestione sanitaria ospedaliera mostrandoci come solo una società resiliente sia una società in grado di affrontare sfide di questo tipo. E questo mostra ancora di più quanto noi siamo tante cose, ma siamo queste tante cose tutti insieme. La diversità, il nostro essere unici, è necessaria per essere resilienti rispetto a tutte le sfide e le potenzialità che incontreremo nel percorso di sviluppo del nostro Paese. La sfida per il futuro deve essere quella di riconciliare e riconnettere l’umanità nella sua interezza valorizzando la diversità e la multidimesionalità che ciascuno di noi è chiamato ad interpretare”.

La diversity come leva di sviluppo per gli investimenti finanziari

Pietro Martorella, Amministratore Delegato AXA Investment Managers Italia ha partecipato alla tavola rotonda nella quale sono stati discussi i risultati e le tematiche toccate nella ricerca Censis-Assogestioni.

Pietro Martorella, Amministratore Delegato AXA Investment Managers Italia: “C’è assoluta consapevolezza e interesse crescente nei confronti degli investimenti responsabili. I criteri ISG o Social Responsable stanno passando sempre di più da un ruolo di marketing ad un ruolo attivo nell’attività di investimento dell’industria dell’Asset Management percepita dai clienti post-Covid come benefica nei confronti degli investimenti e verso la società in generale". 

"Tutti noi" - continua l'Amministratore Delegato di AXA - "Abbiamo vissuto un’eccezionalità che ci ha fatto comprendere che ciò che accade nel mondo è qualcosa che può toccarci da vicino e può incidere in maniera significativa sulle nostre vite. Il livello di attenzione si è spostato da quello individualistico e privatistico ad una visione del mondo un po' più attenta a tutti gli elementi che colpiscono l’umanità nella sua totalità. È ora una priorità investire in quei settori che siano rispettosi dei criteri social responsable. Sono contento di sottolineare, come è mostrato nei dati, che nei nostri flussi da inizio anno ad oggi vediamo un premio di interesse significativo su prodotto ISG. Quella che era una speranza o un’aspettativa è stata premiata nei comportamenti degli investitori.  Axa da questo punto di vista è un’azienda molto focalizzata sul tema ISG e in particolare sul tema della componente sociale. Da oltre 10 anni promuoviamo iniziative, strategie e prodotti che lo evidenziano. Abbiamo un fondo dedicato in modo esclusivo alla promozione della diversità di genere che siamo convinti di fondamentale importanza. Lo dimostrano i dati che mostrano come nell’ultimo decenni le società quotate con più di una donna all’interno del bord hanno mediamente sovraperformato del 50% le aziende che non le avevano. Le società con più del 20% di donne nel senior menagement hanno generato il 20% di sovra performance del mercato. Sono dati forti che supportano l’idea che la diversità di genere abbia un impatto. Concludo esprimendo la mia convinzione che la diversità sia fonadamentale nell'apportare valore e potenzialità di arricchimento alla nostra attività.”.

Assogestioni-Censis: i risultati principali della ricerca

La diversity in finanza conta molto, anche nel post Covid-19. Il 40,3% degli italiani preferirebbe investire in un’azienda o in fondi di investimento guidati da donne. E il 39,9% sceglierebbe un consulente finanziario donna. Spicca il fatto che tra le donne le quote che optano per la preferenza di genere per decidere in cosa investire (42,4%) o per il consulente a cui dare fiducia (39,9%) sono prossime a quelle dei maschi (rispettivamente, 38,1% e 39,9%). Quando si tratta di soldi, vince un sano pragmatismo. Che la diversity conti in finanza lo dicono forte e chiaro anche i consulenti finanziari, tra i quali il 76,4% ha una clientela molto diversificata per genere, età, istruzione, disponibilità economica. Il 95% di loro ritiene che la diversity conti molto più che in passato, motivo per cui l’86% pensa che ci sia bisogno di una formazione ad hoc per affrontare meglio e gestire la diversity. Questi sono alcuni dei risultati del Rapporto «Il valore della diversità nelle scelte d’investimento prima e dopo il Covid-19» realizzato dal Censis in collaborazione con Assogestioni, associazione italiana del risparmio gestito.


Italia, la penisola della paura. Il 67,8% degli italiani ha paura per la situazione economica familiare. Una paura radicata nei territori e trasversale ai diversi gruppi sociali. La percentuale sale al 72% tra i millennial e le donne, sfiora il 75% nel Sud, supera il 76% tra gli imprenditori e arriva all’82,6% tra le persone con i redditi più bassi. Nella fase post-emergenza, la biopaura da contagio e la minaccia alla salute si saldano ai timori per le incerte prospettive economiche. La paura diventa così il principio regolatore emotivo di questa nuova stagione.


Meglio essere cauti e accumulare risparmi. L’epidemia del Covid-19, oltre ad aver diffuso la paura, ha generato una grande incertezza economica ed esistenziale. Lo pensa il 49,7% degli italiani (il dato sale al 58,9% tra gli imprenditori). L’unica certezza è che «tutto può succedere». La fine della storia ha lasciato il posto alle infinite storie possibili. La possibilità che un evento inedito e inatteso possa cambiare in un attimo la vita delle persone fa esplodere un senso acuto di vulnerabilità. In questo contesto, sul piano economico per gli italiani ora serve una grande cautela, soprattutto nella gestione dei propri soldi. Lo pensa il 39,7% dei risparmiatori (il dato sale al 45% nel Nord-Est).


Sorpresa lockdown: tanti italiani con più risparmi da investire. Il 38,9% degli italiani ha incrementato il proprio risparmio nel periodo del lockdown. La percentuale sale al 49,1% tra i risparmiatori abituali. Del resto, nel periodo della quarantena sono stati 28 milioni i percettori di reddito le cui entrate non sono state intaccate (pensionati, dipendenti pubblici, lavoratori del settore privato non in Cassa integrazione o congedo parentale), pari al 71,2% del totale. Il risparmio forzoso è nato da continuità nelle retribuzioni e tagli nei consumi. Come si vorrebbe investire questa liquidità aggiuntiva? Sui titoli di Stato ci si divide: il 43,7% degli italiani li comprerebbe, il 51,3% no, il 5% è incerto. Più propensi ad acquistarli i residenti del Nord-Ovest (47,5%), le persone con redditi elevati (55,9%), i dirigenti e i quadri (59,3%), mentre i più scettici sono gli operai (54,5%) e i residenti del Sud (54%). Vince il timore per un debito pubblico che nel lungo periodo può generare rischi anche per i propri risparmi. Buona la propensione all’acquisto di strumenti finanziari Esg (Environmental, Social, Governance), basati su criteri di investimento responsabile: il 52,3% degli italiani si dice interessato a investirvi (il 68,2% tra i laureati, il 70,2% tra i dirigenti e i quadri). Una voglia di sostenibilità che oggi si lega al tema della tutela e promozione della salute, balzato in cima alle priorità delle persone con l’emergenza sanitaria.


Nuovo boom della liquidità: i soldi parcheggiati sui conti correnti negli ultimi tre anni valgono più del Piano Marshall. La liquidità nei portafogli delle famiglie italiane è aumentata di 34,4 miliardi di euro nei tre mesi più neri dell’epidemia (febbraio-aprile): una cifra quasi uguale al valore del Mes per l’Italia di cui oggi tanto si discute. Sono risorse che si aggiungono ai 121 miliardi di euro di liquidità aggiuntiva accumulata negli ultimi tre anni, prima dell’esplosione dell’epidemia (+8,4% in termini reali nel triennio): una cifra pari a nove volte le risorse del Piano Marshall destinate al nostro Paese per la ricostruzione del dopoguerra rapportate ai valori attuali. Paura, incertezza e cautela fanno decollare ancora il cash cautelativo, da tempo in crescita, come strumento familiare di autotutela. Se il trend proseguirà allo stesso ritmo del triennio trascorso, nel 2023 ci saranno altri 135 miliardi di liquidità aggiuntiva per le famiglie. Per il prossimo futuro il 34,1% degli italiani considera la liquidità lo strumento principale per la propria protezione, insieme all’ampliamento del sistema di welfare pubblico (34%) e all’acquisto di strumenti assicurativi, mutualistici, integrativi (18,6%).

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