Atlantia, il report ignorato dal 2014: “Il Ponte Morandi è a rischio crollo”
Poi pericolo declassato ma le polizze sul viadotto crescevano. La replica di Autostrade per l'Italia
Riceviamo e pubblichiamo In relazione a quanto pubblicato oggi da un importante quotidiano nazionale Autostrade per l’Italia, al fine di evitare errori di interpretazione sui contenuti e sulle finalità del sistema di risk management di gruppo, precisa che come ogni altra grande società dispone di una procedura strutturata di gestione preventiva del rischio, nella quale vengono individuati e valutati i potenziali rischi a cui è soggetta la società. Il Consiglio di Amministrazione di Autostrade per l’Italia definisce quindi ad inizio anno la propensione al rischio tollerabile per ogni area aziendale e a fine anno recepisce dal risk officer l’avvenuto rispetto da parte dei dirigenti responsabili - che devono mettere in atto ogni azione preventiva per la gestione di ogni specifico rischio - delle linee guida individuate.Per quanto riguarda l’area dei rischi operativi, nella quale rientrava anche la scheda del Ponte Morandi, il Consiglio di Amministrazione di Autostrade per l’Italia ha sempre espresso l’indirizzo di mantenere la propensione di rischio al livello più basso possibile. Diversamente dall’interpretazione fornita dall’articolo, ciò significa in realtà che la società non è quindi in alcun modo disponibile ad accettare rischi operativi sulle infrastrutture. Di conseguenza, l’indirizzo del Consiglio di Amministrazione alle strutture operative è di presidiare e gestire sempre tale tipologia di rischio con il massimo rigore, adottando ogni opportuna cautela preventiva. |
Da Atlantia, la holding della famiglia Benetton che gestisce il business autostradale, hanno sempre sostenuto che fino al crollo del ponte Morandi di Genova, nessun report di Spea, la società controllata da Autostrade che si occupa del monitoraggio della rete autostradale, aveva mai messo in allarme il gruppo. Ma ora, secondo quanto scrive Repubblica, nei documenti sequestrati dalla Guarda di Finanza, la Procura ha trovato un documento del 2014 che per la prima volta svela il "rischio crollo" per il Ponte Morandi.
Un “documento di programmazione del rischio”, stilato dall’apposito Ufficio Rischio di Aspi, e passato dai vari consigli di amministrazione, sia di Autostrade che di Atlantia, che dal 2014 al 2016 sul “Morandi” parla esplicitamente di “rischio crollo”, ma che dal 2017, a sorpresa, cambia la dicitura con “rischio perdita stabilità”. Dicitura che, sempre secondo quanto spiega Repubblica, non significa che il ponte crolli, ma che il cattivo stato della infrastruttura si può risolvere con una lesione che si apre e che comporta la limitazione del traffico.
Il rischio crollo comporta invece l’immediata chiusura della struttura. Inoltre, oltre alle intercettazioni dei manager di Autostrade che rivelano come i monitoraggi di Spea sulla rete fossero edulcorati per esigenze di costo, gli inquirenti hanno rilevato che dal 2014 in poi le polizze assicurative sul viadotto genovese erano aumentate notevolmente. Nonostante nel 2017 il rischio (fino al crollo del 2018) fosse stato declassato, come messo nero su bianco dai report. Che bisogno c'era quindi di assicurarsi sempre di più?
Commenti