Mps verso l'addio a Siena. Titolo in rosso a Piazza Affari

Siena Addio? Il salvataggio è molto più costoso del previsto: non serve un miliardo, nè due, come si era vociferato al termine dell'incontro Commissione Ue-Saccomanni. Per tenere a galla Rocca Salimbeni, consentire il rimborso dei Monti bond e quindi impedire la nazionalizzazione dell'isituto occorrono 2,5 miliardi, che serviranno a restituire "una parte rilevante dei Nuovi Strumenti Finanziari emessi da Mps e sottoscritti dal Mef, in anticipo rispetto a quanto contemplato dall’attuale piano". Il titolo chiude in forte calo: cede il 2,82% a 0,21 euro.
In sostanza l'unica alternativa alla nazionalizzazione è l'arrivo di nuovi soci. L'aumento di capitale non potrà essere sostenuto dalla Fondazione. Il primo azionista ha rimosso dallo statuto il limite del 5% per i soci privati. Abbandonata l'ancora del 51%, detiene ancora il 33% del capitale. La vendita di azioni per ripianare i 350 milioni di debiti e la diluizione dovuta alla mancata adesione all'aumento di capitale da un miliardo avrebbe dovuto ridurre la quota al 10%. Ma con una ricapitalizzazione di 2,5 miliardi, la diluizione porterà la Fondazione a detenere una frazione minima della proprietà.
Se il cuore della banca potrebbe presto lasciare Siena, il cervello lo ha già fatto. Le magagne della vecchia gestione hanno costretto Mps a sottoscrivere i Monti bond. Una breccia pubblica che ha consentito alla Commissione Ue e al Governo di decidere, di fatto, la linea da adottare. Senza che il management, nè tantomeno i senesi, potessero aprire bocca.
Il Cda di Montepaschi non ha potuto fare altro che "confermare che è in corso di finalizzazione, in coordinamento con il MEF e la Banca d'Italia, il Piano di Ristrutturazione predisposto secondo le linee guida concordate con la Commissione Europea". La discussione delle linee sarà avviata già l'11 settembre, con la'pporvazione definitiva del piano durante il consiglio di amministrazione del 24 settembre 2013.