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Economia
Auto, il Covid brucia 500 mila vetture. Senza incentivi settore a picco

Non è elemosina e non è neanche aiuto di Stato, ma sano realismo: se non si rimettono in piedi dei sistemi di incentivazione efficaci, l’automotive rischia di andare a gambe all’aria. E questo non significa soltanto che probabilmente si vedranno sempre più fusioni per realizzare quelle famose economie di scala e razionalizzazioni che spesso portano agli esuberi; significa anche che l’indotto ne soffre, che la componentistica arranca, che un comparto in cui l’Italia era leader indiscussa potrebbe essere messa a “riposo” coatto. Dunque servono incentivi in misura maggiore, che aiutino una transizione energetica nel rispetto dell’ambiente ma anche con un po’ di concretezza: non tutti, soprattutto ora, possono permettersi di comprare veicoli elettrici che costano dai 40mila euro in su. Oltretutto, senza la necessaria infrastruttura per cui è complesso, fuori dalle grandi città, trovare stazioni di ricarica. 

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Nel frattempo il mercato dell’auto in Italia è tornato in rosso, dopo aver perso la spinta propulsiva degli incentivi estivi. A novembre, le immatricolazioni calano dell’8,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e, da gennaio a novembre, la perdita aggregata è del 29%. Mancano all’appello oltre 500mila veicoli. 

«Le misure di sostegno alla domanda degli scorsi mesi – afferma Paolo Scudieri, presidente di ANFIA – oltre ad avere un ruolo determinante per la ripartenza del mercato e per il rinnovo del parco circolante in chiave ecologica, hanno anche sortito effetti positivi sulla produzione di autovetture e componenti nel nostro Paese, a beneficio di una filiera industriale per cui il mercato domestico occupa un posto importante accanto ai mercati internazionali. Inoltre, con un mercato nazionale ed europeo ancora sotto pressione a causa della pandemia, negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un sensibile incremento del ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende automotive, una situazione che rischia di peggiorare se non verranno attivati, nel breve, interventi a supporto della domanda che prevediamo vengano ripagati dal maggior gettito fiscale generato, e, nel medio-lungo periodo, provvedimenti che accompagnino la transizione green e digitale della filiera. Ricordo, infine, la necessità di dare sostegno alla ripresa del comparto dei veicoli commerciali leggeri, che vanta un’importante presenza industriale in Italia e che, anche in conseguenza dell’impennata delle vendite online, sta assumendo un ruolo sempre più strategico nella logistica urbana delle merci».

«Senza un nuovo intervento per il sostegno al mercato auto, il nuovo calo delle vendite – evidenzia Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di FEDERAUTO – pone le nostre aziende nella necessità di riattivare la cassa integrazione che, comunque sia, non sarà sufficiente ad arginare la perdita di fatturato oggi attestata, rispetto al 2019, su un valore medio di -25%. I dati sul ricorso alla cassa integrazione nel periodo gennaio – ottobre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, mostrano un aumento del 6.000%, per un ammontare di ore autorizzate superiore a 60 milioni. Sono dati eclatanti che inducono a riflettere sul costo di un mancato intervento a sostegno dell’auto».

Un primo passaggio è stato fatto con l’emendamento alla legge di bilancio 2021 che prevede il rifinanziamento del fondo per l’acquisto di autoveicoli a basse emissioni di anidride carbonica. I sindacati, che hanno fiutato l’aria pesantissima, hanno subito applaudito tanto che, in una nota congiunta, Fim, Fiom, Uilm, Fismic Uglm e AqcfR hanno sottolineato come l’emendamento possa «essere utile a sostenere il mercato e quindi l'industria dell'auto in una fase di rinnovata emergenza sanitaria ed economica». 

Ma le parti sociali non sono del tutto soddisfatte: perché l’emendamento «non coglie alcuni necessari interventi ovvero di incentivare maggiormente persone e famiglie con redditi bassi, per rendere accessibili davvero a tutti autoveicoli a basse emissioni, e il rinnovo delle flotte della pubblica amministrazione, delle forze dell'ordine, delle partecipate, con mezzi ecologici prodotti in Italia». L’auspicio è dunque che il meccanismo incentivante proceda di pari passo insieme a una radicale trasformazione del sistema di mobilità per lanciare elettrificazione e guida autonoma. 

«Non possiamo non ricordare – spiega Michele Crisci, presidente di Unrae - che gli incentivi estivi hanno rappresentato certamente una boccata di ossigeno per costruttori e indotto industriale, ma soprattutto hanno prodotto un indubbio beneficio per l’ambiente: grazie agli incentivi, secondo i dati resi noti da Invitalia, sono state rottamate più di 120 mila vetture delle categorie fino a Euro 4, fortemente inquinanti e poco sicure, risparmiando alle nostre città oltre 155 mila tonnellate di CO2  su base annua. Ambiente ed economia hanno dimostrato di poter convivere bene se le manovre sono ben fatte». 

«Auspichiamo - conclude Crisci - ugual misure sul 2021 con un rinnovo degli incentivi allo svecchiamento del parco auto per contrastare le attuali condizioni di recessione e una maggiore detraibilità dell’Iva per vetture aziendali, misura già in atto nei maggiori paesi europei e la cui assenza penalizza il nostro mercato perché ne riduce la competitività». 

Il mese di novembre mostra una flessione a doppia cifra delle immatricolazioni di auto a benzina (-37,4%), diesel (-28,4%) e metano (-30,8%). Fra le alimentazioni cresce il Gpl (+14,3%) e una forte accelerazione continuano ad evidenziare le vetture ibride (+206,7%), plug-in ed elettriche che, grazie alle immatricolazioni di contratti precedenti che hanno beneficiato degli incentivi governativi, crescono nel mese rispettivamente del 403% e 350%.

Le ibride superano il 23% di quota avvicinandosi rapidamente al 29% del diesel e al 31% del benzina; al 3,5% del totale le plug-in e al 3,4% le elettriche. Nel complesso, quindi, le ibride, plug-in ed elettriche raggiungono il 30% del mercato. Nel cumulato gennaio-novembre a fronte di una contrazione di quota di benzina, diesel e gpl e una stabilità del metano, crescono le vetture ibride al 15,5% del totale, le plug-in all’1,7% e le elettriche al 2%.

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