Economia
Banca Mediolanum, malumori tra i fondi esteri. Da Blackrock a JpMorgan: agli investitori non piacciono le nuove buonuscite
Non sono proprio piaciute ai grandi investitori internazionali le nuove “buonuscite” previste per i consulenti finanziari da Banca Mediolanum: ecco perchè

Banca Mediolanum, l'analisi sulle politiche retributive
Non sono proprio piaciute ai grandi investitori internazionali le nuove “buonuscite” previste per i consulenti finanziari da Banca Mediolanum guidata da Massimo Doris. Lo si scopre leggendo il verbale appena depositato dell’assemblea dei soci dell’istituto quotato, svoltasi lo scorso 16 aprile a Basiglio (Milano) sotto la guida del presidente Giovanni Pirovano.
Se infatti è vero che i primi 2 punti all’ordine del giorno (approvazione del bilancio del 2024 e distribuzione del dividendo) sono stati approvati in entrambi i casi da una maggioranza “bulgara” (99,99% delle azioni ammesse al voto), qualche “mugugno” dei fondi esteri - pur contenuto - s’è manifestato in seguito.
I due voti sulla Relazione sulle politiche retributive (stipendi e bonus al consiglio d’amministrazione, sindaci e top manager) hanno registrato rispettivamente il sì del 98,3% e del 99,3% delle azioni votanti, ma un “no” espresso dall’1,66% e dallo 0,33%, comunque meno del 2,7% e dello 0,36% espressi sugli stessi punti nell’assemblea dello scorso anno.
Molto più marcato, invece, il voto contrario quando s’è trattato di votare i “Criteri per la determinazione del compenso da accordare in caso di conclusione anticipata del rapporto di lavoro o di cessazione anticipata della carica”. Il consiglio d’amministrazione aveva proposto di ridurre il limite massimo di annualità di remunerazione ricorrente delle indennità a favore dei consulenti da 5 a 4 anni, mantenendo invariato il limite massimo di valore assoluto complessivo pari a 5 milioni.
Qui le azioni votanti favorevoli sono state l’87,4% (pari al 73,7% del capitale), ma contro hanno votato i portatori di oltre 79 milioni di titoli, pari al 12,5% delle azioni votanti (10,6% del capitale), meno comunque del 18% del 2024. Fra i “no” nessuno espresso da fondi italiani, ma solo quelli dei fondi esteri Acadian, Allianz, Amundi, Aviva, BlackRock, Bnp Paribas, Deka, Dws, Fidelity, Franklin Templeton, Goldman Sachs, Hsbc, Invesco, Jp Morgan, Man, Marshall Wace, Mercer, Russell, State Street e Wisdom Tree.