I bancari fanno la gara per andare in pensione. Dal 2012 assunti 11.600 giovani
di Piero Righetti
Il settore del credito italiano - secondo una approfondita analisi effettuata da Bankitalia, i cui risultati sono stati resi noti in questi giorni - dovrà subire nei prossimi anni una serie di drastici tagli sia al numero di sportelli aperti al pubblico sia al personale. Ciò è dovuto, oltre che alla crisi economica italiana ed internazionale che ha colpito pesantemente anche le banche, alla necessità, per i nostri istituti di credito, di rinnovarsi costantemente per affrontare meglio la concorrenza estera e di adeguarsi al sempre maggiore utilizzo di strumenti informatici e di operazioni online. Soprattutto nelle grandi città aumenta di continuo il numero delle persone che preferiscono effettuare pagamenti e riscossioni senza andare in banca, evitando così lunghe attese e, al limite, il rischio di essere rapinati.
Nei prossimi anni, conclude il rapporto Bankitalia, dovrebbero essere chiusi 1.500 sportelli e licenziati tra i 12mila e i 15mila dipendenti. Cifre tutt'altro che di poco conto ove si pensi che dal 2007 ad oggi sono stati già chiusi quasi 1.000 sportelli mentre il personale è stato ridotto, nell'arco di 13 anni, di 48mila unità. I tagli hanno riguardato soprattutto le banche di credito ordinario - quelle cioè che fanno capo all'Abi - mentre le banche popolari e quelle di credito cooperativo, che sono più ancorate al territorio, hanno addirittura aumentato, in alcuni casi, il numero delle filiali.
Le difficoltà del settore e la necessità di ridurre il costo del lavoro hanno anche portato ad una disdetta anticipata dei contratti collettivi da parte di Abi e di Federcasse, disdetta che ha determinato un pesante irrigidimento dei sindacati di categoria al punto che, dopo una tregua più che decennale, sono state proclamate alcune giornate di sciopero. A differenza però di quanto avvenuto anche di recente in tutti gli altri settori produttivi, a fronte dei 48mila esuberi finora effettuati non ci sono state astensioni dal lavoro. Nel settore bancario il personale vicino al pensionamento, invece di protestare contro il pericolo di un licenziamento, ha accettato di buon grado - e in alcuni casi ha addirittura chiesto di propria iniziativa - di essere collocato tra le persone da dichiarare in esubero e licenziare.
Vediamo perché. Fino alla fine degli anni '90 l'intero settore del credito era escluso dai trattamenti di cassa integrazione e di mobilità, un'esclusione di fatto pacificamente accettata da tutte le parti sociali perché, per le banche, voleva dire pagare meno contributi all'Inps e, per i sindacati di categoria, un rafforzamento, di fatto, della stabilità del posto di lavoro. Pian piano però le cose sono cambiate: i costi del personale continuavano ad aumentare, la concorrenza estera appariva sempre più pericolosa, la necessità di riorganizzarsi e modernizzarsi sempre più pressante.