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Economia
Banche, l'Economist attacca: "In Italia la prossima crisi d'Europa"

di Giuseppe Vatinno

Ogni qual volta il nostro Paese per difficoltà vere o presunte si rivolge alle istituzioni europee per tutelare i propri diritti viene bacchettato, con incredibile regolarità, dalla stampa specializzata (un'aggravante) inglese.

Il Financial Times sono anni che si intromette pesantemente nella politica italiana cercando di screditare il nostro Paese o peggio cercando di indirizzare il mercato o la politica nella direzione voluta dagli scaltri britannici.
Affaritaliani se ne è già occupato:

http://www.affaritaliani.it/politica/financial-times-continua-a-danneggiare-l-italia-430566.html

http://www.affaritaliani.it/economia/ft-in-prima-pagina-la-paura-su-banche-italiane-dopo-crollo-mps-430402.html

Ora, al coro, si è aggiunto "The Economist" che mette in copertina dell'ultimo numero una corriera tricolore con la scritta "banca" pericolosamente in bilico su un dirupo; il titolo provocatorio è "The Italian job". L'articolo dice che l'Italia è l'anello debole della Ue e che le banche italiane rischiano di crollare e con loro tutto il sistema creditizio.

http://www.economist.com/news/leaders/21701756-italys-teetering-banks-will-be-europes-next-crisis-italian-job

La prima cosa che viene in mente è che dopo Brexit l' U.K. farebbe meglio a tacere ma, come noto, il nostro Paese da anni conta poco a livello internazionale (l'incredibile vicenda dei marò in India è tutta lì a dimostrarlo); ma, la nostra "grande stampa", per intenderci i "giornaloni" della buona borghesia meneghina e non, invece di contrastare questo andazzo sembrano quasi incoraggiarlo riportando puntualmente gli sberleffi d' oltremanica in una rassicurante visione europeista che è chiaramente funzionale ai pochi che detengono grandi capitali o ai radical - chic alla Beppe Severgnini, con magione a Londra, tutti "yes, yes e the", anglofoni pervicaci e fondamentalmente anti-italiani vergognandosi evidentemente della loro nazionalità.

La Brexit è costata finora una perdita azionaria del 23% per le banche dell'area euro e una perdita secca del 30% per gli istituti italiani e dobbiamo ora sorbirci anche i sermoni ipocriti degli anglo - sassoni.

Tutto lecito, per carità, siamo in democrazia per di più "economica"; tuttavia occorre fare molta attenzione: il sentimento populista contro le banche è molto diffuso tra la popolazione "normale" (non l'élite - Erasmus alla Severgnini, per intenderci) e i segnali si vedono ogni giorno nella crescita del consenso elettorale in tutta Europa e negli Usa.

Continuando ad incassare colpi dalla stampa inglese senza mai reagire non solo non facciamo il bene dell'Italia ma non lo facciamo neanche della democrazia visto che il populismo si nutre proprio di queste situazioni.

Ci farebbe dunque piacere che il premier Renzi spendesse due parole su questi continui attacchi della pericolosa stampa inglese (magari pure chiedendo all' Ambasciatore) proprio perché non p neutrale finanziariamente e fa anche danni concreti ai titoli del mercato azionari delle nostre banche e sarebbe anche bene che la mitica Procura di Trani che mise sonno processo Standard & Poors facesse un po' di luce su questi fenomeni che solo gli occhietti fintamente innocenti di alcuni giornalisti vedono come espressione del  tradizionale "liberalismo britannico".

economist
 
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