Crisi bancaria/ Quanto valgono le partecipazioni di Atlante?
Penati conferma il costo storico, Deloitte indica -24%, Unicredit mette le mani avanti
Fondo Atlante che succede? Quaestio Capital Sgr per ora ha deciso di non svalutare le partecipazioni superiori al 99% possedute in Banca Popolare di Vicenza e in Veneto Banca, nonostante il valutatore indipendente Deloitte Financial Advisory ritenga che siano stati già stati "bruciati" 850 milioni di euro rispetto ai quasi 3,5 miliardi investiti dalla società di gestione del fondo Atlante, che ogni giorno di più si sta rivelando per essere stato uno strumento con cui capitali degli azionisti di banche sane sono stati "devoluti" agli obbligazionisti di banche malate.
Perché Penati ha continuato a valutare al costo storico le due partecipazioni? Perché la valutazione è stata effettuata in base ai dati di bilancio dei due istituti al 30 giugno. A quella data "il patrimonio netto delle banche era significativamente superiore al valore dell'investimento complessivo effettuato" così si è ritenuto che non sussistessero "adeguati elementi per discostarsi da una valutazione al costo storico".
Deloitte, al contrario, basandosi su multipli di mercato ritiene che il valore delle quote (che Quaestio conferma pari a 819.135 euro per 3,48 miliardi complessivi) sia già diminuito di un 24% a 619.580 euro per complessivi 2,63 miliardi, pur sottolineando la "significativa incertezza" nell'emettere un giudizio sulla valutazione, visto che le due banche in questione non sono quotate e si trovano all'inizio di un profondo processo di ristrutturazione e fusione.
A questo punto la Sim presieduta da Alessandro Penati, che si era data come obiettivo quello di ottenere col fondo Atlante un rendimento di "almeno il 6% annuo" per i suoi sottoscrittori si trova a metà del guado, perché già Unicredit, che con Intesa Sanpaolo è stato uno dei maggiori sottoscrittori essendosi impegnato a versare 845 milioni al fondo (686 dei quali già versati) ha rilevato le quote "al loro valore di sottoscrizione, ritenuto espressione del fair value", come si legge nel documento di registrazione dell'aumento di capitale da 13 miliardi.
Tuttavia la banca ha messo le mani avanti, avvertendo che "non può escludersi che successivamente al 30 settembre 2016 l'analisi di elementi valutativi coerenti con quanto previsto dai principi contabili internazionali possa comportare la necessità di rilevare una riduzione, anche significativa, di valore dell'investimento". Per questo in realtà la banca dovrebbe svalutare nel bilancio 2016 le quote sottoscritte del fondo tra il 60% e l'80% secondo indiscrezioni di stampa.
Dal canto suo Quaestio Sim si è altresì impegnata a effettuare una nuova valutazione "in presenza di nuove informazioni oggettive", ossia non appena saranno approvati i bilanci 2016 delle due popolari venete assieme al piano di fusione e alle "conseguenti richieste di ricapitalizzazione da parte delle autorità di vigilanza", nonché sarà noto "l'esito dell'offerta transattiva per la chiusura delle cause legali" e parimenti a richiedere a Deloitte "di redigere una nuova valutazione indipendente, a supporto di una nuova valutazione delle quote del fondo".
Quanto valgono dunque le partecipazioni del fondo Atlante e, di conseguenza, le sue quote? Una risposta definitiva potrà venire solo tra molti mesi o forse anni e a quel punto si capirà se l'idea di costituire i fondi Atlante 1 e 2 avrà portato a costi inferiori o superiori rispetto all'alternativa della risoluzione delle banche coinvolte nel salvataggio "spintaneo" da parte dei privati. Di certo al momento il rischio di distruzione di valore e di "contagio" della parte sana del sistema bancario italiano, di suo indebolita da anni di crisi e rendimenti fin troppo modesti, rimane a dir poco elevato.