Economia
Renzi come Craxi e Berlusconi. Scivolone contro i giornali dell'ex rottamatore

di Pietro Mancini
E se, paradossalmente, la ministra Maria Elena Boschi chiedesse le dimissioni dalla "cattedra di moralismo" di don Roberto Saviano in quanto accusato di aver copiato brani dei suoi fondamentali volumi?... In un Paese, normale e civile, il governo andrebbe incalzato dall'opposizione per chiarire, in Parlamento, le questioni, molto serie, che riguardano la gestione delle banche, le modalità, almeno quelle più opache, dei salvataggi di alcuni istituti bancari, i presunti conflitti di interesse, politici e personali, di rappresentanti del governo. Le mozioni di sfiducia sulla Boschi della Lega e del M5S ? Saranno, certamente, respinte.
Finora sappiamo che don Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena, è stato rimosso, insieme con tutto il CdA di Banca Etruria, e stangato con una multa di 144 mila euro, appioppatagli dalla Banca d'Italia, dopo un'ispezione. E che nessuno recepì l'invito di Bankitalia a proibire la vendita di alcune obbligazioni ai piccoli risparmiatori, non comprate dai grandi investitori, ben più consapevoli dei rischi. Spetta al premier, Renzi, e al ministro dell'Economia, Padoan, diradare i non pochi dubbi sui passaggi più oscuri di questa storia. Il successore di Letta ha dato un segnale di debolezza, attaccando, frontalmente, i media e, soprattutto, "Il Fatto Quotidiano" di Travaglio.
Dal giovane rottamatore non ci si aspettava che commettesse gli stessi, gravi errori di precedenti inquilini di Palazzo Chigi. Bettino Craxi definì Galli della Loggia "intellettuale dei miei stivali" e Giulio Anselmi, vice di Ugo Stille al "Corriere della Sera", durante Tangentopoli, "un mascalzone". La stessa protervia manifestò Berlusconi, con l'"editto bulgaro" anti- Santoro, Biagi, Luttazzi e Travaglio. Errori, politici e di comunicazione, anche nel parlare dell'amarezza di suo padre, don Tiziano Renzi, senza esternare, doverose, parole di solidarietà alla vedova del pensionato suicida e ai tanti italiani, angustiati dagli esosi prestiti e dai mutui bancari. Più pacatamente, Matteo avrebbe dovuto far rilevare che non tocca a un saggista sollecitare le dimissioni di un ministro, sulla base di insinuazioni e sospetti sulle responsabilità, da accertare, del padre, banchiere, della giovane e avvenente ministra toscana.
Quanto al merito, Saviano aveva evidenziato un nodo, serio e delicato, il conflitto di interessi, purtroppo, sinora, mai sciolto dai governi e dal Parlamento dal lontano 1994, l'anno della discesa nell'agone politico di Silvio Berlusconi. Ma lo ha fatto, attestandosi su una linea "colpevolista" dell'avversario che, seguita dall'opposizione contro il leader di Forza Italia, non si è rivelata positiva per i suoi fautori e per il Paese. Nella vicenda, sollevata dallo scrittore campano- peraltro non sulle colonne del giornale, di cui è editorialista, "La Repubblica", in passato giustizialista, con le famose 10 domande all'odiato Cavaliere- chiedendo le dimissioni della Boschi (per un nuovo reato, quello di "concorso familiare"?), l'autore è giunto a conclusioni frettolose e non condivisibili.