Economia
Bankitalia, economia messa a dura prova da guerre e dazi. Pil 2025 a +0,6%: pesa l'incertezza
Secondo le nostre più recenti proiezioni il Pil crescerà dello 0,6% nel corso del 2025 e di circa lo 0,8 nella media del biennio successivo

Bankitalia: "Pil 2025 a +0,6%, pesa incertezza delle guerre e dei dazi"
“Il Pil italiano è cresciuto nel primo trimestre dello 0,3% rispetto al periodo precedente, grazie all’aumento di consumi e investimenti e, in misura minore, della domanda statunitense”. È quanto si legge nel Bollettino economico di Bankitalia secondo cui “sono emersi segnali positivi per l’attività manifatturiera, che rimane tuttavia esposta all’instabilità del contesto internazionale”. Per Bankitalia, “nel secondo trimestre il prodotto ha rallentato. Secondo le nostre più recenti proiezioni il Pil crescerà dello 0,6% nel corso del 2025 e di circa lo 0,8% nella media del biennio successivo. Il quadro previsivo è soggetto a una significativa incertezza riconducibile in particolare all’evoluzione delle tensioni geopolitiche e commerciali”.
Dopo il progressivo peggioramento, nel 2024, dei giudizi sugli ordini totali e su quelli dall’estero, le imprese manifatturiere e dei servizi hanno segnalato un miglioramento delle proprie opinioni sia nel primo sia nel secondo trimestre 2025. All’inizio dell’anno le indicazioni più favorevoli erano pervenute dalle aziende esportatrici. Nel secondo trimestre il miglioramento si è confermato tra le imprese esposte verso l’area dell’euro, mentre le valutazioni delle imprese orientate verso gli Stati Uniti si sono marcatamente deteriorate. Circa il 30% delle aziende manifatturiere ha riferito un calo della domanda attribuibile — per via diretta o indiretta (attraverso la domanda da parte di clienti di paesi terzi inseriti nelle catene globali del valore) — all’introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti. Tale quota si riduce a circa il 10% nel settore dei servizi, nei quali — contrariamente alla manifattura — gli effetti si manifesterebbero in larga parte per via indiretta. Poco meno della metà delle imprese intervistate nel primo trimestre prevedeva un impatto avverso dei dazi sulle proprie vendite negli Usa nel complesso del 2025: la percentuale era quasi del 80% tra quelle per le quali tale mercato rappresenta la principale destinazione delle esportazioni. Circa un quinto delle aziende anticipava inoltre una revisione al ribasso dei piani di investimento per effetto delle politiche commerciali restrittive degli Stati Uniti. Infine, secondo l’ultima indagine condotta nei mesi di maggio e giugno, circa il 30% delle imprese si attendeva un aumento dell’offerta di prodotti cinesi sui propri mercati di vendita, quale effetto indiretto delle recenti tensioni commerciali internazionali, con una conseguente intensificazione della concorrenza sui mercati europei e una pressione verso il basso per i propri listini di vendita.