La Bce lascia il costo del denaro invariato. Draghi: tassi bassi a lungo
La Bce ha lasciato il tasso di interesse della politica monetaria (Refi) allo 0,25%, il minimo storico. Invariato allo 0,75% il tasso sui prestiti marginali e allo zero il tasso riconosciuto ai depositi delle banche presso la Bce.
Il governatore Mario Draghi ha subito chiarito che "la politica monetaria resterà accomodante", con tassi bassi su questi livelli o livelli ancor più bassi a lungo. Anche perché le indicazioni sul fronte dell'inflazione sono sempre quelle: l'andamento dell'inflazione dovrebbe procedere "sotto tono" per "un periodo prolungato", con le aspettative sui prezzi in linea con l'obiettivo di stabilità. Una situazione di fronte alla quali la Banca centrale è pronta a usare "tutti gli strumenti a disposizione" di fronte ai rischi per la stabilità. Parlando delle decisioni di novembre, quando il costo del denaro è sceso aggiornando il minimo storico, Draghi ha sottolineato che la "reazione è stata positiva" anche se "ci vuole tempo per sentire l'effetto delle nostre decisioni".
La Bce ha alzato le stime sull'andamento della zona euro e stima ora un Pil 2014 a +1,1% (da +1%), mentre nel 2015 farà segnare un +1,5%. Per l'anno che si avvia alla conclusione è confermata una recessione dello 0,4%. Pur restando fermi gli ormai canonici "rischi al ribasso" sulla crescita, per Draghi gli ultimi dati e indicatori sulla fiducia confermano un tasso di crescita positivo anche nel quarto trimestre di quest'anno e una ripresa graduale "ma lenta" nei prossimi mesi.
Contemporaneamente alle stime sul Pil, i tecnici della Bce hanno rivisto le stime di crescita dei prezzi nell'Eurozona, tagliando le previsioni per il 2013 di 0,1 punti all'1,4%, mentre per il prossimo anno le stime sono state abbassate di 0,2 punti con un indice dei prezzi (Hicp) all'1,1%. Draghi ha aggiunto che la crescita dei prezzi per il 2015 è stimata al +1,3%.
Come di consueto, Draghi ha rivolto l'invito agli Stati membri di "non fermare gli sforzi" per ridurre il deficit. Le politiche di risanamento dei conti pubblici nell'Eurozona dovrebbero favorire la crescita e avere un'ottica di medio termine, "minimizzando gli effetti distorsivi" di un aumento delle tasse, ha spiegato il governatore. "La disoccupazione nell'area dell'euro rimane alta", ha spiegato Draghi, "e gli adeguamenti di bilancio di settore pubblico e settore privato continueranno a pesare sull'attività economica".
Parlando delle aste di liquidità, svolte a cavallo tra fine 2011 e inizio 2012 e grazie alle quali le banche hanno attinto danaro a tre anni e basso costo, Draghi ha spiegato che allora l'incertezza era grande, ma ora la situazione è diversa. Allora le banche usarono la liquidità per acquistare bond governativi, con il risultato che "non molti di questi soldi sono arrivati all'economia". Draghi ha aggiunto: "Se la rifacessimo, vorremmo essere certi che i soldi vengono usati per l'economia e non per rafforzare il sistema bancario". Sull'ipotesi di tassi negativi, il board della Bce "abbiamo avuto una breve discussione", ha spiegato sottolineando il fatto che si è trattato di un confronto, appunto, "breve". "Il messaggio della riunione è che siamo pronti ad agire nell'ambito della forward guidance, ma - ha aggiunto - non abbiamo identificato uno strumento specifico fra quelli a nostra disposizione".