Borsa, la super bomba di Trump non fa paura. Caccia ai titoli difensivi - Affaritaliani.it

Economia

Borsa, la super bomba di Trump non fa paura. Caccia ai titoli difensivi

Il voltafaccia di Trump fa scattare vendite sui Trump trade, riporta in auge titoli difensivi e oro

I missili americani colpiscono una base aerea siriana, la portaerei Uss Carl Vinson si avvicina alla penisola coreana, le elezioni presidenziali francesi sono alle porte (il primo turno è in calendario il 23 aprile, il ballottaggio il 7 maggio), il dollaro torna a indebolirsi dopo alcune dichiarazioni di Donald Trump circa la forza “eccessiva” del biglietto verde. Ce ne sarebbe per dare il via ad una correzione abbastanza consistente dei mercati azionari, eppure nonostante qualche presa di profitto Wall Street gli indici restano a poca distanza (-2,3% circa) dai recenti massimi storici, con l’S&P500 a poco meno di 2.330 punti, mentre Londra è in calo di meno dell’1,4% dai massimi di inizio primavera, Francoforte segna -1,6% e Parigi non arriva al -1,25%.

Solo l’Italia fa leggermente peggio di tutti cedendo il 3,5% rispetto ai massimi visti a fine marzo, ma nel caso italiano a deludere sembrano essere le prospettive di una ripresa che resta debole più che i timori geopolitici. Da cosa dipende questa calma (apparente, perché contemporaneamente gli indici di volatilità segnano continui incrementi) dei mercati? Secondo gli osservatori più attenti dalla “inversione ad U” fatta da Trump, che dopo le polemiche sul bando agli immigrati musulmani e la bocciatura della riforma sanitaria al Congresso ha abbassato i toni, non ha rinnovato il blocco dei dipendenti pubblici, sembra orientato a non sostituire “automaticamente” Janet Yellen alla guida della Federal Reserve (una sua riconferma viene data anzi per possibile se non probabile) e stringe la mano al presidente cinese Xi Jinping tornando invece a prendere le distanze da Vladimir Putin.

Una “inversione a U” che sposta lo scenario verso un centrismo di fatto che ai mercati non dispiace perché tutela lo status quo riducendo i margini di incertezza e che potrebbe rafforzarsi anche in Europa dove i partiti e leader populisti dopo il furore fatto tra novembre e febbraio sembrano perdere mordente, tanto che analisti come Alessandro Fugnoli, di Kairos Partner, parlano apertamente della possibilità che una volta esaurito il ciclo elettorale europeo (quindi dopo le elezioni tedesche e quelle anticipate italiane) “se non ci saranno sorprese l’Europa cercherà di rafforzare la sua impalcatura”.

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