Quattrosoldi/ Fannie Mae, il titolo top del 2013. Le occasioni in Piazza del 2014
L'investimento migliore del 2013? Se si escludono i Bitcoin, valuta "virtuale" utilizzata nelle transazioni sul web il cui cambio a inizio anno oscillava attorno ai 14 dollari Usa ed ha poi toccato un picco di 1.203 dollari, prima di calare attorno agli 860 dollari attuali (segnando pur così un astronomico +6.042% da inizio 2013), non è stato Twitter, autore dell'Ipo più celebrata dell'anno e passato in poche settimane dai 26 dollari del collocamento a 55,33 dollari (+112,8%), nè Tesla Motors, produttore di vetture elettriche assurto all'onore delle cronache che pure ha visto triplicare le quotazioni (+335,4%), ma Fannie Mae.
I titoli azionari dell'agenzia semigovernativa che concede mutui a tassi agevolati avevano chiuso il 2012 a 26 centesimi per azione, ma la ripresa del mercato immobiliare e la graduale risalita dei tassi sui nuovi mutui ha fatto schizzare le quotazioni agli attuali 2,75 dollari, pari ad una performance del 957%. C'è da dire che Fannie Mae, che con la gemella Freddie Mac controlla i due terzi del mercato dei mutui immobiliari statunitense, aveva visto le proprie quotazioni crollare del 98% durante la crisi finanziaria del 2008, tanto che il Tesoro Usa dovette rilevarne l'80% (tuttora posseduto) per evitarne il fallimento.
Tra le azioni dei paesi emergenti, che quest'anno hanno regalato poche soddisfazioni agli investitori a causa dei timori di un irrigidimento della politica monetaria statunitense, ha spiccato Chongqing Changan Automobile ("Chana"), quinto maggiore produttore automobilistico cinese che grazie alla crescita del mercato domestico ha visto i propri titoli balzare da 6,65 a 12,60 yuan per azione, con un guadagno di quasi il 90%. Al confronto il 18% di guadagno messo a segno dal gas naturale (quest'anno la migliore materia prima) pare ben misera cosa, così come sembrerebbe esserlo quello dell'indice Eurostoxx50 (+16% circa), paniere che al suo interno ha peraltro visto andamenti molto diversi dei singoli componenti, con Eads in grado di guadagnare quasi l'82% nell'ultimo anno e Rwe in calo del 16,8% nello stesso arco di tempo.
Performance in ordine sparso anche per i titoli azionari italiani: se Fondiaria-Sai, la più apprezzata "storia di ristrutturazione" dell'anno, è prima con un rialzo del 117%, davanti a Mediaset (+96% circa) e A2A (+86%, col titolo sotto i riflettori anche in questi giorni dopo il cambio di governance varato dai Comuni di Milano e Brescia, che nel 2014 collocheranno in borsa un ulteriore 5,12% del capitale dell'azienda elettrica), in fondo all'indice Ftse Mib sono finite Saipem (-50% a causa dei "tonfi" primaverili, ma il titolo è in recupero dalla scorsa estate), Mps (-26,5% dopo un anno vissuto sull'ottovolante, in questo caso a causa di un calo del 25% segnato nell'ultimo mese) e Bpm (-10% da inizio anno complice lo stallo sulla governance).
Nel complesso il 2013 si è rivelato un anno più selettivo del 2012 per l'azionario, oltre ad essere stato un anno decisamente povero di soddisfazione per i bond se non, in parte, per i Btp italiani, che hanno visto il rendimento sul decennale scivolare dal 4,50% di inizio anno al 4,10% oscillando tra un minimo del 3,90% a fine maggio e un massimo del 4,68% a fine giugno. Merito (o colpa) della sensazione crescente che il periodo del "denaro facile" pompato dalla Federal Reserve e dalle principali banche centrali europee si stia avvicinando al termine.
Anche se i tassi ufficiali non sembrano destinati a risalire tanto presto (anzi è possibile che restino vicini a zero fino agli inizi del 2015 almeno, dunque un ulteriore anno più del previsto) i mercati hanno iniziato a scontare che, quanto meno, non sarà più la liquidità pompata dai banchieri centrali a dettare legge sui mercati, quanto le prospettive di utile a livello geografico, settoriale e aziendale. Una "normalizzazione" dei mercati che sembra preludere a una "normalizzazione" del ciclo economico e che dovrebbe tradursi in una maggiore crescita nel corso del 2014 sia negli Usa (dove gli analisti si attendono mediamente un Pil che torni a crescere stabilmente attorno al 2,5%), in Giappone e in Europa.
Per questo da Societe Generale a Dexia, da Oddo al Credit Suisse, quasi tutte le case d'investimento europee sembrano molto fiduciose sulla possibilità che nel 2014 le i titoli azionari europei possano continuare a ben performare, in particolare i settori maggiormente ciclici e meno esposti ai mercati emergenti (il divario in termini di crescita tra questi ultimi e i paesi sviluppati dovrebbe infatti ridursi a vantaggio dei secondi). Tra i nomi più gettonati su cui scommettere si nota anche qualche blue chip italiana: il Credit Suisse, ad esempio, nel consigliare di sovrappesare azioni della "periferia" europea, segnala come sembrino ancora poco costosi, tra gli altri, i titoli di Bper, Danieli, Mediobanca, A2A, Fiat, Banco Popolare e Unipol.
Sempre la casa d'investimento svizzera consiglia di restare sovrappesati in Italia (preferendo il Bel Paese, e le sue banche, alla Spagna) ed attribuisce un rating "outperform" (farà meglio del mercato) a Mediaset, Snam e Prysmian. Sempre secondo gli esperti rossocrociati nei portafogli per l'anno prossimo la componente bond dovrà essere gestita in modo molto selettivo: anche in questo caso nella "lista degli acquisti" spuntano un paio di nomi italiani: il bond Intesa Sanpaolo 3% - gennaio 2019 e il bond UniCredit 5,75% - ottobre 2025.
Il primo tratta poco sopra quota 100, il secondo oscilla appena sopra 101,5, tutto sommato prezzi ancora interessanti per bond di buona qualità e dai rendimenti superiori a quelli dei titoli di stato di durata simile: il Btp marzo 2019 quota ad esempio attorno a 108,3 e offre una cedola del 2,25%, il Btp marzo 2026 oscilla a 103,2 a sua volta con una cedola del 2,25%, con un ritorno attorno al 2,65% e al 3,65% rispettivamente. Tutto sommato un buon modo per difendere il capitale vista la perdurante assenza di inflazione, ma se volete aumentare i vostri risparmi, fisco permettendo, vi converrà anche l'anno prossimo osare di più, possibilmente senza spingervi a speculare sui Bitcoin.
Luca Spoldi