Economia
Bpr a lavoro sugli sportelli Mps e per ora non pensa al terzo polo

Mps, dalla data room Amco trapela “soddisfazione”. E su Bper…
I personaggi non sono granché ciarlieri: il loro mantra è quello di “negare anche i press release” (testuale). Non ci si può stupire, dunque, che da Bernardo Mattarella e da Marina Natale non arrivino indiscrezioni particolari su uno dei temi caldi dell’economia nostrana: Mps. La data room dell’istituto di credito senese è stata ufficialmente aperta lo scorso 31 agosto anche a Mediocredito Centrale (di cui Mattarella è amministratore delegato) e a Amco, il veicolo statale specializzato in Npl di cui Marina Natale è numero uno.
Entrambi sul palco di Cernobbio per parlare di Npl nel meeting organizzato da Banca Ifis, non si sono sbilanciati sullo stato di avanzamento dell’analisi. Quello che si sa per certo è che Amco, com’è ovvio, si è dedicata allo studio dei crediti deteriorati. Nonostante il tentativo di saperne di più, la Natale si è trincerata dietro un “no comment” di prammatica. Ma ha aggiunto che c’è comunque soddisfazione per come sta andando avanti l’analisi.
Che cosa significa? Prima di tutto è bene ricordare che Amco già a dicembre dello scorso anno è intervenuta in soccorso di Mps, operando la scissione parziale e non proporzionale di 8,1 miliardi di Npe lordi (4,798 miliardi di Npl e 3,345 miliardi di Utp), alleggerendo il bilancio della banca senese. In questo modo, a fine 2020 Mps aveva in pancia “solo” 4 miliardi di crediti “difficili”. Un buon modo per rendersi più appetibile agli occhi dei potenziali compratori.
Ma non basta: Unicredit infatti ha già fatto ampiamente trapelare di non essere interessata non solo (com’è ovvio) agli Npl, ma anche ai cosiddetti “Stage 2”, cioè i crediti ancora in bonis ma con il più alto rischio di deterioramento. Si tratta di una montagna da ulteriori 15 miliardi, cui si sommerebbero, infine, altri 12 miliardi di finanziamenti senesi poco attraenti o perché in essere al sud o perché destinati ad ambiti con scarso respiro.
Dunque la soddisfazione di Amco potrebbe essere sinonimo di una positiva evoluzione dello scenario all’interno di Rocca Salimbeni. I crediti deteriorati potrebbero essere “appetitosi” per il mercato creando un meccanismo in cui tutti i soggetti in causa sono contenti.
L’altro nodo da risolvere, che fa capo a Mediocredito Centrale, è quello degli sportelli del Sud, che non interessano a Unicredit e che potrebbero invece entrare nell’orbita dell’ente guidato da Bernardo Mattarella. Anche da parte sua nessuna dichiarazione.
Ma c’è un dettaglio che Affaritaliani.it può confermare: nonostante nei giorni scorsi fosse stata fatta trapelare (ad hoc?) la possibilità di un interessamento su Siena da parte di Bper, queste voci sembrano prive di fondamento per quanto concerne l’acquisizione della banca per la creazione di una sorta di terzo polo alternativo a Unicredit e Intesa.
Quello che invece appare pienamente confermato da fonti accreditate è che Bper sia interessata all’acquisto di una parte degli sportelli “di troppo”. Questa sarebbe la seconda operazione di incremento del numero di filiali dopo aver rilevato quelli di Ubi a seguito della fusione con Intesa.
Lo stesso Matteo Salvini aveva prospettato la possibilità di una fusione tra Bper, Mps e Carige, con un risparmio per la collettività sia in termini economici, sia per quanto concerne gli ammortizzatori sociali. E il parlamentare Giulio Centemero, presentando un’interrogazione urgente alla Camera sui costi della fusione con Unicredit, aveva altresì chiesto al Governo di spiegare se ci fossero all’orizzonte altre possibilità.
Ma al momento, a meno di improbabili colpi di scena, Unicredit rimane l’unico soggetto interessato a Mps.