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Economia
Cavalli, il primo flop dei Pesenti rentier. Clessidra vede svanire 300 milioni

Per la maison Roberto Cavalli può essere un lieto fine, cosa che non possono dire i Pesenti, ultimi suoi proprietari attraverso il fondo Clessidra. Vision Investments, veicolo finanziario che fa capo al gruppo Damac Properties del miliardario di Dubai Hussain Sajwani, divenuto già nel 2011 licenziatario del marchio Just Cavalli e che aveva poi siglato una più ampia partnership con la maison italiana nel 2017, ha infatti annunciato di aver completata l’acquisizione del marchi di moda italiano. Brand che nel 2015 aveva visto il fondo Clessidra rilevarne il 90% (assieme a due co-investitori di minoranza, il fondo L-Gam e la cinese Chow Tai Fook Entreprises), per 450 milioni di euro, in linea con le cifre attorno a cui si erano arenate l’anno prima le trattative con Permira e Investcorp.

Roberto Cavalli

 

All’epoca lo stilista aveva incassato circa 230 milioni di euro, 15 milioni erano serviti a ricapitalizzare Roberto Cavalli Spa, altri 16 milioni erano stati utilizzati per garantire le nuove aperture nel triennio 2016-2018, circa 27 milioni furono utilizzati per iniziative di marketing nel biennio 2017-2018, mentre un centinaio di milioni vennero incassati attraverso la cessione di un immobile di pregio a Parigi, come precisarono i sindacati Filctem Cgil Firenze e Milano e Femca Cisl in una nota rispetto a rumor che parlavano di una valutazione pari a circa 16 volte l’Ebitda ossia di 380-390 milioni.

L’obiettivo di Clessidra era di rilanciare il marchio e le attività di Cavalli per favorirne lo sbarco in borsa tra il 2017 e il 2018, ma le cose non sono andate come si pensava. Dopo la morte di Claudio Sposito, fondatore e azionista di riferimento di Clessidra, gli eredi avevano scelto, nel 2016, di passare la mano accettando l’offerta di Italmobiliare, la holding della famiglia Pesenti, che pagò circa 19 milioni per il 79% delle azioni di Clessidra, il cui portafoglio (nel quale rientrava tra l’altro anche il marchio Harmont&Blaine) veniva valutato attorno ai 2 miliardi di euro. Il 2017 di Roberto Cavalli Spa si chiuse con 152,4 milioni di ricavi ma con una perdita operativa di 45 milioni, il 2018 ha visto i ricavi risalire sopra i 160 milioni e la perdita operativa ridursi attorno ai 35 milioni.

Non abbastanza per evitare che la maison dovesse richiedere un concordato in bianco al Tribunale di Milano, per poter procedere a una ristrutturazione “pressoché totale” della posizione debitoria scaduta, operazione che ha ottenuto l’omologa del Tribunale a fine ottobre e che costituiva la premessa per il perfezionamento del trasferimento di proprietà della società. I Pesenti passano dunque la mano accettando una forte minusvalenza rispetto a quanto investito da Clessidra, sulla base di un’offerta che prevede un nuovo piano di rilancio da 160 milioni di euro (di cui 60-65 per ricapitalizzare la società e i restanti milioni per pagare tutti i creditori).

Briciole se si guarda non solo alla valutazione di soli quattro anni fa della maison ma anche ai 500 milioni di euro investiti dalla stessa Damac per far decollare il progetto di cinque hotel di extra-lusso “griffati” Cavalli, la cui prima apertura è attesa per il 2023. Decisamente la seconda vita della dinastia Pesenti, fuori dall’industria dentro la finanza, inizia con molte minori fanfare di come si era chiusa la prima: la cessione di Italcementi ai tedeschi di HeidelbergCement aveva infatti fatto emergere una plusvalenza attorno agli 800 milioni. Chissà se le altre portfolio companies di Italmobiliare, come Caffè Borbone, Italgen o Sirap, riusciranno a far tornare il sorriso sul volto di Calo Pesenti.

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