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Economia
Cdm, slitta l'assestamento di bilancio. Conte gioca il jolly tecnico con l'Ue

A prima vista un fulmine a ciel sereno. Anche perché dopo la parifica della Corte dei Conti sul rendiconto statale 2018 (il presupposto tecnico indispensabile per fotografare e rivedere l'andamento dei conti pubblici dopo il primo semestre), il ddl con l'assestamento di bilancio dello Stato era atteso in consiglio dei ministri oggi in vista delle risposte da fornire alla Commissione europea sulla richiesta di Bruxelles di aprire la procedura d'infrazione.

Invece, dopo che l'esecutivo comunitario ieri ha fatto il punto sul dossier italia rinviando al 2 luglio il giudizio definitivo da presentare all'Ecofin (che si pronuncerà sulla procedura d'infrazione il 9 luglio), il governo Conte ha deciso di prendersi più tempo.

Così slitta all'inizio della prossima settimana l'approvazione dell'assestamento di bilancio. "E' probabile che vada lunedì", ha spiegato infatti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti a chi gli chiedeva se il provvedimento che aggiorna l'andamento dei conti pubblici sarà portato stasera in Cdm, la cui riunione comunque è al momento confermata. Giorgetti ha anche aggiunto che "probabilmente" l'assestamento sarà accompagnato da una relazione al Parlamento con l'indicazione dei nuovi numeri sulla finanza pubblica.

Qui sta il motivo del rinvio. Prendere cioè più tempo per mettere a punto nei minimi dettagli il pacchetto tecnico completo "assestamento-relazione al Parlamento", quindi con più peso politico agli occhi dell'Europa, da portare al tavolo del negoziato con Bruxelles che certifica una riduzione del deficit 2019 fino a 8 miliardi di euro e che porta il disavanzo al 2% del Pil, saldo che metterebbe a posto i conti con l'Europa rispetto agli impegni presi per il 2018 (dal governo Gentiloni e che l'andamento del Pil non ha permesso all'esecutivo Conte di centrare) e per il 2019. Lasciando i punti interrogativi per l'andamento del rapporto debito-Pil per il 2020, previsto dal Def di aprile in crescita. 

Il primo aggiustamento inserito nell'assestamento riguarderà le maggiori entrate prodotte dal fisco e dai dividendi di Bankitalia, Cdp (quello straordinario) e delle partecipate. Insieme ai due miliardi già tagliati ai ministeri con la clausola della spesa previsti dalla legge di bilancio, utilizzati nel Def per fermare il deficit al 2,4% (la Ue lo calcola invece al 2,5%), le entrate darebbero un aiuto da almeno 3 miliardi portando il deficit verso quota 2,2%.

Ma le carte italiane, come ha confermato direttamente Giovanni Tria, puntano a "dimostrare alla Commissione europea" i risparmi da reddito di cittadinanza e pensioni, e indicare un deficit almeno al 2,1%, grazie agli 1,3 miliardi non spesi nei primi sei mesi. Che potrebbero diventare 3 spingendo il disavanzo al 2%, proiettando sull’intero anno la mancata spesa per le due misure bandiera del governo M5S-Lega.

Inserire questi ultimi del "tesoretto" in una relazione tecnica da mandare al Parlamento permetterebbe a Conte incaricato di trattare con l'Europa di legittimare con una certa ufficialità i risparmi di spesa che altrimenti solo i saldi a fine anno fotograferanno in maniera sicura. Gli 8-9 miliardi dovrebbero permettere, come anche sottolineato ieri da Tria, di venire incontro ai desiderata della Commissione senza manovra correttiva. Resta aperto il capitolo sul 2020 in cui si concentrano le grandi sfide per Lega e M5S ovvero Flat Tax e clausole di salvaguardia: almeno 35 miliardi da varare senza aumento di deficit e debito. Resta da capire come il premier e il ministro dell'Economia rassicureranno Moscovici&soci

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