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Economia

 

caltagirone pesenti

Materie prime ostaggio delle tensioni in merito alla tenuta della crescite mondiale e delle ripercussioni della "guerra valutaria" che la Bank of Japan secondo alcuni rischia di scatenare con la decisione di raddoppiare il programma di quantitative easing nel prossimo biennio per cercare di far uscire il Giappone da una deflazione che dura ormai da oltre due decenni. Ne fanno le spese, tra gli altri, i titoli del settore del cemento, che da mesi stentano a trovare uno spunto vincente anche a Piazza Affari, con qualche distinguo.

Se Italcementi (gruppo Pesenti) ha toccato un mimino nel luglio dello scorso anno col titolo sotto i 3,10 euro per azione, per poi risalire fino a un massimo di 4,8 euro a metà gennaio prima di scivolare nuovamente sui 4,35 euro attuali, Cementir (gruppo Caltagirone) ha toccato un minimo sotto gli 1,22 euro nel giugno del 2012, restando poco sopra quei livelli fino quasi a fine anno. Ma da metà dicembre a oggi il titolo è ripartito, passando da 1,46 ai 2,21 euro dello scorso 16 aprile, per poi tirare il fiato leggermente (oscilla stamane appena sotto i 2,08 euro). A favore del titolo di Francesco Gaetano Caltagirone ha giocato indubbiamente la minore capitalizzazione, che rende il titolo meno presente nei portafogli dei grandi fondi ma per questo anche più difensivo e facilmente sostenibile nei momenti di incertezza dei mercati (e del business) come l'attuale. Ma soprattutto quello che ha pesato sull'andamento dei due gruppi in borsa sono stati i risultati del bilancio 2012 e le prospettive dei prossimi mesi.

Italcementi anche a causa di rettifiche di valore dell'avviamento per 475 milioni di euro e di uno "sfavorevole effetto fiscale di natura contabile" (ossia imposte differite) ha chiuso lo scorso anno in rosso di 362,4 milioni, precisando peraltro che senza tali impatti "il risultato netto sarebbe stato positivo per circa 113 milioni", tanto che poi il Cda ha proposto la distribuzione di 6 centesimi di euro di dividendo per azione ordinaria (contro i 12 centesimi distribuiti nel 2011) e di altrettanto per i titoli di risparmio (che però nel 2011 incassarono 18,6478 centesimi di dividendo unitario).

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