Usa, pressing per allentare gli stimoli. La Cina prepara la politica espansiva

Cresce la fronda anti-politica monetaria espansiva all'interno della Federal Reserve, posizioni che ieri in serata hanno condizionato al ribasso l'andamento di Wall Street con gli indici che hanno svoltato in rosso in chiusura.
I mercati azionari proprio non ne vogliono sapere infatti di fare i conti con un'economia che inizi a camminare sulle proprie gambre con un allentamento nell'aggressiva politica di stimoli da parte della Federal Reserve negli Usa. Politica espansiva che spinge ogni mese la banca centrale guidata da Ben Bernanke ad acquistare 85 miliardi di dollari di obbligazioni garantite da mutui.
Il progressivo miglioramento del mercato immobiliare a stelle e strisce ha convinto infatti tre esponenti della Fed a chiedere alla banca centrale Usa di arrestare la politica di acquisto di bond.
Il presidente della Fed di Dallas, Richard Fischer è stato l'ultimo a far sapere che il programma di acquisto di questo tipo di titoli strutturati non serve più. In precedenza Charles Plosser, un altro esponente del board dei governatori della Fed si era pronunciato in questo senso e mercoledì scorso lo stesso messaggio era stato lanciato dal presidente della Fed di Richmond, Jeffrey Lacker.
Più cauto, invece, il presidente della Fed di Boston, Eric Rosengren, il quale, preso atto che il mercato immobiliare Usa è sulla buona strada, ha sostenuto che l'aggressiva politica monetaria della Fed resta appropriata, mentre un altro esponente del board della banca centrale, Sarah Bloom, ha detto che è ancora prematura una decisione sugli stimoli di quantitative easing.

Se alcuni esponenti della Fed sarebbero propensi a tirare i remi in barca, al di là del Pacifico, l'entusiasmo per i risultati espansivi sul Pil dell'Abenomics (yen debole grazie all'aumento della massa monetaria) in Giappone sembra stia contagiando anche il presidente cinese Xi Jinping intenzionato, stando ai rumors, a intervenire strutturalmente però nell'economia di Pechino. Fonti governative rivelano infatti che il neo presidente della Repubblica Popolare voglia introdurre ampie riforme per aiutare in modo sostenibile la ripresa dell'economia. Le riforme sarebbero un'alternativa ai massicci stimoli, che rischiano di peggiorare l'indebitamento degli enti locali e inflazionare i prezzi degli immobili.
Secondo le fonti, Xi Jinping avrebbe raggiunto un accordo tra i principali leader del Paese, accordo che farebbe temere però reazioni negative da parte di ampi settori, in particolare le imprese pubbliche. L'ipotesi sarebbe quella di liberalizzare i tassi di interesse e riformare il sistema fiscale locale per assicurare più entrate sicure al posto delle volatili imposte sui suoli. Xi Jinping intenderebbe presentare il ventaglio di nuove misure a un vertice del partito comunista che si terrà nel corso di quest'anno, per fissare i paletti dello sviluppo dei prossimi decenni. "Il presidente - hanno spiegato le fonti - si farà personalmente carico di introdurre le riforme presentandole al vertice del partito".