Crisi, cittadinanza europea in svendita. Concorrenza fra Stati per attirare capitali

Un tempo le crisi, fossero a carattere privato, aziendale o statale, si risolvevano anche vendendo i "gioielli di famiglia", ossia cedendo asset privati e pubblici al miglior offerente. Ma col prolungarsi della crisi banco-sovrana europea, sempre più sinistramente simile alla doppia "decade perduta" giapponese, la voglia di tentare altre strade se non proprio scorciatoia inizia a farsi palpabile e sta portando una nutrita schiera di paesi del vecchio continente a "svendere" direttamente la propria cittadinanza, dando così modo a privati cittadini (lavoratori o pensionati, risparmiatori o imprenditori che siano) di divenire a tutti gli effetti cittadini europei.
Di "residency bond" si era iniziato a parlare a ottobre dello scorso anno quando in Ungheria il partito del premier Orban ha depositato una proposta di legge, approvata il mese scorso, in base alla quale gli investitori esteri (Budapest strizza l'occhio in particolare a russi, cinesi, vietnamiti ed arabi) che sottoscriverano titoli di stato quinquennali per un valore di almeno 250.000 euro si garantiranno un permesso di soggiorno permanente in Ungheria con procedura agevolata (sei mesi per l'ottenimento del permesso, invece dei consueti 3 anni necessari con la procedura ordinaria).
Poi è stata la volta della Bulgaria: Sofia a fine dicembre scorso ha varato a sua volta una norma che prevede per chi investa almeno 509 mila euro in titoli di stato del paese, o acquisti un immobile per almeno 305 mila euro (ma è allo studio la possibilità di tagliare la soglia minima a 250 mila euro nel caso di investimenti in industrie, infrastrutture, trasporto o turismo), la concessione della cittadinanza bulgara, che pare piacere molto ai russi e ai cittadini degli altri stati baltici non ancora membri dell'Unione europea. Pure la Macedonia ha allo studio una proposta analoga, che prevede come condizioni per ottenere la cittadinanza un investimento minimo che dovrebbe essere di 400 mila euro destinato a creare almeno dieci posti di lavoro, mentre l'Albania (che la legge l'ha già varata) ha deciso di concedere uno "sconto": bastano 147 mila euro e gli stranieri verso i quali il paese "nutra interessi economici, scientifici o culturali" possono essere "naturalizzati" albanesi.