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Economia
Covid, il virus brucia 456.000 posti di lavoro nel 2020. Calo senza precedenti

L'Italia chiude il 2020 con un calo dell'occupazione senza precedenti, per effetto della pandemia, pari a -456.000 (-2% a/a), che segue la crescita ininterrotta dei precedenti sei anni - seppur rallentata a partire dal 2017. Lo certifica l'Istat aggiungendo che la media 2020 e' la sintesi delle dinamiche trimestrali del mercato del lavoro, fortemente e diversamente influenzate dalla pandemia: alla crescita tendenziale dell'occupazione nel primo trimestre, segue il consistente calo del 2* trimestre che e' proseguito, seppur a ritmi meno sostenuti, anche nel 3* e nel 4* trimestre 2020. Il tasso di occupazione, che nel 2018 e 2019 ha raggiunto il massimo storico, scende al 58,1% e torna ai livelli del 2017.

In calo anche il tasso di disoccupazione che si porta al 9,2% (-0,8 punti in un anno), mentre quello di inattivita' sale al 35,9% (+1,6 punti). Il calo dell'occupazione coinvolge soprattutto i dipendenti a termine (-391.000, -12,8%) e, in minor misura, gli indipendenti (-154.000, -2,9%); il lavoro dipendente a tempo indeterminato mostra invece una crescita (+89.000, +0,6%). La diminuzione investe il lavoro a tempo pieno (-251.000, -1,3%) e, soprattutto, il part time (-205.000, -4,6%); la quota di part time involontario, inoltre, sale al 64,6% (+0,4 punti) dell'occupazione a tempo parziale (la quota calcolata sul totale degli occupati scende all'11,9%, -0,3 punti, per effetto del piu' forte calo dei lavoratori part time).

Nel 2020 si registra una forte diminuzione della disoccupazione (-271.000, -10,5%) e un intenso aumento degli inattivi di 15-64 anni (+567.000, +4,3%). La diminuzione dei disoccupati, che riguarda anche quelli di breve durata, coinvolge in particolare coloro che cercano lavoro da almeno 12 mesi (-254.000, -17,6%), la cui incidenza sul totale dei disoccupati scende al 51,5% (-4,4 punti). Il calo della disoccupazione, a differenza di quanto avvenuto negli anni precedenti, e' legato al venir meno delle condizioni per essere classificati come disoccupati durante l'emergenza sanitaria (l'aver cioe' cercato attivamente lavoro ed essere subito disponibili a iniziarne uno) e ha determinato l'aumento dell'inattivita'. Dopo sei anni di calo, infatti, nel 2020 il numero di inattivi aumenta di 567.000 (+4,3% in un anno).

La crescita interessa sia le forze di lavoro potenziali (+217 mila, +7,4%) sia quanti non cercano e non sono disponibili a lavorare (+350.000, +3,4%). Tra i motivi della mancata ricerca di lavoro, dopo cinque anni di calo, torna a crescere lo scoraggiamento (+2,1%) e aumentano i motivi di studio, il pensionamento ma soprattutto gli altri motivi (+35,6%), che nella maggior parte dei casi sono legati alla pandemia. In media annuale si ampliano i divari di genere. Il calo dell'occupazione e' stato maggiore tra le donne: -249.000 occupate (-2,5% rispetto a -1,5% tra gli uomini) e -1,1 punti nel tasso di occupazione (-0,8 punti tra gli uomini).

Tra le donne la disoccupazione e' scesa di piu', -140.000 disoccupate (-11,4% contro -9,7% degli uomini), nonostante il numero di inattivi sia aumentato di piu' tra gli uomini (+5,4% contro 3,7%). L'Unione Nazionale Consumatori parla di "un massacro. Nonostante il blocco dei licenziamenti, un terremoto ha colpito i lavoratori italiani", afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unc.

"E' evidente, quindi, che in una situazione cosi' grave la misura non va prorogata solo fino a giugno, ma almeno fino alla fine dell'estate, dato che, anche se, miracolosamente, per allora fossero completate le vaccinazioni, non sarebbe risolta la grave crisi che attanaglia le nostre industrie", conclude. 

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