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Economia
Covid, la fotografia di Censis: 5 mln di precari scomparsi, aumenta il divario

Il rapporto Censis fotografa un'Italia spaccata in due, nella quale cresce il divario tra ricchi e poveri, "garanti" e vulnerabili, fiduciosi e disperati. Un quadro preoccupante che si fa strada in tutti i ceti sociali del paese. 

Covid: i garanti assoluti 

Per l’85,8% degli italiani la crisi sanitaria ha confermato che la vera divisione sociale esistente tra i lavoratori è quella tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito e chi no. Lo rileva il 54esimo rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese, secondo cui “esistono due Italie molto diverse: i garantiti e i non garantiti”. I “garantiti assoluti” sono quelli “con datore di lavoro lo Stato”. Di questi ultimi “sono membri 3,2 milioni di dipendenti pubblici. A cui si aggiungono i pensionati”.  

Covid: le sabbie mobili

Poi, prosegue il rapporto, “si entra nelle sabbie mobili: il settore privato senza casematte protettive. Per il prossimo futuro vive con insicurezza il proprio posto di lavoro il 53,7% degli occupati nelle piccole imprese, contro un più contenuto 28,6% dei lavoratori presso le grandi aziende”. Per 40 lavoratori autonomi su 100, inoltre, i figli sono passati in una classe occupazionale inferiore, dentro i ranghi degli operai e del terziario non qualificato. 

Covid: gli scomparsi 

5 milioni di persone sono scomparse dal panorama lavorativo italiano. Si tratta di coloro che svolgono lavoretti nei servizi, senza alcun tipo di contratto. Poi ci sono i vulnerati inattesi: gli imprenditori dei settori in crisi, i commercianti, gli artigiani, i professionisti rimasti senza incasso e fatture. Solo il 23% degli autonomi ha continuato a percepite gli stessi redditi di prima del Covid. Per il 40% degli italiani, secondo il rapporto Censis, avviare ora un’impresa è un azzardo da non prendere. 

Covid: il divario ricchi e poveri 

Il 90,2% degli italiani è convinto che l’emergenza coronavirus e il lockdown abbiano danneggiato maggiormente le persone più vulnerabili, ampliando le disuguaglianze sociali già esistenti. 

Sono solo 40.949 gli italiani che dichiarano un reddito che supera i 300.000 euro l’anno, con una media di 606.210 euro pro capite. Corrispondono allo 0,1% del totale dei dichiaranti. Mentre sono 1.496.000 le persone con una ricchezza che supera il milione di dollari (circa 840.000 euro): sono pari al 3% degli italiani adulti, ma possiedono il 34% della ricchezza del Paese. 

Covid: i favorevoli alla stretta

Il 57,8% degli italiani (il 64,7% tra gli under34) è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su che cosa è possibile fare, sulle persone che si possono incontrare. E il 38,5% (il 44,6% di chi ha tra 18 e 34 anni) è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico, introducendo limiti al diritto di sciopero e alla libertà di opinione. È quanto emerge dal 54esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nella parte che indaga sulle "scorie" dell'epidemia di Covid 19, prima tra tutte - sottolineano i ricercatori dell'istituto - "la propensione a rinunciare volontariamente alla solitamente apprezzatissima libertà personale". 

In vista del Natale e del Capodanno, si legge nel Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l’albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell’ultimo dell’anno. Questa volta, per il 61,6% degli italiani la festa di Capodanno sarà triste e rassegnata. E prevale il pessimismo, "non andrà tutto bene": il 44,8% degli italiani è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia. Solo il 20,5% crede che questa esperienza ci renderà migliori.

Covid: la fiducia nelle istituzioni 

Solo il 28% degli italiani nutre fiducia nelle istituzioni comunitarie, a fronte di una media europea del 43%. Lo rileva il 54esimo rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese. La ridotta fiducia degli italiani, ultimi nella graduatoria europea, per il Censis “deve essere inquadrata all’interno di un generalizzato e profondo atteggiamento di insoddisfazione verso tutte le istituzioni. Parimenti minoritari, infatti, sono i livelli di fiducia riposti nei confronti del Governo (29%) e del Parlamento (26%) nazionali, istituzioni di cui gli altri cittadini europei si fidano mediamente di più (nella media, il 40% si fida dei Governi nazionali, il 36% dei Parlamenti nazionali)”. La mancanza di fiducia non ha però “intaccato del tutto la visione delle istituzioni comunitarie nell’immaginario collettivo degli italiani, definita positiva dal 31% (Ue 27: 40%) e neutra dal 39% (Ue 27: 40%). Seppure di misura, rimane ancora minoritaria la quota di chi ne ha una percezione negativa, arrestandosi al 29% (Ue 27: 19%)”. 


 

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