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Economia
Credito bancario e venture capital per PMI: dialogo nella Milano dei capitali

Prosegue la settimana milanese dedicata alla finanza. In parallelo al Salone del Risparmio, quest’anno alla sua decima edizione, la città ospita “Milano Capitali”, manifestazione promossa da Class Editori che prevede una serie di convegni per riflettere sul ruolo del capoluogo meneghino come capitale italiana della finanza. Al centro della giornata odierna le piccole e medie imprese.

Presso l’Auditorium del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci sono intervenuti numerosi ospiti per parlare di fonti di finanziamento, tradizionali e alternative, alla PMI. Punto di partenza della discussione il fatto che negli ultimi anni sono diminuiti del 5% i prestiti bancari alla PMI. Parallelamente è aumentato il ricorso a soluzioni di venture capital – la cui raccolta ha raggiunto nel 2018 i massimi storici – nonché le quotazioni nel segmento AIM di Borsa Italiana. Considerata l’evoluzione del segmento, esiste la possibilità di conciliare le diverse fonti a vantaggio della crescita delle imprese?

A tale domanda ha cercato di rispondere Dario Scannapieco, Vicepresidente BEI, in collegamento video: “La crescita delle PMI è una nostra priorità, soprattutto in Italia, dove hanno un peso maggiore (costituiscono il 99% contro il 90% della media europea) e sono più piccole, soffrendo di minor capitalizzazione”.  “Affinché le PMI possano tornare a investire”, ha continuato Scannapieco, “occorre abbattere i fattori frenanti, quali incertezza sul futuro, complicazione del quadro delle regole e fatica a raccogliere capitali per sostenere costi alti (di energia o manodopera specializzata)”.  In tale contesto, “la diversificazione delle fonti non è più un’opzione, ma una necessità”, ha commentato Scannapieco. “Non solo è giusto che il sistema bancario sia più selettivo nell’erogare credito, ma è pure necessario spingere su tutte le forme di lending non bancario”.

Sull’incertezza del contesto come freno agli investimenti concorda anche Stefano Barrese, Responsabile Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, secondo il quale il problema non è la mancanza di credito alle imprese, “credito che oggi viene erogato alle condizioni migliori di sempre”. Per aiutare le imprese, soprattutto medie e piccole, “dobbiamo trovare soluzioni che aiutino a far arrivare il credito anche a quelle che non beneficiano di rating positivi”, ha dichiarato il Responsabile di Intesa. Intervistato da Affaritaliani.it Barrese ha spiegato come: “Una modalità è quella di sfruttare le nuove regole del fondo di garanzia che ci consente di utilizzare le coperture sui portafogli. Un altro strumento è il rating qualitativo che permette, avendo conoscenza dei fattori di qualità, di poter migliorare il profilo di rating dell’azienda senza dimenticare il bilancio che rimane un aspetto fondamentale. Non si tratta di un modo per aggirare il rating, ma per dare valore prospettico e non retrospettivo”.

VIDEO - Barrese, Intesa Sanpaolo: "Rating qualitativo per dare credito a PMI innovative"

Sulle fonti alternative di finanziamento, Barrese ha proseguito: “Se si apre il mercato obbligazionario e dei capitali è un fatto positivo perché se esiste un elemento di debolezza delle imprese è la mancanza di capitalizzazione. L’equity in questo senso è fondamentale. I PIR, per esempio, hanno dimostrato una cosa importante creando attenzione dal lato degli investitori, ossia dei risparmiatori, e portando una liquidità sul mercato dell’AIM senza precedenti”. In questo senso, l’aggettivo “alternative” è usato in modo improprio: “Sono fonti da considerarsi complementari a quelle del tradizionale canale bancario che rimane comunque la forma prevalente di finanziamento”.

“Se un ostacolo all’adozione delle fonti alternative esiste, è un problema di cultura e non di incentivi”, a dichiararlo è stato Giovanni Tamburi, Presidente e Amministratore Delegato di TIP: “Non vedo una contrapposizione fra il modo di operare di banche e fondi private, ma una complementarietà su obiettivi comuni. È un peccato che la politica, l’ABI e Confindustria abbiano per anni demonizzato la Borsa e impedito l’equilibrio complementare dei due strumenti. Oggi, per fortuna, la seconda e la terza generazione di imprenditori cominciano a recuperare fiducia nel sistema della raccolta privata”. Ai microfoni di Affaritaliani.it Tamburi ha poi aggiunto: “L’imprenditore italiano da sempre è patrimonialmente ben dotato, pertanto non ha bisogno dell’incentivo economico. Necessita invece di essere convinto sul piano culturale ad aprire il capitale o, meglio, a interrogarsi se, come e quando farlo. Ciò sta succedendo, come dimostrato dall’andamento dell’AIM negli ultimi anni. Superato questo trimestre di recupero rispetto all’ultimo negativo del 2018, credo che l’entusiasmo per le quotazioni possa tornare. Nexi ne è un segnale molto importante, non tanto per il valore, quando perché segna una riapertura del mercato”.

VIDEO - Tamburi, TIP: " Da medie imprese segnali di apertura del capitale"

A confermare i risultati più che positivi dell’AIM è stata Barbara Lunghi, Responsabile Primary Market di Borsa Italiana: “Negli ultimi anni il mercato dedicato alle PMI con ambizioni di crescita si è consolidato; quest’anno festeggiamo il decennale dell’AIM registrando un’accelerazione e una chiusura record per numero di quotazioni del 2018.” Tuttavia c’è ancora molto da fare, ha fatto sapere Lunghi ad Affaritaliani.it: “Se, da un lato, la cultura dell’equity si è abbastanza affermata, dall’altra parte, non è vinta la sfida finché non creeremo una popolazione di investitori dedicati alle small-cap, che abbiano le dimensioni e le professionalità adatte a lavorare con questo tipo di aziende. Si dà per scontato che quando una società si quota trovi gli investitori; questo è vero nella maggior parte dei casi, ma occorre raggiungere un numero più ampio e aumentare le specializzazioni così da interpretare le dinamiche dei singoli settori”. Quanto alle aspettative dell’AIM, Lunghi ha concluso: “L’obiettivo è di pareggiare il numero dell’anno scorso con 31 ammissioni e 26 IPO, molto dipenderà dal mercato”.

VIDEO - Lunghi, Borsa Italiana: "Lavoriamo su investitori dedicati alle small-cap"

Presente all’incontro per Borsa Italiana anche Marta Testi, a capo della piattaforma ELITE, nata nel 2012 con un focus sulle imprese in crescita e non solo su quelle in fase di quotazione. “Abbiamo iniziato con una trentina di aziende un percorso per sviluppare strumenti pratici e il network che consentisse loro di accelerare il dialogo con gli investitori finanziari e i partner industriali”, ha dichiarato Testi. “In poco più di 6 anni abbiamo dato vita a un circolo virtuoso che ha diffuso la cultura sul tema presso molte delle aziende facendo capire loro l’importanza di avere una governance e una pianificazione di lungo periodo”, ha aggiunto Testi ad Affaritaliani.it. “Oggi 1 su 3 si è attivata in un processo di corporate finance e sono 20 quelle che, dopo aver partecipato a ELITE, si sono quotate in Borsa Italiana. In ELITE stimoliamo le generazioni di imprenditori ad accettare l’ingresso di managerialità esterne che possono apportare competenze per la crescita”.

VIDEO - Testi, ELITE (Borsa Italiana): "Aiutiamo le PMI a sviluppare il business"

Il valore aggiunto per le imprese che si quotano è evidente. Lo ha affermato ad Affaritaliani.it Franco Gaudenti, Ceo di Envent Capital Markets, uno dei nomad che, in questi anni, ha contribuito a portare aziende nell’AIM: “Con la quotazione si dà all’impresa la potenzialità di sviluppare operazioni straordinarie, entrare in nuovi mercati, aprire nuovi stabilimenti utilizzando il valore espresso dalle azioni. Il nostro ruolo, come nomad, è quello di attestare la quotabilità della società, nell’ambito dell’ordinamento di AIM Italia, e di accompagnarla anche successivamente diventando, di fatto, il pubblico ufficiale responsabile”.

VIDEO - Gaudenti, Envent Capital Markets: "Il ruolo del nomad nella quotazione"

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