Marchi vecchi e troppa Italia: ecco perché Tod'S non tira più
Mentre Diego Della Valle è sempre più occupato nelle battaglie milanesi di via Rizzoli, a Casette D'Ete, nelle Marche, le cose stanno precipitando. E i conti presentati da Tod'S al mercato tre giorni fa hanno deluso tutte le previsioni, provocando un tracollo del titolo (che in due giorni ha perso il 7%) e una raffica di declassamenti da parte degli analisti.
Ultima in ordine di tempo è arrivata la sforbiciata del Credit Suisse che ha abbassato il target price a 105 euro da 125, portando il giudizio da "Neutral" a "Outperform". Ma prima del broker svizzero, all'indomani del bilancio 2013, stessa operazione era stata già compiuta da gli esperti di Mainfirst Bank (da 100 euro a 88, con giudizio “Underperform” confermato), da quelli di Jp Morgan, (da 102 euro a 92 euro, confermato il “Neutral”), dai colleghi di Equita sim (92 euro il target price) e da Nomura (da105 euro a 99 euro). L'unico segnale di fiducia è arrivato da Citigroup, che ha confermo la raccomandazione “Buy” come pure il prezzo obiettivo a 132 euro.
Che succede? Il gioiellino marchigiano della scarpe non tira più? Per andare al di là dei freddi giudizi dei report e capire bene dov'è il problema della gallina dalla uova d'oro di Diego Della Valle basta farsi un giro a Piazza Affari e sentire come la vedono gli operatori, quelli che Tod'S ce l'hanno sotto la lente tutti i giorni.
E l'analisi è tranchant: "Tod'S è molto, troppo italiana e con dei marchi che ormai vanno rivitalizzati. Quindi non ha ha un fortissimo appeal all'estero ed è in difficoltà in casa", spiega un analista.
Problema di prodotto? "Può darsi. Ma quello che importa è che i conti vanno male: vendono meno di quello che vendevano in passato, soprattutto nel loro mercato più forte, cioè l'Italia".
"In particolare - spiega un altro analista - soffrono i marchi Fay e Hogan. Tod'S funziona ancora abbastanza e ora stanno lavorando per rilanciarlo per dargli un appeal meno classico, ed è dunque un po' in una fase di transizione. Mettici poi la congiuntura negativa e i costi crescenti per affitti e costo del lavoro per quel poco che hanno in Asia...".
Insomma, il problema è semplice: la difficoltà a spingere sul fatturato e i costi che aumentano si traducono in una flessione dei margini e dell'utile.
E infatti il 2013 è stato archiviato con un utile netto in calo dell'8% a 133,8 milioni, contro i 145,46 dell'esercizio precedente, e un fatturato praticamente fermo (967,5 milioni di euro, in aumento dello 0,5%).
Il patron Della Valle si è ovviamente mostrato ottimista e ha confermato il dividendo, ma gli esperti non vedono rosa e non sperano più neppure in una crescita negli Stati Uniti. "Sono dieci anni che ci provano e non ci sono ancora riusciti", conclude.
Quello che per ora tiene viva l'attenzione sul titolo è proprio la sua perdita di valore, che ha portato la società a valere circa tre miliardi di euro. Cifra che fa di Tod'S una preda perfetta per qualche grande gruppo internazionale.