Def, Istat: lieve incremento del Pil (+0,1%) nel primo trimestre 2015
La crescita del Pil italiano? Per il momento è ancora un miraggio. E se, per caso, l'euro tornasse ad apprezzarsi frenando l'export del made in Italy verso i mercati internazionali, anche il prudente +0,7% di crescita stimato per quest'anno dal governo Renzi nel Documento di Economia e Finanza rischia di saltare. A dirlo, non è un gufo qualunque, come potrebbe essere appellato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, ma niente meno che il presidente dell'Istat Giorgio Alleva, che ogni mese e ogni trimestre sforna i dati ufficiali sullo stato di salute dell'economia italiana.
Alleva, durante un'audizione al Senato proprio sul Def appena licenziato da Palazzo Chigi, ha gelato gli entusiasmi sull'ormai rassicurante ripresa, spiegando che nei primi tre mesi dell'anno, il Pil "dovrebbe tornare a segnare un lieve incremento pari a +0,1%, per crescere a ritmi più intensi" nel trimestre successivo. Stime che, in attesa del dato di marzo sulla produzione industriale, riportano alla dura realtà quanti attendevano un dato un pochettino più sostenuto per gettarsi definitivamente alle spalle i 5 anni di crisi che hanno fatto perdere al Paese ben un quarto della propria capacità produttiva.
Così, dopo la crescita zero dell'ultimo trimestre 2014, la doccia fredda della produzione industriale negativa di gennaio (-0,7% congiunturale) e il +0,6% di febbraio, non dobbiamo attenderci grandi slanci a marzo, al termine del quale il Pil resterà sostanzialmente ancora invariato. E questo nonostante gli effetti sulla carta positivi dei 4 mesi alle spalle di calo continuo del prezzo del petrolio e dell'avvio del programma di quantitative easing da parte della Bce. Politica monetaria espansiva non convenzionale che ha compresso ulteriormente l'euro.
C'è di più. E' vero che il numero uno dell'Istat per i trimestri successivi ha sostanzialmente confermato la stima 2015 finale del governo Renzi (+0,7%, e non di più, previsione che già scontenta perché prudente), ma se per caso l'euro nel 2016 tornasse ad apprezzarsi metterebbe a rischio quanto ipotizzato nel Def. "Le simulazioni realizzate dall'istituto", ha spiegato infatti Alleva, "suggeriscono che i rischi relativi al quadro programmatico contenuto nel Def sono prevalentemente concentrati sul proseguimento delle condizioni favorevoli del commercio internazionale e del tasso di cambio 2016". Che la "Bella addormentata", per usare il paragone che il premier usa di solito per descrivere all'estero la condizione dell'Italia, continuerà a farsi dunque un pisolino anche nei prossimi trimestri? Facciamo gli scongiuri, euro-dollaro permettendo.