Chi evade non deve andare in galera. Fisco, i consigli di Ukmar al premier Renzi
"Bisogna avere il coraggio di far piazza pulita del passato. Oggi, visto che l'evasione fiscale è un fatto congenito all'Italia, evadere non è più un disvalore per cui non occorrono le sanzioni penali. Bisognerebbe depennarle tutte e lasciare invece inalterato sia il pagamento dei tributi evasi sia la limitazione delle sanzioni amministrative. Oggi abbiamo bisogno che il contribuente versi quanto non ha versato, non di riempire le carceri". Lo spiega ad Affari Victor Ukmar, professore emerito all'Università di Genova e uno dei più noti tributaristi italiani, intervistato sul nodo del 3% come soglia di non punibilità per i reati tributari su cui sta lavorando il governo Renzi e che ha fatto molto discutere per essere una norma salva-Berlusconi.
"Mi son sempre pronunciato contro i condoni. Sono il più nefasto dei provvedimenti di uno Stato di diritto, perché crea diseguaglianza fra chi paga e chi invece condona e induce all'evasione", dice Ukmar che aggiunge: "Ora ho leggermente modificato questa mia posizione per due motivi. La prima ragione è che la nuova sistemazione dei condoni determina ora il pagamento dei tributi non pagati: mentre nei condoni precedenti c'era anche un abbuono sulle imposte, oggi non c'è più. La seconda è che oggi siamo in presenza di un trend internazionale: nel 2010 il G20 aveva disposto di arrivare a una sistemazione delle irregolarità all'estero, assegnando l'incarico all'Ocse di dare indicazione di come comportarsi agli Stati con delle direttive. Indicazioni recepite in ritardo dall'Italia con un pasticcio normativo. Nel mettere mano a questa materia oggi, bisogna esser coraggiosi: bisogna far pagare le imposte non pagate e ridurre metà delle sanzioni amministrative".