Economia
Deloitte Innovation Summit 2020: la persona al centro dell'innovazione

Secondo i dati presentati oggi, l'innovazione del futuro deve essere antropocentrica. Sesana (Generali): "Tecnologia funziona se una società sa rimanere umana"
Deloitte Innovation Summit 2020: la persona al centro dell'innovazione
La pandemia ha reso la tecnologia un'alleata indispensabile per la maggior parte degli italiani, dando un ulteriore impulso alla digitalizzazione. Ma è già tempo di una nuova prospettiva, come emerso dai dati dello studio che Deloitte ha presentato oggi in occasione dell’Innovation Summit 2020, l'appuntamento nato per delineare come l'innovazione stia cambiando concretamente la nostra società e il nostro sistema economico. La ricerca è stata realizzata attraverso interviste a un campione di oltre 6.000 cittadini italiani ed europei, includendo il punto di vista di rappresentanti e manager di circa 20 imprese operanti in diversi settori industriali.
Secondo le tendenze emerse, l’innovazione che abbiamo conosciuto finora (esponenziale, centrata sulla performance tecnologica più che sulla capacità di essere utile per le persone) è utile ma migliorabile. L’innovazione del futuro deve essere guidata da un approccio antropocentrico: un approccio, cioè, che metta l’uomo al centro dei processi di innovazione.
La crisi in corso ha fatto emergere diversi ambiti sui quali è necessario intervenire rapidamente per far fronte all’emergenza sanitaria nel nostro Paese. Tra tutti, Salute & Benessere e la Mobilità sono quelli che necessitano maggiormente di essere ripensati in ottica antropocentrica.
Deloitte Innovation Summit 2020, Salute e Benessere
Per quanto riguarda Salute & benessere è importante sviluppare un’offerta mirata che aumenti la qualità, anche percepita, dei servizi erogati verso i clienti, e preparare dei piani per gestire al meglio eventuali ulteriori emergenze. Allo stato attuale, ad esempio, il 38% degli italiani ritiene che i tempi di attesa relativi ai servizi sanitari siano troppo lunghi, mentre il 43% vorrebbe che la ricerca e l’innovazione nei prossimi 5 anni si concentrassero sullo sviluppo di un’assistenza più veloce ed efficace.
Le iniziative di innovazione dovrebbero mirare a introdurre tecnologie avanzate per la diagnosi e la cura delle malattie, oltre che ad aumentare il livello di accesso alle cure, anche in via digitale. Infatti, anche se più della metà degli italiani preferisce la visita in presenza alla telemedicina, il 65% si dice disposto a utilizzare app di diagnosi e monitoraggio della salute. Il 60% dei consumatori inoltre sarebbe propenso a utilizzare innovazioni relative a farmaci.
Secondo lo studio presentato 9 italiani su 10 riconoscono l’importanza dell’innovazione e della ricerca nell’ambito salute e benessere, sia per continuare a gestire in maniera più efficiente le necessità sanitarie di sempre (es. cura dei malati cronici), sia per rispondere a nuovi bisogni e nuove sfide (es. telemedicina, accettazione telematica e monitoraggio da remoto). Tuttavia, solo il 6% ritiene che il livello di innovazione e ricerca in ambito salute e benessere dell’Italia sia ottimo (vs il 16% a livello europeo).
Deloitte Innovation Summit 2020: la mobilità
La mobilità è uno dei settori maggiormente toccati dalla situazione di emergenza. Crolla l’utilizzo dei mezzi pubblici e si usano di più le auto già in possesso (+39%) o mezzi alternativi come la bicicletta (+19%). Di contro le immatricolazioni auto a maggio 2020 segnano un -50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una flessione del -37% sulle immatricolazioni attese a fine 2020.
Per esempio il 20% degli utenti ha completamente abbandonato l’uso dei trasporti pubblici, il 20% li usa meno rispetto a prima dell’emergenza. Un cambio di abitudini che quindi coinvolge complessivamente il 40% degli italiani. Inoltre, più del 60% vede come priorità assolute il distanziamento sociale e il monitoraggio degli ingressi sui mezzi pubblici.
Dati come questi dimostrano quanto potrebbe fare la differenza lo sviluppo di infrastrutture che favoriscano la diffusione di nuove forme di mobilità. Le iniziative di innovazione dovrebbero mirare a introdurre tecnologie avanzate per abilitare modelli di mobilità in ottica «smart city», «green», creando servizi integrati e completi. Non è un caso che il 53% degli italiani pensa che sia necessario potenziare la rete di piste ciclabili negli anni a venire, e che il 49% degli italiani vorrebbe un ripensamento del modello di città in ottica di smart city con soluzioni di mobilità avanzate, abilitate dall'uso dei dati.
Deloitte Innovation Summit, mobilità e innovazione: il caso Enel e Generali Italia
"Ci sono elementi che abbiamo sotto ai nostri occhi e che la tecnologia sta mettendo a nostra disposizione nel modo di muoverci", ha spiegato Francesco Starace, CEO e General Manager di Enel, durante l'incontro. "Nel 2020 abbiamo assistito a un sostanziale crollo dell’immatricolazione dei veicoli privati e ad un aumento notevole dell'uso dei veicoli elettrici. C’è una vera e propria risposta che la tecnologia sta dando a questa necessità. L’auto elettrica sarà sempre più competitiva e assisteremo ad un'accelerazione nella transizione dal motore a combustione interna al motore elettrico. Grazie alla digitalizzazione saremo sempre più in grado di muoverci in modo fluido e anche di evitare errori nel trasferimento dei dati".
Marco Sesana, CEO di Generali Italia, condivide la visione di una mobilità in continuo mutamento e sempre più orientata verso la sostenibilità: "La mobilità non sta solo cambiando, ma si sta differenziando nell’utilizzo e nelle forme", ha spiegato il manager nel corso del suo intervento. "Si tratta di un trend che ha preso piede già prima dell'avvento del Covid e che quest'ultimo ha contribuito ad accelerare. Noi assicuratori siamo impegnati a rispondere a questi bisogni con prodotti e servizi innovativi che interagiscano con i nuovi ecosistemi che si stanno formando. L'uso della tecnologia e dei dati personalizzabili capaci di soddisfare le esigenze dei clienti è insieme uno stimolo e un'opportunità: bisogna offrire loro servizi diversi da quelli avuti finora".
Il ruolo dell'assicuratore è, infatti, quello di "incoraggiare comportamenti più sostenibili allineando interessi e punti di vista diversi. Dare la possibilità alla persona di avere un feedback sul proprio utilizzo dei veicoli - ha spiegato Sesana - consente di migliorare il proprio stile di guida e questo è nell’interesse dei clienti, dell’industria e della società. Bisogna guidare tutti insieme questa trasformazione, non è solo un tema di comportamenti individuali. Bisogna tenere in considerazione anche temi infrastrutturali, di velocità di implementazione e chiarezza di idee, di dialogo fra pubblico e privato".
L'intreccio tra dimensione pubblica e privata è stato il focus della seconda parte del panel. "Noi come Enel, per aiutare questa importante transizione verso la mobilità elettrica, stiamo lavorando insieme ai Governi per far sì che si creino le condizioni affinché tale processo avvenga", ha continuato Starace. "Stiamo facendo importanti investimenti in ambito infrastrutturale e tecnologico, cercando di dare impulso alla mobilità elettrica, compresa quella pubblica. La mobilità pubblica elettrica, che abbiamo introdotto a Santiago de Chile ed espanderemo nel resto dell'America Latina e in Europa, partendo dalla Spagna, è più competitiva rispetto a quella a combustione interna: stiamo operando uno sforzo di convincimento nei confronti delle autorità sul fatto che convertire il trasporto pubblico urbano all'elettrico migliori non solo la qualità della vita e dell’aria, ma anche dei conti delle aziende municipalizzate e delle città. Infine, grazie ai data analitcs, mettiamo a disposizione delle città enormi quantità di informazioni. Tutto questo è possibile grazie alla tecnologia".
Sul tema dei dati si è focalizzato anche Sesana: "I dati sono il nostro core business da sempre. Insieme a nuovi modi di trattare i dati, ci stiamo dando obiettivi relativi alla connessione dei nostri clienti e quando lavorare insieme ad essi per fornire servizi più precisi".
Generali abbraccia da sempre una filosofia antropocentrica: "Secondo la nostra visione - ha aggiunto Sesana -, non esistono dati che funzionino bene se una società non sa rimanere umana, se non sa mettere le persone al centro e valorizzare le competenze e le peculiarità di ogni singola persona. Noi facciamo un business basato sulla fiducia ed essa ha bisogno delle persone, è difficile da costruire con un robot. Uno dei cardini del nostro piano strategico è fare consulenza di valore e per fare ciò abbiamo bisogno delle relazioni umane. Prevenzione, contenimento e assistenza sono i tre step fondamentali del nostro operato. Tutto questo si fonda sulla relazione con le persone".