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Economia
Dieselgate, l’ex numero uno di Audi Rupert Stadler pronto a confessare
Maurizio Gasparri

Dieselgate, l'ex ceo Audi Rupert Stadler pronto a confessare la frode

L'ex numero uno del gruppo automobilistico Audi, Rupert Stadler, sarebbe pronto a confessare nell'ambito del processo sul Dieselgate del Gruppo Volkswagen. Lo ha annunciato lo stesso difensore Thilo Pfordte, che ha affermato che il suo cliente accetterebbe la proposta di patteggiamento del Tribunale provinciale. Stadler, che ha ricoperto l’incarico di ceo dal 2007 al 1018, lo farà in cambio della sospensione della pena e del pagamento di una somma di denaro pari a 1,21 milioni dollari, ovvero circa 1,1 milioni di euro.

L’accusa a carico del 60enne ex amministratore delegato da parte della Corte Regionale di Monaco, in seguito alle manipolazioni dei motori diesel scoperte negli Usa nel 2015, è arrivata nel 2020 e consiste nel non aver fermato la vendita delle auto a gasolio interessate in Europa anche dopo che le autorità statunitensi avevano scoperto il manomissione dei propulsori. Accusa dalla quale Stadler si era difeso chiamando in causa gli ingegneri del gruppo, che a suo dire non avrebbero scoperto la truffa.

LEGGI ANCHE: Volkswagen batte cassa con ex manager: 288 milioni per lo scandalo Dieselgate

Ma il tribunale è giunto alla conclusione che il dirigente avrebbe dovuto ammettere già nel luglio 2016 che i valori delle emissioni delle auto diesel potevano essere manipolati. Invece di interrompere lo schema illegale e di informare i partner commerciali, Stadler ha continuato a sostenere la vendita delle auto truccate. Il gigante automobilistico Volkswagen ha ammesso nel settembre 2015 di aver installato in 11 milioni di veicoli delle marche del gruppo dispositivi che li facevano apparire meno inquinanti nei test di laboratorio di quanto non fossero in realtà.

I termini dell’accordo con i pubblici ministeri sono i seguenti: la dichiarazione sarà rilasciata da Stadler entro due settimane, dopodiché il giudice deciderà se questa potrà essere considerata come una confessione completa. In questo caso, l’ex top manager tedesco, che rischia una condanna definitiva fino a due anni di detenzione, come detto, vedrebbe sospesa la propria pena.

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