Economia
Dl delocalizzazioni, Todde: "Bozza condivisa. Non punitiva per le imprese".

Decreto anti-delocalizzazioni, Gentiloni a Bonomi: "Ok ai dubbi, ma i toni sono eccessivi", Todde: "Lavoro in trasparenza, bozza condivisa con tutti"
Non si arresta il dibattito, ormai infuocato, sul decreto anti-delocalizzazioni, in fase di elaborazione da parte del Ministero del Lavoro di Andrea Orlando e del Ministero dello Sviluppo atteso a settembre in consiglio dei ministri. "Io lavoro sempre in trasparenza, lavoro in condivisione con gli uffici di struttura del Mise, la bozza è stata chiaramente condivisa con tutti giorni fa. Ripeto, lavoro in trasparenza e non ho problemi a relazionarmi con il ministro Giorgetti con cui stiamo facendo un buon lavoro. Stiamo discutendo di una bozza, stiamo ancora alle fasi preliminari, le polemiche lasciamole fuori. Ribadisco però che chiunque dica che questa è una proposta anti impresa, credo non abbia letto la bozza in maniera accurata”, è tornata sulle polemiche sulla misura la viceministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde dopo che ieri aveva specificato che "si tratta di una bozza, che sarà condiviso con le parti sociali e con Confindustria, e che non è assolutamente punitivo nei confronti delle aziende".
La Todde aveva ribattuto al duro attacco del presidente di Confindustria Carlo Bonomi che in occasione del meeting di Cl di Rimini aveva infatti dichiarato "punitiva" la misura in campo dal Governo. Posizione criticata però ieri, sullo stesso palco, anche dal commissario europeo Paolo Gentiloni, che ha definito i toni del numero uno di Viale dell'Astronomia eccessivi: "In questo momento meno polemiche e più lavoro comune. Avanzare dubbi è legittimo, ma questi attacchi al governo sono fuori luogo. È chiaro che dobbiamo difendere il posto di lavoro nelle imprese che minacciano licenziamenti via whatsapp, dobbiamo ribellarci a questo modo feudale di vivere i rapporti di lavoro. Ma non dobbiamo illuderci di risolvere il problema congelando la situazione occupazionale che c'è, dobbiamo attirare investimenti in Italia".
Oggi, il viceministro dello Sviluppo Economico, ha infatti tenuto a precisare che si tratta di "un percorso di responsabilità sociale per quelle aziende che non sono in crisi e per quel aziende che hanno preso fondi pubblici. Poiché la maggior parte delle aziende e degli imprenditori sono seri, vivono la loro azienda e creano valore nei territori in cui fanno impresa, è importante che anche quando le aziende cambiano strategie e modelli, che è legittimo e sacrosanto, lo facciano con un percorso ordinato, dando la possibilità di mantenere viva l'attività produttiva se ci sono le condizioni, o quanto meno, aiutando a salvare i posti di lavoro, non a oltranza per difendere modelli magari non più sostenibili".
"Ma- ha sottolineato il viceministro dello Sviluppo economico, semplicemente aiutando a riformare i lavoratori e a trovare una nuova occupazione. Questo è importante perché voglio sempre ricordare che chi usa fondi pubblici usa soldi dei cittadini”.
Sulle delocalizzazioni si cerca una soluzione che possa essere il più condivisa possibile. E non è detto che possa passare per la bozza di provvedimento gia' predisposta. In particolare si starebbe valutando l'ipotesi di convocare un tavolo congiunto con tutte le parti coinvolte, imprese e sindacati, per discutere sul piano Todde-Orlando: un piano che riguarda delocalizzazioni, impatto occupazionale e responsabilità sociale d'impresa, ma sul quale ci sarebbero ancora dei distinguo da parte di altre anime del governo. Le norme per evitare la fuga all'estero delle imprese che hanno usufruito di aiuti pubblici sono ancora un cantiere aperto. E' un tema sul quale le varie anime del governo non sembrano parlare la stessa lingua. Cosi' appare difficile che - come ipotizzato all'inizio - il testo possa arrivare al primo consiglio dei ministri alla ripresa dell'attività di governo dopo la pausa agostana.
La proposta iniziale prevedeva l'introduzione di alcuni paletti sociali per le aziende che hanno deciso di chiudere per spostare la produzione all'estero. Si pensava ad un preavviso di almeno 6 mesi con l'individuazione di un advisor per avviare il confronto e delineare un piano con le ricadute occupazionali ed economiche, prevedendo possibili reindustrializzazioni o potenziali acquirenti con l'obiettivo di salvaguardare anche l'occupazione.
Le critiche si sono focalizzate in particolare sull'aspetto sanzionatorio ipotizzato nella bozza: una prima versione stabiliva per le aziende beneficiarie dei contributi pubblici negli anni precedenti una sanzione in rapporto al fatturato (magari del 2%) o l'inserimento di una lista nera con l'esclusione per vari anni da ammortizzatori sociali e incentivi. Non e' pero' detto che lo stralcio di queste norme possa salvare il testo del decreto anti-delocalizzazioni.