Economia
Dal flop in Borsa alla fuga nelle braccia di DoorDash: il destino (inevitabile) di Deliveroo
DoorDash è oggi il numero uno del food delivery negli Stati Uniti e ora grazie a Deliveroo entra a gamba tesa nel mercato europeo

DoorDash conquista Deliveroo e sbarca in Europa: ecco perché era la preda perfetta per il colosso Usa
Non sono più 2,7 ma 2,9 miliardi di sterline: tanto è costata a DoorDash l’acquisizione di Deliveroo, una delle ultime grandi startup europee del food delivery. Un colpo grosso che cambia gli equilibri del settore,
soprattutto in Europa: Deliveroo saluta la Borsa, con un delisting che molti vedranno come liberatorio, visti i tonfi post-Ipo, ed entra ufficialmente nella galassia DoorDash, il colosso americano fondato a San Francisco nel 2013 da Tony Xu.
L’operazione consente al gruppo statunitense di piantare la bandierina a stelle e strisce sul vecchio continente, dove la concorrenza è spietata ma anche frammentata. Guardiamo nel dettaglio ai due colossi. Deliveroo è nata a Londra nel 2013 da un’intuizione di Will Shu e Greg Orlowski: portare i piatti dei migliori ristoranti a casa delle persone in modo rapido e digitale. La formula, una piattaforma ibrida basata su ristoranti partner e cucine virtuali ha funzionato bene, soprattutto nei primi anni.
Il boom è arrivato, come con tutti, con la pandemia, quando il food delivery è diventato un servizio essenziale. Ma dopo il 2021, la crescita ha iniziato a zoppicare. L’Ipo alla Borsa di Londra, definita "uno dei peggiori debutti di sempre" dalla stampa finanziaria, ha segnato l’inizio della frenata. Eppure Deliveroo ha ancora il suo peso.
Ad oggi è attiva in 9 Paesi, con una posizione di rilievo soprattutto nel Regno Unito e in Irlanda (che da sole generano il 62% degli ordini), è presente anche in Francia, Belgio, Emirati Arabi e Italia. Proprio in Italia, dove opera dal 2015, Deliveroo serve oltre 1.800 comuni, collabora con più di 24.000 tra ristoranti e supermercati e copre un bacino di oltre 40 milioni di persone.
Secondo un report di Capital Economics, nel 2022 la piattaforma ha generato nel nostro Paese un impatto economico di quasi 400 milioni di euro e supportato circa 6.800 posti di lavoro. Nel marzo 2025, alla guida di Deliveroo Italia è poi arrivato Andrea Zocchi, manager con esperienza in McKinsey, Esselunga, Digitail ed Everli, che ha preso il posto di Matteo Sarzana.
DoorDash, dal canto suo, è oggi il numero uno del food delivery negli Stati Uniti. Oltre che in patria, è attiva in Canada, Australia e Nuova Zelanda. Non aveva mai sfondato in Europa, ma con l'acquisizione di Deliveroo sicuramente entra a gamba tesa in un mercato finora presidiato da Just Eat Takeaway e Uber Eats – e si porta a casa una rete logistica ben oliata e una base clienti fedele.
Per Tony Xu, Ceo di DoorDash, l’operazione è una fusione di forze complementari: "Uniremo il nostro playbook operativo con l’esperienza locale di Deliveroo per investire nell’innovazione e alzare il livello di esecuzione". In sostanza: DoorDash porta l’efficienza e i numeri del suo modello, Deliveroo la territorialità e i contatti locali.
La capitalizzazione di Deliveroo al momento dell’annuncio dell’accordo era di circa 3 miliardi di sterline. Il che la dice lunga sullo stato delle cose: Deliveroo non era più in grado di crescere da sola. Del resto, il settore intero sta vivendo una simile fase di cambiamento. Ad esempio a febbraio 2025, la società olandese Prosus ha acquisito Just Eat Takeaway per 4,1 miliardi di euro.
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Cosa succede ora? Deliveroo sarà progressivamente integrata nel gruppo DoorDash. La sfida non sarà solo mantenere l’identità e la riconoscibilità del marchio britannico, ma anche adattare il modello operativo americano a mercati profondamente diversi. In Italia, dove il delivery è legato a doppio filo con la cultura del cibo e le peculiarità regionali, il rischio è perdere il vantaggio competitivo costruito in dieci anni. Quello che è però certo è che il food delivery, dopo il boom della pandemia entra in una nuova fase: meno hype, più consolidamento.