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Economia
Ecomm Fashion 2020, a rischio chiusura 17mila negozi. Torti: "E' una disfatta"

Il lungo confinamento da pandemia rischia di cancellare dal mercato 17mila negozi di abbigliamento. E’ il grido d’allarme degli “Stati Generali” della moda italiana, che oggi -in occasione di Ecomm Fashion- tiene a confronto molti top player del settore per fare il punto della situazione in un momento di grandi cambiamenti. “È cambiato tutto dopo il Covid, e oggi assistiamo ad uno smarrimento senza precedenti per il nostro settore. Riteniamo quindi che proprio in questo momento ci sia bisogno di unione, e che ci sia bisogno anche di traghettare un cambiamento. Una vera e propria rivoluzione. E la rivoluzione passa attraverso tecnologie, passa attraverso informazioni ma passa soprattutto attraverso un cambio di mentalità”, ha affermato all’assemblea plenaria Bassel Bakdounes (nella foto), Ceo di Velvet Media, holding veneta organizzatrice dell’evento digitale.

I numeri della disfatta di ha forniti Massimo Torti, segretario generale della Federazione Moda Italia: dei 115.000 punti vendita in Italia, pari ad una forza lavoro di circa 313.000 addetti, dopo il 18 maggio, data di fine lockdown, hanno riaperto il 94% di cui il 76% hanno fatto registrare forti cali di fatturato, soprattutto nelle grandi città e nei centri storici privi di turismo. Da qui le stime, che prevedono perdite di circa 15 miliardi di consumi con il rischio di chiusura di 17mila punti vendita e di conseguenza perdita di 35mila posti di lavoro. Altrettanto significativa la percentuale di digitalizzazione dei punti vendita, a chiusura del 2019 solo il 36,2% dei punti vendita aveva già un sito web mentre il 67,1% utilizzava almeno i social network. “I confini tra fisico e virtuale si attenuano. Il negozio fisico non è destinato a tramontare ma ad evolversi. Evoluzione è il concetto chiave”, ha sottolineato Torti.

Un quadro altrettanto complesso quello presentato in anteprima da Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici. Dall’indagine condotta dal Centro Studi di Confindustria Moda e presentata in anteprima ad Ecomm emerge un quadro difficile. Nel primo trimestre del 2020 le imprese del comparto calzaturiero hanno accusato una flessione media del fatturato pari al -38,4%, con una perdita complessiva stimata in 1,7 miliardi di euro. Nel dettaglio il 60% delle aziende calzaturiere a campione ha registrato, nei primi tre mesi 2020, un calo del fatturato compreso tra il -20% e il -50% rispetto all’analogo periodo 2019; un ulteriore 20% degli interpellati ha rilevato una contrazione superiore al -50%.  Se guardiamo alla raccolta ordini le prospettive non sono migliori: il 46% delle aziende intervistate ha indicato un calo tendenziale nel primo trimestre compreso tra il -20% e il -50%; il 37% ha subìto un arretramento superiore al -50% con un decremento medio degli ordinativi pari al -46,2%. Ha spiegato piega Badon: “Ci troviamo chiaramente di fronte a sfide impegnative e definitive nella loro capacità di plasmare l’industria e il mercato. I fattori del cambiamento che ciascuno di noi stava affrontando negli ultimi anni -l’esplosione dei canali digitali di vendita, accelerazione e disintermediazione nei processi di acquisto e progressiva selezione della distribuzione tradizionale multimarca- sono diventati in pochi mesi la condizione normale in cui operano gli imprenditori”.

Dal canto suo, Steven Tranquilli, presidente di Federpreziosi, ha conferma che anche un settore tendenzialmente conservatore come quello dei preziosi sta avviando l’integrazione tra canali tradizionali di vendita e mondo digitale. Sebbene con un po’ più di ritardo nella trasformazione, i dati segnalano che il 48,1% delle gioiellerie ha sia un sito web che un profilo sui social network, di cui il 22,6% ha soltanto profilo social mentre il 29,3% non ha alcuna strategia di comunicazione.

 

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