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Economia
Economia e turismo, serve una cura forte per recuperare la catena del valore

E’ uno scenario preoccupante quello che si rileva oggi dai primi dati sulle conseguenze economiche del Coronavirus in Italia. Soprattutto per il turismo. Lo sottolinea ad Affaritaliani.it l’economista Antonio Coviello, del Cnr-Iriss, nonché docente di Marketing per il Turismo presso l’Università Parthenope di Napoli, che analizza i vari scenari ipotizzati attualmente dalle società di rating da quello con probabilità di accadimento basso fino a quello di rischio alto applicati al “portafoglio di simulazione”, costituito da circa 25mila rating emessi recentemente dalla Credit Rating Agency.  

Qual è la situazione in Italia? “Il Ref Ricerche rileva che una diminuzione del Pil compresa tra -1% e -3% nel primo e secondo trimestre 2020 è l'indicazione degli effetti sull'economia del coronavirus che quantizza una perdita tra i 9 ed i 27 miliardi. La stima considera l'impatto diretto nelle regioni italiane, con effetti immediati e di più lunga durata, a seconda del settore considerato. Lombardia e Veneto, le due regioni più interessate dal fenomeno, secondo il Ref, contano per il 31% del Pil. Aritmeticamente, una contrazione del 10% del Pil in queste due regioni vale una diminuzione del 3% di quello dell'intero Paese. Anche Standard &Poor’s taglia la stima di crescita per l’Italia nel 2020, portandola a -0,3% dal precedente +0,4% per l’emergenza coronavirus. E l’Italia è il Paese che soffrirà l’impatto economico maggiore, l’unico in Europa a riportare crescita negativa nell’intero 2020”.

Il turismo è tra i settori che risentiranno maggiormente della crisi? “Le misure dei singoli Paesi per limitare il contagio e i timori dei viaggiatori a visitare zone considerate a rischio vanificheranno un intero anno di crescita per il comparto.  Questo vale anche per il segmento ristorativo ed alberghiero, i più colpiti nell’immediato. I dati Confcommercio e Confturismo rivelano, infatti, che dal primo marzo alla fine di maggio dell’anno nelle strutture ricettive ci sarà un calo di oltre 31,6 milioni di presenze con una perdita stimata di 7,4 miliardi. Solo il settore delle gite scolastiche in Italia, ad esempio, muove un business da 316 milioni annui, ma è la punta dell'iceberg. Anche l’Asstra -associazione del trasporto pubblico locale- registra già una perdita di oltre il 50% dei propri passeggeri in Italia ed una perdita secca di oltre 130 milioni di euro al mese. E Cerved rileva inoltre che un’azienda  su dieci potrebbe fallire nel caso in cui l’emergenza Coronavirus non si arrestasse entro l’anno e con misure che di fatto fermano l’economia delle aree più produttive del paese”. 

Lo stop al movimento delle persone, l’interruzione alle catene del valore e la perdita di ricchezza rischiano di tagliare una fetta importante del Pil mondiale. Quali sono gli scenari? Per fare un esempio, un punto di crescita in meno in Cina significa 0,4 punti in meno di reddito globale, -542 miliardi di dollari, come se andasse in fumo l’intera economia svizzera. Anche gli economisti di S&P Global Ratings hanno rivisto al ribasso le stime di crescita globali per il 2020. Con il Covid-19 ora presente in oltre 70 paesi, l’impatto macro-globale è raddoppiato dall’ultimo aggiornamento dello scorso 11 febbraio. Il Pil mondiale, così come viene specificato, dovrebbe scendere di 0,5 punti percentuali rispetto alla precedente previsione del 3,3 per cento. Gli esperti stimano inoltre un rallentamento del ritmo di crescita del Pil cinese ora visto rallentare al 4,8% rispetto alle previsioni pre-epidemia del 5,7%. In definitiva, ridotto della metà le previsioni per la crescita dell’area euro allo 0,5%, con l’Italia che sta subendo un colpo più duro della media”.

Quale sarà la vera sfida passata l'emergenza? “La ripresa passa dal digitale. L’obiettivo è ridurre il gap tra piccole e grandi imprese. Mi spiego: le grandi imprese sono già attrezzate per questo salto tecnologico, mentre solo il 30% delle piccole e medie imprese , ad esempio, è in grado di applicare ampia flessibilità al lavoro. I cosiddetti “device”, gli strumenti per il lavoro in mobilità vengono messi a disposizione per il 65% delle pmi, ma nei fatti sono ancora poche le realtà che hanno sistemi informatici di archiviazione digitale di dati integrati accessibili in luoghi esterni all’azienda”.  

Le misure varate dal governo sono sufficienti per salvare la stagione in corso? “Sicuramente no. Oltre a nuove risorse finanziare, il fisco resta una vera emergenza. Se il governo ha chiesto al Paese un “black out” della vita normale, ora dovrebbe valere lo stesso trattamento per il sistema fiscale. Rinvii e sospensioni di termini , pur “tamponando” il momento, non risolvono il problema e non bastano a garantire l’attività delle imprese, messe a serio rischio fallimento. Se non lo si farà sarà arduo risalire la china“.

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