ESG e sostenibilità, aziende ferme al palo: il 71% non ha una strategia verde - Affaritaliani.it

Economia

ESG e sostenibilità, aziende ferme al palo: il 71% non ha una strategia verde

Solo una minima parte, l'8% del campione, ha modificato i propri modelli di business in base ai criteri ESG adottati

Pianificazione sostenibile: quasi tre aziende su quattro (71%) non hanno ancora attuato una vera strategia 

Sostenibilità, principi ESG, transizione ecologica e approccio green: il dibattito economico, politico e sociale, così come le piccole e medie e imprese e le grandi realtà multinazionali, non possono più fare a meno di trattare queste quattro parole chiave. Soprattutto a livello aziendale, la pianificazione del business è ormai improntata verso nuovi principi di economia circolare.  Ma in quanti riescono davvero a mettere in pratica una strategia verde in grado di produrre risultati concreti? Non molti. A livello globale infatti, quasi tre aziende su quattro non hanno ancora attuato un piano di sostenibilità.

A scattare un'istantanea della situazione è Arthur D. Little, società multinazionale di consulenza specializzata in strategia e operations management, che attraverso un report condotto a livello globale ha analizzato il livello di maturità del settore aziendale per quanto riguarda il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. Nello specifico, più della metà delle aziende che hanno partecipato allo studio hanno ammesso di non avere ancora pianificato una strategia di sostenibilità o che, se esistente, di non essere stata pienamente compresa dai dipendenti.

Solo la metà dichiara di aver modificato il modo in cui gestisce la propria attività e una minima parte (l’8%) ha modificato i propri modelli di business in base ai criteri ESG adottati. Gli impegni di sostenibilità non sembrano avere la stessa urgenza o rigore di altri obiettivi aziendali: tra le aziende partecipanti, il 65% non correla gli incentivi dedicati al senior management alle prestazioni di sostenibilità e solamente il 24% dichiara di avere piani strutturati per il raggiungimento dei risultati sia a breve, che a lungo termine, come per gli obiettivi di decarbonizzazione.

Mancanza di standard di sostenibilità, di incentivi e scarsa comunicazine: i fattori del divario "green" 

Inoltre, nonostante ben l’84% delle aziende abbia un report di sostenibilità, solo il 17% utilizza lo stesso rigore nel reporting applicato alle performance finanziarie. A proposito di decarbonizzazione, Arthur D. Little ha recentemente esplorato le tendenze che stanno attualmente plasmando il settore energetico verso un mondo “Net Zero”, esaminando in dettaglio gli investimenti effettuati dalle società tradizionali in diversi settori, inclusi petrolio e gas (O&G), dalla produzione di energia alle infrastrutture.

Sebbene ciascuno stia rispondendo con modalità differenti alla transizione energetica, è importante riconoscere che la convergenza è ora uno dei maggiori fattori trainanti del cambiamento del mercato, insieme alla necessità di digitalizzare i processi e, in particolare per il settore dell’energia, di decentrarli. Ciò è dimostrato ad esempio dall’ubicazione dei parchi eolici vicino alle aree urbane o dall’utilizzo della microgenerazione. In questo quadro incerto e preoccupante, tre fattori principali emergono come cause di questo divario: la mancanza di standard interni di sostenibilità, la scarsa comunicazione e la mancanza di incentivi.

Sostenibilità e transizione energetica, Stefano Milanese (ADL): “Raggiungere criteri ESG è la sfida aziendale del presente”

Secondo Stefano Milanese, partner di Arthur D. Little, “attualmente, molte organizzazioni soffrono della mancanza di standard interni comunemente compresi e condivisi quando si tratta di misurare le performance legate alla sostenibilità. Le aziende devono articolare chiaramente ciò che misureranno, quali sono i KPI’s e quali le prestazioni da considerare virtuose per la società”.

Se questo passaggio non è chiaro ai dipendenti, e in particolare quelli che non fanno parte dei team centrali di sostenibilità, non saranno in grado di prendere decisioni informate nelle loro attività quotidiane, e non potranno contribuire al raggiungimento di criteri generali ESG, che si pongono come sfida aziendale del presente”, conclude Milanese.