Economia
Ex Ilva, ira degli operai: "Lo Stato ci salvi, non c'è più tempo". Manifestazioni da Taranto a Genova
A rischio migliaia di posti di lavoro dopo l'ennesimo bando andato a vuoto

Adolfo Urso
Ex Ilva, operai in piazza e appello allo Stato. A rischio migliaia di posti di lavoro
L'ex Ilva di Taranto rischia la chiusura, la mazzata è arrivata dall'ennesimo flop sancito dall'ultimo bando. Si sono interessati all'acciaieria solo due fondi stranieri ma che pretenderebbero di ottenere l'impianto gratis. Una situazione sconfortante che costringe il governo a intervenire ancora una volta. Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso, che ha sempre chiuso all’ipotesi di nazionalizzazione, incontrerà i sindacati, insieme con altri esponenti del governo, il 28 ottobre a Palazzo Chigi. Il dossier ex Ilva - riporta La Repubblica - è in una fase delicata. Nessun soggetto industriale si è fatto avanti per rilevare l’intero complesso. I commissari di Acciaierie d’Italia e Ilva spa proseguono nell’esame delle offerte nel più stretto riserbo.
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Di fronte al rischio di dire addio alla più grande acciaieria d’Europa e a un pezzo importante della siderurgia italiana, - prosegue La Repubblica - i lavoratori in sciopero – da Genova a Taranto – chiedono al governo di battere un colpo. Nel capoluogo jonico, dove il pesante ridimensionamento, se non la chiusura, della fabbrica, rischia di lasciare per strada più di settemila addetti, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm hanno organizzato un corteo di protesta che ha raggiunto il Comune di Taranto. "È necessario, dicono, "un intervento pubblico per garantire la tutela sanitaria, occupazionale e impiantistica del sito di Taranto". Deve essere lo Stato, insomma, a guidare la transizione dal carbone all’acciaio green. "L’ex Ilva rischia di chiudere – avverte Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil –. Continuiamo a sostenere la necessità di un intervento dello Stato per rilanciare lo stabilimento".