Il contratto bancario sul tavolo di Giovannini

Il muro contro muro tra banche e sindacati continua. Per sbloccare l'impasse il contratto nazionale del settore bancario arriverà, per la prima volta, sul tavolo del ministro del Lavoro Enrico Giovannini.
"Ci giunge voce di una prossima convocazione delle parti sociali ad opera del ministro in merito alla disdetta del contratto nazionale di categoria da parte di Abi e rispetto alla situazione del Fondo di solidarietà, l'ammortizzatore sociale del settore del credito", afferma Lando Sileoni, segretario generale della Fabi.
L'intervento del governo la dice lunga sulla difficoltà di trovare un accordo. I sindacati sono forti di uno sciopero che ha mostrato la compattezza dei lavoratori. Lo scorso 31 ottobre sono rimaste chiude 9 filiali su 10. E le organizzazioni hanno già minacciato di incrociare le braccia per altre 15 ore entro febbraio.
L'Abi non ha fatto una piega: a poche ore dallo sciopero, il vicepresidente dell'associazione, Francesco Micheli, aveva sì sottolineato di essere "disponibile al confronto". Ma, di fatto, non aveva modificato la posizione iniziale: "Il contratto sia dal punto di vista normativo, sia dal punto di vista economico, è considerato unanimemente insostenibile".
Il minsitro Giovannini si era detto sicuro di poter "trovare un'intesa che salvaguardi sia l'esigenza delle banche, sia la tutela dei posti di lavoro". Da quel giorno è passato un mese. L'intesa pare lontana e il Giovannini si sarebbe convinto a intervenire in prima persona. Il suo non sarà un compito facile. Anche perché i sindacati non nascondono le proprie perplessità: "Se la convocazione rappresenta la solita manovra per giustificare e legittimare il comportamento inaccettabile dell'Abi - afferma Silleoni - la Fabi si opporrà con tutte le forze. Dopo i recenti provvedimenti legislativi in materia fiscale e finanziaria che hanno, di fatto, aiutato le banche, ci aspettiamo da parte del Governo una posizione super partes a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori bancari".
