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Economia

 

I meno giovani si ricorderanno: un tempo le macchine fotografiche non erano digitali e le fotografie venivano realizzate impressionando pellicole chimiche e stampando il risultato su carta. Tra colossi mondiali controllavano il settore delle pellicole: l'americana Kodak, la tedesca Agfa (dal 1964 fusasi con la belga Gevaert) e statunitense Polaroid (specializzata nelle pellicole autosviluppanti e nelle fotocamere istantanee). Bene, quel mondo da tempo non c'è più e per i tre protagonisti la rivoluzione tecnologica ha comportato dolorosi processi di ristrutturazione.

Kodak in particolare è emersa solo ieri dal "Chapter 11", u
na procedura di bancarotta volontaria che è molto simile all'amministrazione straordinaria prevista dalla normativa italiana nel caso di aziende in crisi. L'azienda era entrata in tale procedura il 19 gennaio dello scorso anno, dopo aver tentato senza grande successo di riconvertirsi da produttore di pellicole chimiche ad un gruppo focalizzato sulle tecnologie di sviluppo e stampa di immagini digitali, acquistando fin dal giugno del 2011 circa 1.100 brevetti e cercando di fare cassa vendendo le ultime attività legate alla produzione di gelatine per pellicole e carta fotografica a fine 2011.

Una mossa che non ha evitato all'azienda di rimanere completamente a secco di liquidità e dover quindi ricorrere al Chapter 11. Nel corso della procedura di bancarotta volontaria l'azienda ha poi ceduto a due consorzi (Intellectual Ventures e Rpx Corporation) i propri brevetti legati alle tecnologie di "digital imaging" per circa 527 milioni di dollari (molto meno dei 2,4 miliardi di dollari per cui gli stessi brevetti erano stati iscritti in bilancio), superando la soglia critica dei 500 milioni di dollari di dismissioni a cui erano legati ulteriori finanziamenti per 830 milioni di dollari.
 

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