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Economia
Fintech: un mondo in divenire tra pagamenti digitali e open innovation

Pagamenti digitali, IOT e blockchain: sono sempre di più gli strumenti a disposizione del cliente per interagire con il proprio istituto di credito usufruendo di un’esperienza cliente semplificata. Tutto ciò ha spinto il sistema finanziario italiano, e internazionale, a mutare aspetto organizzativo, a ricercare nuove competenze per rendere efficace l’impiego delle nuove tecnologie.

Il fintech è oggi un mondo in continuo cambiamento. Difficile prevedere dove sta andando, interessante osservare come si stanno muovendo gli operatori, non più soltanto tradizionali, ma anche nuovi, provenienti da aree di business differenti.

È il caso questo di Enel X, da poco entrato nel fintech con un’offerta che risponde alle esigenze di semplificazione dei propri clienti. Lo ha raccontato ad Affaritaliani.it Giulio Carone, responsabile Financial Service dell’azienda: “Saremo pronti con la nuova piattaforma a partire da fine anno per essere operativi nel 2020. Con la nuova piattaforma vogliamo fornire ai clienti servizi di natura digitale, offrendo anche l'opportunità di avere una carta di pagamento”. In che modo si pone dunque Enel X in questo nuovo mercato? “I nostri competitor”, ha spiegato Carone, “sono quelli tradizionali. La nostra idea è quella di fornire un prodotto specifico per determinate esigenze dei clienti, in particolare le famiglie italiane. Un’altra importante area di presidio è quella della mobilità elettrica, dove abbiamo messo a punto un tipo di ricarica gestita solo attraverso sistemi di pagamento digitale. L’obiettivo è dunque complementare questa offerta di mobilità elettrica per accompagnare il cliente nella transizione dal denaro a un’esperienza di pagamento totalmente digitale”. 

E qui entrano in gioco le competenze: “Sicuramente ciò richiede un investimento in termini di sviluppo di competenze”, ha confermato Carone. “Fondamentalmente significa assumere dal mercato nuove persone, soprattutto in ambito regolatorio, ma anche sviluppare tali competenze internamente. Particolarmente richieste sono quelle digitali. In tale ambito, ci avvaliamo quasi esclusivamente di soluzioni on the shelf limitando gli sviluppi interni perché riteniamo che la tecnologia non sarà l'elemento distintivo per il successo”.

Quanto alla proposta di Conte di incentivare i pagamenti tramite carta, Carone ha poi concluso: “il trend di evoluzione verso una un'esperienza cashfree del cliente è inevitabile: il denaro costa ed è difficile da gestire. La strada è segnata e sarà inevitabile”.

È obiettivo anche di Poste Italiane lo sviluppo di un ecosistema digitale. “Un anno fa nasceva Postepay, lo spin-off di pagamenti che dal Mondo BancoPosta metteva insieme, in una nuova società, pagamenti e telefonia mobile”, ha commentato ad Affaritaliani.it Walter Pinci, responsabile pagamenti di PostePay. “Si tratta di una esperienza unica che vede nel digitale la possibilità di dare migliori servizi ai consumatori. Per noi il digitale è una grande scommessa: oggi siamo il più grande gestore di pagamenti di questo paese per pagamenti che, ancora in buona parte, sono analogici, basati cioè su carta e contanti. Con PostePay vogliamo accompagnarli verso un mondo di pagamenti digitali (ad oggi contano il 25% delle transazioni e-commerce di questo paese)”.

C’è poi un tema da affrontare in questo contesto di transizione, quello della sicurezza: “La sicurezza è da sempre un problema per chi gestisce i pagamenti anche se mi sento di dire che i pagamenti elettronici sono già, per natura, più sicuri dei pagamenti in contanti. La nuova direttiva PSD2 entrata in vigore il 14 settembre mette ulteriori regole e dà una chiarezza normativa. Tutti gli operatori si sono adeguati a rendere i pagamenti più sicuri anche attraverso l’ausilio della biometria; noi per esempio, utilizziamo sulla nostra app l'impronta digitale”.

“Il bello della nuova tecnologia – lo vediamo tutti i giorni attraverso i nostri telefonini e le nostre app – è che può davvero migliorare l'esperienza cliente”, ha commentato ad Affaritaliani.it l’AD dell’omonimo Gruppo Pietro Sella, “Di fatto, quello che facciamo noi, è imparare a lavorare sull'esperienza del cliente, a migliorarla e a usare i dati e le informazioni per riuscire a farlo in maniera personalizzata”.

Imperativo è rapportarsi a questi cambiamenti in una logica di open innovation: “L’innovazione passa anche attraverso i fallimenti. Sbagliare è il modo migliore per creare un ecosistema che, con l’uso dei dati, renda migliore l’esperienza dei clienti. Sono convinto che l’idea per migliorare qualcosa possa nascere ovunque nel mondo, anche da una startup. L’importante è non concepire le altre realtà come competitor, ma come esperienze che aiutano a mettere a fuoco le esigenze e a sviluppare soluzioni. In questo senso, l’open innovation è il nuovo paradigma da seguire per fare open banking e rendere così un servizio migliore”.

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