A- A+
Economia
Flessibilità, 34 mld di clausole di salvaguardia. Il perché del nein

Non è questione, come direbbe Renzi, di zero virgola e neanche, motivazione che è alla base dell'aura di incertezza che sta avvolgendo il nostro Paese sui mercati finanziari, di scontro politico fra formichine travestite da falchi del Nord e cicale spendaccione del Sud Europa. Il dibattito sulla flessibilità in termini di spesa e di rispetto dei parametri di Maastricht che sta caratterizzando i rapporti fra Roma e Bruxelles (e dintorni) rischia, in questo momento di bear market dove la fiducia degli investitori bisogna cominciare a cercarla con il lumicino, di tornare a minare le fondamenta di finanza pubblica dell'Italia. Lo dimostrano il piccolo allargamento di stamane dello spread Btp-Bund sul secondario salito oltre 120 basis point e la continua sfiducia degli investitori (nonostante l'annuncio del varo della bad bank) nei confronti del sistema bancario italiano, polmone dell'economia tricolore che stenta ad imboccare saldamente la via di una crescita più sostenuta.

Dopo aver precisato che "l'Italia ha il diritto di chiedere la flessibilità come previsto dalle regole europee (non è una cosa che ci stiamo inventando, e questo lo vorrei dire con fermezza)", il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha chiesto infatti a Bruxelles che "la risposta sull'ammissibilità delle nostre richieste sia sciolta presto per evitare di continuare ad avere un'incertezza che non aiuta la crescita". Già, ma perché? Che c'entra la parola crescita nelle scaramucce fra Roma e Bruxelles? E' proprio (e non soltanto) sulla crescita del Pil (stimata nell'aggiornamento del Def all'1,6% nel 2016) che si basa l'impalcatura dei calcoli su cui l'Italia, dopo aver rinviato nel 2016 il pareggio di bilancio, ha chiesto alla Commissione europea una flessibilità dello 0,4% sul deficit (0,1% per le riforme strutturali, 0,3% per gli investimenti pubblici) già accordato più un altro 0,2% per le spese sostenute per i rifugiati, ancora da bollinare però. In tutto, fanno 16 miliardi chiesti dall'Italia di sconto sul deficit 2016 che lo porterebbero al 2,4%.

Su questa impalcatura si basa anche la voce entrate della legge di Stabilità italiana, ancora sub judice e su cui la Commissione si pronuncerà in maniera definitiva in primavera. Ballano così 3,3 miliardi di flessibilità richiesta (che farebbe lievitare la manovra da 27 a 30 miliardi) dal governo italiano per fronteggiare l'"evento eccezionale" rappresentato dall'ondata migratoria. In sostanza, l'Italia chiede di poter spendere questi soldi in deficit senza che questi siano rilevanti per i parametri che misurano il rispetto degli impegni sul bilancio. La Commissione ha bocciato (Renzi è andato su tutte le furie) l'approccio italiano che considera i 3,3 miliardi come un aumento una tantum della spesa per i rifugiati nel 2014 e nel 2015 rispetto alle risorse che si impegnavano tra il 2011 e il 2013. Visto che l'emergenza non sembra destinata a finire, è il ragionamento dei falchi di Bruxelles e dintorni, tali uscite non possono essere considerate una-tantum. Morale della favola: su 16 miliardi richiesti dall'Italia, l'Ue è disposta a concederne 13, il che esporrebbe il Paese a un rischio procedura per deficit. Procedura che in futuro potrebbe costare risorse aggiuntive per il Tesoro, senza contare la censura dei mercati (spalleggiati dalle agenzie di rating) in termini di spread aggiuntivo e interessi sul debito da sborsare in più rispetto a quanto fatto nel 2015.

Il presidente Jean Claude Juncker che  ha lanciato oggi un ramoscello d'ulivo nei confronti del premier Matteo Renzi spiegando che "la Commissione svolgerà il suo ruolo nella valutazione dei bilanci pubblici dei Paesi Ue senza cadere in una politica rigida e stupida d'austerità", è disposto a valutare gli sforamenti dovuti ai migranti ma soltanto a cose fatte. Andando cioè a controllare la spesa effettiva con la lente del contabile quando l'Italia presenterà gli scontrini. Quali le tempistiche? In primavera, appunto, analizzando nel dettaglio la legge di Stabilità, mentre l'Italia prima ha chiesto la flessibilità, poi sul finire dell'anno scorso ha deciso che avrebbe speso i 3,3 miliardi per estendere il bonus da 80 euro anche alle forze di polizia e dare 500 euro ai diciottenni da spendere in cultura (in funzione anti-terrorismo).

Su spinta dei rigoristi tedeschi del Ppe che storcono il naso per le richieste italiane, l'apertura della procedura per deficit eccessivo sarebbe un'autentica mazzata in vista del fatto che per i prossimi due anni l'Italia deve trovare 34 miliardi di euro per le famose clausole di salvaguardia (14 nel 2017 e quasi 20 nel 2018) necessarie a garantire il rispetto dei vincoli europei. Poiché Renzi e Padoan non intendono far scattare quegli aumenti delle tasse (nell'anno del referendum sulla riforma costituzionale) né preparano tagli di spesa corrispondenti, tra 12 mesi i conti con Bruxelles, visto che le stime sulla crescita potrebbero relisticamente non tenere, non torneranno più. E da qui, il dubbio che Renzi torni all'attacco con nuove richieste (da qui il muro tedesco). Dal Tesoro per il momento lo escludono.

Tags:
flessibilitàrenzipadoanjuncker





in evidenza
Europee, l'intervista del direttore di Affaritaliani.it Perrino al Capitano Ultimo

Guarda il video

Europee, l'intervista del direttore di Affaritaliani.it Perrino al Capitano Ultimo


motori
Smart, nuove prospettive e opportunità di crescita nel 2024

Smart, nuove prospettive e opportunità di crescita nel 2024

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.