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Economia

Di Gianni Degli Antoni

Le analisi  sul futuro del Paese, della sua cultura e della sua economia sono quasi certamente presenti in chi deve comunicare, proporre e decidere se e  come investire. Ovviamente per fortuna sono presenti anche in chi agisce a breve scadenza per creare consensi e per creare lavoro... presto.

Non va dimenticato un vecchio adagio: il presente crea il futuro. Tuttavia la contradizione fa presente e futuro determina dubbi e conflitti. I dubbi aumentano la confusione e preparano il cambiamento. Si!  Anche le decisioni a breve scadenza hanno conseguenze per il nostro futuro e forse  sono proprio le decisioni  di oggi che debbono far riflette  sull’ oggi e sulle proiezioni sul futuro. Così ad esempio massimizzare il profitto di imprese ha  riflessi sull’ oggi e sul futuro. Ci fa pensare: il profitto crea ricchezza oggi e povertà domani. Ma quando scatta  la  volontà di sviluppo saranno i poveri di domani che creeranno ricchezza mentre i ricchi di oggi saranno in difficoltà (se non altro per i salti generazionali).

Va da sé che esiste una forte relazione fra ricchezza e lavoro. Il lavoro richiede ricchezza. La stabilità del lavoro richiede ricchezza... certamente stabile. E’ la ricchezza accumulata che si può trasformare in lavoro per chi se ne beneficia ed in agi per chi è ricco. Le banche sono forse un tentativo che in altre epoche ha risolto il dilemma fra ricchezza e lavoro. Dilemma che viene affrontato da organismi regolatori ma non sempre risolto.

La volontà di organi regolatori di qualsiasi entità (pubblica o privata o stato) ha un costo. Su due lati. Costo per  chi deve trasferire una parte della propria ricchezza ad altri che hanno il compito di regolare.  Il lavoro genera richezza che diventa in parte pubblica. Così la ricchezza pubblica dà lavoro di moltissi generi per regolare.
Naturalmente se la spesa della regolazione è  più alta del  ricavato dal lavoro iniziano seri guai...

                          
Andando oltre nella analisi risulta chiaro che tutte le contraddizioni diventano dubbi che presto o tardi diventano conflitti. E i conflitti hanno trovato una loro unità più o meno parziale fino a coinvolgere l’intero pianeta. E quando i conflitti diventano impraticabili e  gestiti da visione di parti decise a volgere i  conflitti a loro interesse.. non sembra esserci alternativa: nascono le guerre..! Che altro non sono che la soluzione di conflitti, soluzione che si esplica attraverso la uccisione fisica dell’ avversario. E non importa chiedersi le ragioni dei morti.

Lo studio della nascita dei conflitti che hanno determinato lo scoppio della prima guerra mondiale  effettuata da molti analisti ed in particolare dal compianto Prof. Ing. Mario Silvestri del Politecnico di Milano, mostrarono chiaramente che la origine che diede il colpo di il via del confronto non fu solo un famoso colpo di pistola, ma la rigidità di accordi internazionali che cercavano di costruire equilibri. Come se la razionalità di cui disponiamo potesse risolvere i conflitti!

L'associazione della immagine delle parti con poche frasi relative alle reciproche  giustificazioni trasforma le parti in conflitto in  semplici esecutori di istruzioni sociali, ovvero in  guerre per  tutti i movimenti che partecipano per una  parte o per l’altra. Quindi non una unità di intenti  ed un movimento statistico di conflitti, bensì una gerarchia di conflitti e sotto conflitti e di accordi di violazioni piccole o grandi.

Così crescono  idiote convinzioni e certezze sul vero e sul falso continuamente alimentate dalla propaganda che un tempo era militare e che oggi è anche politica. E i confltti entrano in ogni ambito sociale ovunque esiste una dicotomia potenziale, ovvero la percezione di una  contradizione che diventa dubbio e quindi conflitti aperti seppure non tutti militari. E quindi adesioni ad una parte.

I conflitti così determinano  mali reciproci fra i contendenti e questi mali  favoriscono  la distinzione fra amici e nemici.. Meglio, in una nuova contradizione, nuova contradizione che il tempo trasformerà in  dubbio quindi in conflitti poi  in guerre.

Le guerre combattute o non (ovvero combattute sul campo di battaglia ovvero in economia e cultura) diventano un scuola sociale assai efficace nel cablare identità nelle  menti della società. Ogni conflitto ha da sempre  ucciso la intelligenza e la ha resa  funzionale alla  continuazione (invarianza) delle contradizioni che hanno determinato conflitti.

Si evidenzia dunque  che le contradizioni rimangono invariate  anche se si trasformano in processi di dubbi e quindi in conflitti, non immediatamente bellici.
Con un pò  di cinismo si può ben affermare che le contradizioni sono universali, senza tempo, e metafisiche  che, dopo ogni conflitto, generano un tempo così detto di pace che prepara la percezione di nuovi dubbi e quindi la emergenza di potenziali  conflitti. Ovvero si prepara il terreno per la trasformazione di contradizioni in potenziale conflitti e poi forse in guerre. Ne segue che  nei periodi di pace si dovrebbe riflettere su  come evitare Guerre. Si guerre e non contradizioni, come qui sono intese. Le contradizioni rimangono... sono  cablate  nella storia!!L a storia ha da sempre insegnato che la pace viene usata per produrre armi, ovvero preparazione di guerre.
Dunque se le contradizioni sono  un invariante e  i dubbi sono processi, anche le  tentazioni di guerre sono un processo. Occorre così considerare che il tentativo di evitare le guerre dovrebbe essere coltivato durante paci e guerre. Non si può quini evitare di introdurre la nozione di interesse, che pure è  un processo che nasce dalla contradizioni implicite in ogni scelta umana,che affonda le sue origini metafisiche nella distinzione fra vita e morte.

E ogni contradizione va letta sul piano individuale o collettivo, ed anche su interi popoli. E la collettivizzazione di interessi individuali è  pure un fenomeno che non può essere visto se non alla stregua di altre contradizioni, ovvero di altri interessi, non  va così  dimenticato che gli interessi fanno parteggiare per una condizione o per l’ altra. Ovvero: gli interessi obnubilano la mente..!  E dettagli individuali diventano aggregatori e quindi generatori di altre contradizioni. Tutto ciò può condurre a conflitti e guerre?  Sì, se la razionalità e l’amore per l’uomo e la umanità viene sospesa..!

La cultura Cristiana del Perdono, la lotta contro una meritocrazia  razionale  senza fondamenti umanistici,(ovvero acquisita dalla pedagogia  delle  dittature) e una equilibrata disubidienza possono fare molto. Forse non tutto...

L’ umanità oggi è  fronte ad un dilemma importante:  introdurre o no la fusione fredda (una nuova fonte di energia pulita ed a basso costo resa possibile soprattutto da Scienziati Italiani fra i quali certamente primeggiano  Sergio Focardi ed Andrea Rossi). In linea di principio sembra  impossibile non introdurla. Verrebbe violata la libertà di Mercato. Ovviamente il  gioco degli  interessi sta forse intervenendo nella scelta conservativa. Ed il silenzio su questo problema sembra essere, almeno in Italia,  la speranza che il problema svanisca.

Sulle contradizioni che nascerebbero si è  scritto poco da noi o quasi nulla.  In Usa è iniziata corsa a cercare di mettere in  mani molto robuste (militari?) la tecnologia ed a creare  difficoltà per Rossi. 
La stampa   Italiana del silenzio e delle falsificazioni e le accademie deviate non hanno certo favorito sviluppi e investimenti liberi senza fondi dello Stato. Non  servono... come non sono serviti a  Rossi! Ma forse molto si spiega: non si vuole lo sviluppo di industrie che non siano pubbliche o di stato (modello ENEL..)  Le contradizioni che seguono sono semplici da immaginare se ci togliamo gli occhiali degli interessi. Investimenti che avrebbero dovuto esserci avrebbero allontanato la paura della Crisi!  Così una cosa è  certa: il paese si impoverirà. Noi abbiamo esiliato di fatto Rossi e Focardi in  USA ed in Svezia ed  in tutti quei paesi che stanno lavorando in silenzio su quei temi : INDIA, CINA, RUSSIA, COREA, GIAPPONE.

Ed è interessante sapere che forse un Impianto di ROSSI produce energia che i Militari distribuiscono (in Afganistan?).Si potrebbe pure pensare che con quell’  impianto abbia detto a tutti: trasformate il mondo militare in un  serio servizio di  PEACE KEEPNG che distribuisce pace grazie alla energia, da fusione fredda.

Ovvero: tutti conflitti non nascono per  puro desiderio di  combattere (che non va escluso), più praticamente:  per necessità di energia per purificare acqua, per migliorare euilibri commerciali e produttivi, per produre nuovi materiali per il costo eccessivo del tentativo di mantenere pulita la atmosfera, l’ acqua del mare ed il pianeta.

Ma esiste una nuova variabile: la fusione fredda: Questa può modificare tutti gl interessi. Compresi gli interessi a fare le guerre. In fondo i cittadini sono stanchi di sostenere con le loro tasse, conflitti  che uccidono  povera gente (i civili)  mentre gli addetti militari sopravvivono. E cominciano a capire che è  anche dovere  del mondo militare risolvere conflitti con mano militare! E capiscono che al limite la preparazione alle  guerre serve solo alla costruzione di posti di lavoro anche per interesse di molti. Ecco una seria contradizione che sta per essere percepita! Quei posti di lavoro debbono trasformarsi da strumenti di distruzione in  strumenti di (ri)costruzione. La nostra generazione lo deve anche a Figli e Nipoti.

(Le  discussioni con Emanuele Angeleri, Pietro Terna, Angelo Perrino, Vincenzo Valenzi, Giorgio Giunchi, David Orban, Regina Mezzera, Elena Goi e molti altri mi hanno aiutato ad analizzare il tema Fusione Fredda nel quado di una analisi delle contradizioni. Spero che geopolitici ed economisti possano leggere. La decisione a farvi leggere questa nota deve molto alla lettura del libro di LUCA RICOLFI (La Sfida. Serie bianca di Feltrinelli). La pazienza di Affari Italiani mi ha dato coraggio. I vostri  commenti sono graditi e potrannno modificare una futura versione, più pubblica, assieme al vostro contributo)

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