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Economia
Gli analisti concordano: nessun rischio Meloni, ma occhio alla finanziaria

Gli analisti finanziari non temono l'effetto Meloni sui mercati

Nessun allarme, per ora, sulla tenuta del sistema Italia. Lo spread in leggero rialzo non allarma, così come l'incremento del rendimento dei titoli di stato decennali (al 4,5%): si tratta di dinamiche che non hanno molto a che vedere con l'affermazione di Fratelli d'Italia. Gli analisti concordano sul fatto che il vero banco di prova sarà, semmai, la Legge di Stabilità. Che deve essere disegnata entro il 20 ottobre, per arrivare al giudizio di Bruxelles entro il 30 novembre e quindi venire approvata definitivamente entro il 31 dicembre. Calcoli a spanne hanno parlato di 40 miliardi, ma dipende anche da come andranno le cose dal punto di vista del gas e delle bollette. 

I giudizi degli analisti

David Zahn, Head of European Fixed Income di Franklin Templeton, commenta le elezioni italiane: “Dopo la vittoria del partito Fratelli d'Italia, - ha detto - sarà interessante vedere proposte politiche e potenziali deviazioni dai piani promessi mentre si sta formando il governo di coalizione. Prevediamo di vedere una continua volatilità del mercato nelle prossime 4-6 settimane e siamo short sui titoli di Stato italiani nei nostri portafogli”.

Per Marco Vailati, Responsabile Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda, "i risultati delle elezioni delineano un cambiamento del quadro politico nazionale piuttosto cospicuo, ma non penso che ciò possa avere impatti devastanti sui mercati finanziari, come paventato da alcuni. Saranno più rilevanti aspetti tecnici, quali la composizione azionaria settoriale e l’attività della banca centrale sui titoli di stato. Questo perché il paese è saldamente inserito in un contesto comunitario che fornisce supporti ma anche vincoli da seguire nella via dello sviluppo. Quindi, pur nell’ambito dell’autonomia nazionale, la permanenza nel sistema, che non è stata posta in discussione dalla coalizione vincente, impone e garantisce il rispetto di certi impegni e di certi standard. La presenza di un governo forte e coeso, in grado di fare e nel rispetto degli impegni comunitari, può altresì essere un motivo di spinta sui mercati in una fase di rilancio alimentata dai fondi per la ripresa e resilienza. Solo una deriva populista, irresponsabile e miope, attualmente non all’orizzonte, potrebbe spaventare gli investitori determinando una sottoperformance relativa dell’azionario e un allargamento dello spread”.

Curiosità anche da parte dell'agenzia indipendente di rating Dbrs: "Un governo di destra non altererà in modo significativo i fondamenti economici dell'Italia". L'agenzia, che assegna all'Italia un rating BBB con outlook stabile, spiega che "come previsto, la coalizione di destra, composta da Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati, si è assicurata la maggioranza in entrambe le camere secondo proiezioni preliminari. Salvo qualche iniziale disaccordo tra i partiti della coalizione, FdI, che ha ottenuto la quota maggiore di voti (26%) guidata da Meloni, dovrebbe guidare il governo mentre Lega, FI e Noi Moderati saranno junior partner della coalizione".

"Sarà la prima volta per Fratelli d'Italia alla guida di un governo e c'è un certo grado di incertezza sulle politiche del nuovo governo. Il nuovo esecutivo sarà probabilmente meno riformista e più protezionista del governo Draghi, ma non prevediamo - sottolinea Dbrs - un completo deragliamento del programma di riforme né un cambiamento drammatico nella strategia fiscale generale. Il probabile governo guidato da Meloni dovrebbe attuare politiche che non alterino in modo significativo i fondamentali economici dell'Italia".

Infine, Luca Peviani, co-fondatore e managing director di P&G Sgr, ha dichiarato che “i reali effetti su spread e mercati finanziari si manifesteranno quando cominceranno a delinearsi l’orientamento sui ministeri economici del futuro governo. Bisognerà vedere se le parole d’ordine sovraniste si riveleranno solo slogan elettorali e lasceranno spazio invece alla comprensione delle interdipendenze che collegano l’Italia ai mercati internazionali e all’Europa. Un Paese con un debito come quello italiano paga, a tendere, oltre 20 miliardi di euro in più (in termini di servizio del debito) per ogni punto percentuale di allargamento dello spread. Questa realtà può avviare un circolo vizioso di incertezza che genera aumento dello spread che a sua volta provoca maggiore incertezza e così via: tale dinamica può essere disinnescata solo convincendo gli investitori – e in primis Francoforte, primo investitore nel debito italiano e “gestore” dello scudo anti-spread – che il Governo non mira a intraprendere progetti velleitari di scostamenti di bilancio e tagli fiscali “scoperti”, ma, al contrario, che c’è una piena comprensione dei vincoli di “sistema” in il Paese è inserito. Un nome di “garanzia” come Ministro dell’Economia è un passaggio cruciale”.

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