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Economia
Governo Meloni: minori stop ai porno. E' come fermare il mare con un cucchiaio
porno

Il 35% di tutti i download dalla rete sono legati alla pornografia. Il 25% delle richieste dei motori di ricerca sono legate al porno. E circa l’1,7% delle donne adulte USA hanno lavorato nell’industria della pornografia almeno una volta nella vita. Un numero pazzesco che dà l’avvitamento in cui siamo: i crolli dei lavori tradizionali sono coincisi con masse di ragazze e donne in difficoltà che sono approdate a un lavoro nel porno pur di avere un’economia. 

Il 9% degli utenti di pornografia negli Stati Uniti sono bambini sotto i 12 anni. Scrive La Repubblica che in Italia, un minore su due oggi è fruitore di pornografia. Il 70% degli uomini degli Stati Uniti di età compresa tra i 18 e i 24 anni visita siti web pornografici almeno una volta al mese. La pornografia su Internet rappresenta anche il 20% delle vendite totali di e-commerce negli Stati Uniti.

Bisogna fare i conti con la nostra società che con il suo modello di rapporti umani mediati dalle tecnologie ha drasticamente alterato il modello delle relazioni intime. In più “gli uomini eterosessuali”, vista la perdita di posizione dominante dei maschi dopo numerose crisi economiche”, spiegano la tendenza sociale sempre quelli di Truthout, “hanno ormai paura delle relazioni amorose in cui le regole sono cambiate”. “L’immersione nella pornografia è sia la causa che il risultato della cupa solitudine nel tentativo di relazionarsi in un’America orientata al profitto e con un panorama di genere alterato. La pornografia fornisce un mercato redditizio che vende i suoi prodotti per mascherare la paura degli uomini eterosessuali di mutare aspettative di genere”. 

La crisi del maschio occidentale si manifesta anche in questo paradossale perseguimento ad oltranza della virilità, nel tentativo di non perdere ruolo e funzione. Come scrive il sociologo Arnaldo Spallacci sulla crisi del maschile: “L’uomo appare quindi precario anche nel corpo e questo è uno dei motivi della crisi del maschile”.

Gli spettatori del porno “femminile” sono aumentati del 1.400% dal 2013 al 2017. Negli ultimi anni sono nati siti di tendenza come l’americano Blacked indirizzati al mercato femminile, dove le storie ordinarie raccontate  mettono in scena sempre lo stesso cliché ad oltranza: giovani donne insoddisfate da relazioni interpersonali con maschi bianchi, trattati come sfigati, che costantemente si donano a muscolosi maschi neri “superdotati”.

“Il modo in cui capitalismo e solitudine si alimentano a vicenda”, raccontano i giornalisti di Truthout, “è presente nel momento in cui un numero crescente di uomini e donne rinunciano a innumerevoli opportunità di intimità in favore dell’esperienza di sedersi da soli con immagini fabbricate e orientate al profitto che spesso contengono messaggi polarizzanti e divisivi sulle relazioni di genere e sessualità”.

La censura governativa pensata come formula tecnologica, senza una cultura che istruisca su un sentimento diverso legato ai rapporti intimi è solo fuffa. Per agire contro la violenza e la sopraffazione nella sessualità servirebbe agire non contro il porno, ma creando una controcultura delle relazioni umani potente, capace di invadere la società, e quindi anche il porno, ma di cui, visto il modello economico-sociale imperante non si vede traccia.

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