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Economia
Governo, Visco si mette di traverso. Stroncata la politica economica
Lapresse

Una bocciatura completa di tutto la politica economica del governo Conte. Quella espressa fino ad ora e quella che il governo ora a trazione Lega intende mettere in cantiere, con la flat tax misura principe della prossima legge di Bilancio. 

Nelle sue Considerazioni finali, Ignazio Visco non ha risparmiato nemmeno una misura economica sfornata dal duo Luigi Di Maio-Matteo Salvini: decreto dignità, quota 100, Reddito di cittadinanza. Provvedimenti che non hanno impattato sull'aumento dell'occupazione e sulla crescita economica e che non hanno innescato quindi la discesa del rapporto Debito/Pil, per cui l’Italia è osservata speciale sui mercati. 



Parlando delle tensioni sul mercato secondario dei nostri titoli di Stato, Visco ha poi criticato anche la comunicazione del governo ("attenti alle parole", ha detto) e la politica sull'immigrazione. E nemmeno le intenzioni sulla futura politica fiscale o gli intendimenti, del Carroccio in primis, di andare al muro contro muro con l’Europa su parametri rischiando l’isolamento in ambito comunitario hanno ricevuto un giudizio positivo.

Da Dl dignità più contratti stabili ma meno chance di restare occupati. "Nel settore privato è ripreso l'aumento dei contratti a tempo indeterminato, sospinto dalle trasformazioni di quelli a termine. Su queste ultime hanno influito nella seconda metà dell'anno le limitazioni introdotte dal Decreto dignita'", ha spiegao Visco, sottolineando d'altra parte che "insieme con il peggioramento del quadro congiunturale, i nuovi vincoli contribuiscono tuttavia a ridurre la probabilita' di rimanere occupati allo scadere di un contratto a termine".

Pensioni, prolungare attività lavorativa in linea con aumento aspettative di vita. "Va favorito in tutti i modi l'aumento dei tassi di partecipazione al mercato del lavoro, prolungando l'attivita' in linea con l'aumento dell'aspettativa di vita ed eliminando gli ostacoli al lavoro femminile". 

Più 0,6 punti Pil in tre anni da Reddito e Quota 100, incerti gli effetti sul lavoro. "Nelle valutazioni ufficiali l'introduzione del reddito di cittadinanza e le nuove misure in materia pensionistica porterebbero, senza considerare gli effetti restrittivi delle relative coperture, a un aumento del prodotto di circa 0,6 punti percentuali nel complesso del triennio 2019-2021. Nell'ipotesi di spesa integrale dei fondi stanziati, queste valutazioni sono condivisibili". Per Visco "quelle relative agli effetti sull'occupazione, che sarebbe di mezzo punto percentuale piu' alta nel 2021, presentano invece ampi margini di incertezza". 

Col deficit non si cresce, spazio non a sussidi ma a stimoli produttivi. "Limitarsi alla ricerca di un sollievo congiunturale mediante l'aumento del disavanzo pubblico puo' rivelarsi poco efficace, addirittura controproducente qualora determini un peggioramento delle condizioni finanziarie e della fiducia delle famiglie e delle imprese. Il rischio di un'espansione restrittiva non e' da sottovalutare; l'effetto espansivo di una Manovra di bilancio puo' essere piu' che compensato da quello restrittivo legato all'aumento del costo dei finanziamenti per lo Stato e per l'economia". Visco aggiunge che per "un aumento duraturo del tasso di crescita servono interventi profondi sulla composizione di spesa ed entrate. Uno spazio piu' ampio andrebbe destinato, piu' che a sussidi e trasferimenti, a programmi maggiormente in grado di stimolare l'attivita' economica", ha detto.

Serve ampia riforma fiscale che premi il lavoro e l'attività d'impresa. Il Paese "ha bisogno di un'ampia riforma fiscale", "bisogna disegnare una struttura stabile che dia certezze a chi produce e consuma, investe e risparmia, con un intervento volto a premiare il lavoro e favorire l'attività d'impresa".

Il Governatore di Banca d'Italia lamenta come "dai primi anni Settanta del secolo scorso sono state introdotte nuove forme di tassazione ed è stato progressivamente definito un complesso insieme di agevolazioni e di esenzioni, nell'assenza di un disegno organico e con indirizzi non sempre coerenti".

Per Visco "rivedendo solo alcune agevolazioni o modificando la struttura di una singola imposta si proseguirebbe in questo processo di stratificazione" che "bisogna invece interrompere". E' necessario, esorta il governatore, "tener conto delle interazioni tra tutti gli elementi del sistema fiscale: tra il livello della tassazione indiretta e quello degli aiuti per i redditi più bassi; tra le aliquote delle imposte dirette e le detrazioni e deduzioni che le accompagnano; tra il sostegno dei redditi e incentivi al lavoro; tra le varie eccezioni al regime generale di tassazione previsto per ciascuna base imponibile; tra tutte queste componenti e il contrasto all'evasione da attuare sfruttando appieno le tecnologie disponibili".

Rapporto Debito/Pil alto, non ritardare una strategia rigorosa per ridurlo. "L'elevato rapporto tra debito pubblico e Pil rimane un vincolo stringente; per allentarlo non si puo' ritardare nel definire una strategia rigorosa e credibile per la sua riduzione nel medio termine". Visco evidenzia come "rispetto all'area dell'euro, da noi il costo del debito sia più elevato e la crescita economica più bassa" e "quando il divario tra costo del debito e crescita economica è positivo occorre un avanzo primario anche solo per stabilizzare il debito; piu' ampio e' il divario, maggiore e' l'avanzo necessario". Secondo Visco "bisogna contrastare il rischio di un ulteriore ampliamento della differenza tra l'onere del debito e il tasso di crescita del prodotto. Solo una attenta politica di bilancio e solide prospettive di ritorno a piu' alti tassi di crescita dell'economia - e' la considerazione del Governatore - possono far risalire la fiducia nel mercato dei titoli pubblici e ridurre i rendimenti verso quelli prevalenti nel resto dell'area dell'euro". 

Fondamentale restare in Europa, senza saremmo più poveri. Non diamo all'Ue le colpe del nostro disagio, distrae dai problemi reali. Per l'Italia "l'appartenenza all'Unione Europea e' fondamentale per tornare su un sentiero di sviluppo stabile". Il Governatore della Banca d'Italia dedica ampio spazio quest'anno al tema dell'Europa e ai benefici che da vent'anni abbiamo con la partecipazione all'euro: "Saremmo stati piu' poveri senza l'Europa; lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario".Visco esorta a "non addossare all'Europa le colpe del nostro disagio" sarebbe un errore che "non porta ad alcun vantaggio e distrae dai problemi reali".

L'Italia deve contribuire a rimuovere "la sfiducia reciproca" che blocca il completamento dell'Unione economica e monetaria e la sua voce "sara' tanto piu' autorevole quanto piu' sapra' procedere alla rimozione dei ostacoli strutturali al ritorno su un sentiero stabile di crescita e all'avvio di un percorso credibile di riduzione del peso del debito pubblico". Al completamento dell'Unione l'Italia deve partecipare con responsabilita' e senza pregiudizi. "Devono essere chiare le responsabilita' da condividere, gli obiettivi da perseguire, gli strumenti da utilizzare, nella consapevolezza che, anche per chi risparmia, investe e produce, 'le parole sono azioni' e che 'nell'oscurita' - afferma con una citazione di Elias Canetti - le parole pesano il doppio'. 

Visco dedica spazio poi a ricordare che "l'economia italiana e' profondamente integrata in quella europea" ed e' stata a lungo "tra i principali beneficiari dei trasferimenti europei". In termini lordi le risorse stanziate per il sostegno delle aree svantaggiate del nostro paese per il periodo 2014-2020 sono pari a 34 miliardi, lo 0,3 per cento del Pil in media all'anno. "Utilizzarle in maniera efficiente deve essere una priorita', superando con decisione i problemi incontrati in passato".

"La debolezza della crescita dell'Italia negli ultimi vent'anni non e' dipesa ne' dall'Unione europea ne' dall'euro; quasi tutti gli altri Stati membri hanno fatto meglio di noi. Quelli che oggi sono talvolta percepiti come costi dell'appartenenza all'area dell'euro sono, in realta', il frutto del ritardo con cui il Paese ha reagito al cambiamento tecnologico e all'apertura dei mercati a livello globale". Visco ricorda anche "le esitazioni nel processo di riduzione degli squilibri nei conti pubblici hanno compresso i margini per le politiche volte alla stabilizzazione macroeconomica e a innalzare durevolmente la crescita. Sta a noi - sottolinea Visco - maturare la consapevolezza dei problemi e affrontarli, anche con l'aiuto degli strumenti europei. Altri hanno saputo farlo in modo efficace." 

Dagli immigrati contributo a crescita, superare le difficoltà di integrazione. "L'immigrazione puo' dare un contributo alla capacita' produttiva del Paese, ma vanno affrontate le difficolta' che incontriamo nell'attirare lavoratori a elevata qualificazione cosi' come nell'integrazione e nella formazione di chi proviene da altri paesi". "Dai primi anni Novanta in Italia il numero degli immigrati supera ogni anno quello degli emigrati - ricorda Visco e dopo un lieve calo durante la crisi dei debiti sovrani, il saldo ha continuato a salire, portandosi nel 2018 a quasi 190.000 persone, lo 0,3% della popolazione".

Il contesto non aiuta imprese, senza immigrati crolla la popolazione attiva. "L'Italia ancora fatica a riprendersi dalla doppia recessione perche' paga il prezzo di un contesto che - per qualita' dei servizi pubblici e rispetto delle regole - e' poco favorevole all'attivita' imprenditoriale". Non basta: c'e' anche "il rischio, implicito nelle tendenze demografiche, di un netto indebolimento della capacita' produttiva del Paese e la prospettiva di una forte pressione sulle finanze pubbliche. Da qui al 2030, senza il contributo dell'immigrazione - ha avvertito  Visco - la popolazione di eta' compresa tra i 20 e i 64 anni diminuirebbe di 3 milioni e mezzo, calerebbe di ulteriori 7 nei successivi quindici anni. Oggi, per ogni 100 persone in questa classe di eta' ce ne sono 38 con almeno 65 anni; tra venticinque anni ce ne sarebbero 76. Queste prospettive sono rese piu' preoccupanti dall'incapacita' del Paese di attirare forze di lavoro qualificate dall'estero e dal rischio concreto di continuare anzi a perdere le nostre risorse piu' qualificate e dinamiche".

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