Grecia, "la Merkel ha perso credibilità. Atene punita sadicamente" - Affaritaliani.it

Economia

Grecia, "la Merkel ha perso credibilità. Atene punita sadicamente"

di Andrea Deugeni

"Le condizioni imposte dalla Germania, che poi Hollande è riuscito a mitigare? Un gesto irresponsabile in cui Berlino ha perso credibilità politica agli occhi del mondo intero". L'economista della Bocconi Luca Fantacci, docente di scenari economici internazionali e di storia delle crisi finanziarie, commenta così con Affaritaliani.it l'accordo sulla Grecia che è stato trovato al termine della maratona negoziale fra capi di Stato e di governo nell'Eurosummit. L'economista spiega che "al di là dell'intesa e delle schermaglie su Atene, la grossa questione che rimane in sospeso è l'emergere ancora una volta di una visione profondamente diversa sul ruolo e sul funzionamento dell'Unione monetaria (Uem) fra la Germania e la Francia", che può portare a "costruire un'Europa suicida". Ecco perché

L'INTERVISTA

86 miliardi, piano di riforme da approvare entro mercoledì in Grecia e fondo di garanzia e privatizzazioni da destinare anche agli investimenti nel Paese. Più 35 miliardi del piano Juncker da mettere a servizio della crescita ad Atene. Come valuta l'accordo che è stato trovato al termine della maratona di 17 ore dell'eurosummit che Hollande ha definito "senza precedenti"?
"Le notizie sui dettagli dell'accordo che via via stanno arrivando da Bruxelles mi stanno risollevando rispetto a un impianto iniziale in cui sembrava che la Germania fosse riuscita ad imporre la gran parte delle proprie condizioni. Alla fine la Merkel ha dovuto fare un passo indietro anche se è difficile capire come il premier greco Alexis Tsipras riesca ad assolvere ai propri impegni di riforme senza grossi smottamenti politici della maggioranza che sostiene il suo governo. C'è poi da tener conto che i tratta sempre di condizioni preliminari per iniziare appena a discutere di un piano di salvataggio all'interno di un negoziato. Al di là delle schermaglie sulla Grecia, comunque, il fattore grosso che è emerso nella notte fra ieri ed oggi è stato un'altro".ne sullo sfondo e che rimane in sospeso è 

Quale?
"L'emergere ancora una volta di una visione profondamente diversa sul ruolo e sul funzionamento dell'Unione monetaria (Uem) fra la Germania e la Francia. E, al di là del comprommesso che è stato trovato su Atene, è la grossa questione che rimane sullo sfondo. Anche a causa delle urgenze che hanno monopolizzato l'agenda e l'attenzione dei capi di Stato e di governo, è rimasta in sospeso la questione, che è pure stata messa sul tappeto, della revisione dei trattati e del meccanismo di funzionamento dell'Uem. Meccanismo che ora mette gran parte del potere negoziale nelle mani dei Paesi creditori. Mi chiedo: 'Che Unione monetaria è stata costituita?' Una in cui i creditori hanno ragione che fanno valere mettendo in riga i debitori e in cui addirittura dettando le condizioni per la loro permanenza nell'unione stessa".

C'è stata però l'opposizione della Francia di Hollande...
"Certo, anche se però l'azione del governo di Parigi non la vedo risolutiva. Per due motivi".

Quali?
"Non è detto ancora che sia sufficiente per tenere la Grecia dentro l'Europa, perché la prospettiva della Grexit è uscita dall'accordo anche perché non ci poteva stare, ma è profondamente rivelatrice del tipo di visione che la Germania ha dell'Uem, un club in cui un Paese può restare solo se si comporta bene altrimenti viene caccciato. Possibilità che deve servire da esempio agli altri Stati. La linea tedesca è molto pericolosa e non condivisibile, perché trascina l'Europa nello scacchiere internazionale in una gara mercantilistica che non può far altro che esarcerbare i rapporti del Vecchio Continente con il resto del mondo. Secondo Berlino, infatti, dobbiamo finire per immaginare un'Europa a immagine e somiglianza della Germania, con le esportazioni a un livello superiore al 50% del Pil e una competizione sfrenata con i propri partener commerciali che sfrutta la svalutazione del cambio in un una continua guerra commerciale. Un'immagine che non fa bene a nessuno. Nemmeno alla Germania stessa. E' necessario ch i falchi cedano, capendo di avere delle profonde responsabilità. E' necessario che gli investimenti ripartano in tutta Europa e non solo in Grecia. Ma come devono essere finanziati? Il piano Juncker serve ma non è sufficiente. E' la Germania stessa che, attingendo dal proprio grande avanzo commerciale, deve promuovere quelli infrastrutturali rispetto a cui è rimasta indietro, ribilanciando anche la propria situazione commerciale. E'da lì che deve venire la grossa sfida espansiva di cui ha bisogno l'Europa. L'aggiustamento non può soltanto arrivare dall'austerity, a botte di tagli delle tasse e di ristrutturazione delle pensioni. Finiremmo per costruire un'Europa suicida".

Oltre che umiliante, l'inserimento nella bozza iniziale dell'Eurogruppo su proposta tedesca di un fondo di garanzia con sede in Lussemburgo a gestione Troika in cui far confluire 50 miliardi di asset greci, fondo la cui configurazione-destinazione ora è stata modificata nell'accordo finale, era il pretesto per spingere Atene fuori dall'euro, visto che così com'era stato proposto il premier Tsipras non l'avrebbe mai accettato?
"Si possono dare diverse interpretazioni. Il ministro delle Finanze tedesco ha voluto alzare la posta dopo che Tsipras aveva già accettato grossi sacrifici per arrivare ad un accordo da far apparire come una vittoria di Hollande, ma senza che sembri una sconfitta per la Merkel. Però il gesto è stato rivelatore del tipo di Europa che Schaeuble e il governo che rappresenta vogliono. Un'unione in cui se non si sta alle  regole si viene cacciati. Mettere sul tavolo a quello stadio del negozito mettere l'opzione del fondo, vuol dire mettere in conto la conseguenza che la Grecia possa andarsene dall'Uem. E' stata Una mossa che ha voluto punire la Grecia che si è comportata male, anche moralisticamente se non vogliamo dire sadicamente. Un gesto irresponsabile in cui la Germania ha perso credibilità politica agli occhi del mondo intero. Spero che, terminato questo tavolo e sulla base di queste negoziazioni, si torni al capitolo della ridefinizione delle regole dell'Europa con un atteggiamento più umile da parte di Berlino, in cui debitori e creditori si possano mettere seduti uno di fronte all'altro a discutere senza che nessuno si senta superiore all'altro".