Grecia, ramoscello d'ulivo di Tsipras all'Ue. Syriza blocca le privatizzazioni
Il bastone e la carota. Prima una forte accusa a Bruxelles per non esser stato consultato sulle sanzioni alla Russia, poi tende la mano alla Commissione europea sulla questione del debito greco. Alexis Tsipras ha aperto il suo primo consiglio dei ministri facendo sapere all'Ue di "non voler andare allo scontro frontale con i creditori ma questa catastrofe sociale non può andare avanti. Non ci interessa un percorso che porti noi e l'Europa all'autodistruzione ma di sicuro andremo al tavolo dei negoziati a testa alta e non saremo sottomessi". L'atteggiamento opposto - il messaggio implicito - al governo di Antonis Samaras. Per ora Bruxelles ha replicato ribadendo che Atene deve rispettare gli impegni assunti.
"I greci sanno che non potremo cambiare lo stato della nostra economia in un giorno - ha detto il premier - Ma di una cosa possono stare certi: l'unico punto di riferimento di questo governo è il popolo". "Faremo proposte realistiche ai creditori", ha continuato. E il primo atto in questo senso è una dichiarazione di guerra agli oligarchi: "Andremo a far saltare gli interessi di chi ha tenuto finora in mano i fili del Paese", ha sottolineato Tsipras. "Sarebbe ingiustificabile se questo governo non fosse all'altezza delle aspettative dei cittadini che l'hanno votato".
Il discorso appassionato del numero uno di Syriza non ha aperto fronti di attrito con gli alleati di Anel e Panos Kammenos. L'ha fatto invece il ministro dell'Immigrazione: "Daremo la cittadinanza ai figli di migranti nati in Grecia", ha detto. Parole di sicuro indigeste per la destra degli Indipendenti greci che garantisce la maggioranza al suo governo.
Il ramoscello di ulivo porto da Tsipras non basta però a calmare i mercati che seguono con scetticismo l'evoluzione della situazione ad Atene. Preoccupati anche dallo stop alla privatizzazione del Pireo e dell'Enel greca annunciato dall'esecutivo pochi istanti dopo la sua formazione e parzialmente confermato nella prima riunione. Il rendimento dei titoli di stato a tre anni, al 10% il giorno prima delle elezioni, ha sfondato il muro del 15%. Le banche hanno perso quasi il 40% in Borsa in tre sedute (il 20% oggi).