Il coronavirus ci costa mezzo miliardo di spread
Ecco il conto di due settimane di panico da epidemia. Per ora
Il coronavirus si mangia 500 milioni di spread. Dopo i primi casi conclamati registrati sul nostro territorio i BTp sono infatti di nuovo tornati nel mirino degli investitori e il rendimento del titolo decennale si è riportato in una sola settimana dallo 0,91%, vicino cioè ai minimi storici raggiunti a settembre, di nuovo all’1,11 per cento. Certo, si tratta di un valore ancora inferiore a quello di inizio anno (1,43%), ma buona parte dei vantaggi (già allora teorici, perché avrebbero dovuto essere confermati nel corso dell’anno) rischiano di essersi ormai volatilizzati se la situazione resterà quella attuale.
Volendo fare qualche ipotesi a bocce, scrive oggi il Sole, ferme e ragionando sul rendimento a 7 anni - che essendo la scadenza media del nostro debito fornisce con buona approssimazione una misura degli oneri per le casse pubbliche - si può notare che il livello è risalito di oltre 20 centesimi dallo 0,56% del 21 febbraio allo 0,77% di venerdì scorso. Se si proiettano valori simili sull’ammontare di emissioni lorde a medio-lungo termine che effettua ogni anno il Tesoro, attorno ai 250 miliardi di euro, si può concludere che due terzi dei risparmi teorici reclamati da Gualtieri (ovvero 500 degli 800 milioni annui a regime) sono improvvisamente andati in fumo.
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