Il debito della PA verso le imprese è tornato a crescere
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Oltre a non aver rispettato le promesse di "San Matteo" e cioè aver pagato alle imprese fornitrici della pubblica amministrazione entro fine settembre 2014 tutto lo stock di debito pregresso, il presidente del Consiglio Matteo Renzi non ha per niente risolto il problema del pagamento dei crediti dovuti dagli enti pubblici ai fornitori. Con il rischio di far esplodere nuovamente la questione del bubbone dei debiti della PA (Stato, Regioni, Province e Comuni) alle imprese.
Andiamo per gradi. Sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef), il governo Renzi annuncia di aver pagato al 30 gennaio 2015 36,5 miliardi di debiti contratti dalla PA verso i creditori. Un ammontare ben inferiore a quanto dovuto dal pubblico al sistema delle imprese e che non ha certo aiutato l'Italia lo scorso anno ad uscire dalle secche della recessione, con un ultimo trimestre che per l'ennesiva volta dal 2011 non ha registrato un segno più davanti al Pil. Sia che si tengano per buone le stime di BankItalia (74,2 miliardi) sia che si faccia riferimento a quelle del Tesoro (circa 50 miliardi), la macchina pubblica è ancora in difetto nei confronti dei propri fornitori per 37,7 miliardi nel primo caso e per 13,5 nel secondo.
Quindi, la scommessa di Renzi di sbloccare tutti i debiti della PA entro il giorno del suo onomastico (San Matteo, il 21 settembre, è il patrono di banchieri, ragionieri, commercialisti, contabili ed esattori) prima annunciata in Senato il giorno della fiducia a febbraio 2014 e poi siglata ufficialmente nella cosiddetta Terza Camera e cioè lo studio televisivo di Porta a Porta (con il premier che aveva promesso un pellegrinaggio a piedi da Firenze al santuario di Monte Senario) è passata in cavalleria con il fumo negli occhi del nuovo meccanismo di certificazione dei crediti. Insomma, parole al vento.
C'è di più. Mentre sull'Italia pende una procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea lo scorso 18 giugno con una apposita lettera di messa in mora, che segnala il mancato rispetto, da parte delle amministrazioni pubbliche, della direttiva Ue sui pagamenti della PA (da effettuare entro il termine di 30-60 giorni), i tempi di evasione delle fatture sono ancora lenti. Nelle ultime rilevazioni la Cgia di Mestre, l'ufficio studi della Confartigianato, certificava che la PA pagava ancora a 170 giorni (quasi 6 mesi). Quindi se nel 2014, scrive uno studio di Impresa e Lavoro (su elaborazione di dati Eurostat), si stima una spesa di 158 miliardi, il debito della PA nei confronti dei fornitori è tornato a stratificarsi, aggirandosi in una cifra compresa fra i 50 miliardi (nelle più rosee previsioni) e i 75 miliardi e spostando l'orologio ai primi mesi del 2012 quando durante il governo Monti esplose il problema, portato all'attenzione del grande pubblico con i suicidi degli imprenditori in Veneto.