Economia
Ilva, gli azeri senza rigassificatore si sfilano definitivamente. Ora a Taranto si rischia un caso Alitalia bis
L’idea di nazionalizzare l'acciaieria

Ilva, fuggiti tutti i privati: ora resta solo una strada. Ma i precedenti non fanno ben sperare
Nuovi problemi per l'Ilva di Taranto, quello che si temeva adesso è successo per davvero, gli azeri di Baku Steek avrebbero deciso di mollare il progetto per salvare l'acciaieria. La rottura si sarebbe consumata ieri al termine dell'ennesimo incontro tra le parti a Bari, un vertice in cui erano presenti gli enti locali e i sindacati. Il nodo che non si è mai sciolto è quello legato al rigassificatore che avrebbe dovuto portare il gas azero in Puglia, per gli acquirenti questo aspetto era fondamentale per chiudere l'accordo, ma non c'è stato nulla da fare: enti locali e sindacati sono stati inamovibili sull'argomento: niente rigassificatore e addio a Baku Steek di conseguenza.
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Ora si ragiona sul futuro prossimo dell'azienda di Taranto, una bella gatta da pelare per i Commissari che rischiano di dover gestire a tempo indeterminato una realtà che perde botte da 50 milioni al mese. Non sembrano esserci molte alternative e si fa sempre più strada l'incubo Alitalia bis, operazione costata allo Stato oltre 10 miliardi, soldi mai più recuperati. L'ipotesi - riporta Il Giornale - è infatti quella della nazionalizzazione dell'acciaieria.
A lanciare l'idea è stato proprio il presidente della Puglia Emiliano: "Si potrebbe procedere, - ha spiegato il governatore - sia pure temporaneamente, con una nazionalizzazione che ci consenta anche di produrre in perdita all'inizio, cosa che peraltro è avvenuta sempre in questi anni, però in capo allo Stato. Questo ci metterebbe nelle condizioni di non trattare sul mercato in maniera eccessivamente debole". Insomma, l'Ilva assomiglia sempre di più al caso Alitalia.